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Il Tribunale di Bari

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Per la giustizia era in un centro scommesse del quartiere Libertà a estorcere denaro al titolare, nella realtà si trovava in vacanza in un centro rinomato del Salento. Cosimo Profeta, 23 anni, è rimasto in carcere venti giorni per un probabile scambio di persona. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Angelo Salerno, ne ha disposto la scarcerazione dopo aver visionato la documentazione prodotta dalla Procura e dagli avvocati difensori: fotografie al mare e video pronte a dimostrare che l’indagato quel giorno, il 23 agosto scorso, era a Porto Cesareo e non a Bari.

Profeta, assistito dall’avvocato di fiducia Nicola Quaranta, è stato arrestato dai carabinieri con altre cinque persone, il 22 ottobre scorso, nell’ambito di una operazione condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, nei confronti di affiliati al clan mafioso Strisciuglio, accusati di estorsione ai danni dell’ex titolare di una agenzia di scommesse.

Le indagini dei carabinieri sono partite nel gennaio 2021, quando il titolare del centro scommesse, «terrorizzato dalle asfissianti richieste estorsive» degli indagati, ha deciso di denunciare. Gli investigatori hanno così ricostruito come, dal 2019 in poi, l’uomo fosse stato vittima di ripetute richieste estorsive, accompagnate anche da minacce: gli indagati sarebbero arrivati anche a presentarsi non solo nell’attività commerciale, ma a casa della vittima per pretendere il pagamento delle somme.

Il denaro sarebbe servito ai sei per ripagare vecchi debiti, alimentare la cassa dell’associazione e finanziarne le attività illecite. Non solo: sarebbe servito finanche per la cresima della figlia di uno degli affiliati e per pagare le spese legali dei sodali arrestati. Profeta, che ha un solo precedente penale, era stato identificato come l’autore di uno dei quattro episodi contestati, riconosciuto in foto dalla vittima che aveva sporto denuncia.

Il commerciante aveva detto agli investigatori che il 23 agosto scorso, il 23enne, si era presentato al centro scommesse in compagnia di un’altra persona, pretendendo settemila euro. Ci sarebbe poi tornato altre due volte, da solo, con lo scopo di sollecitare il pagamento. Per quel giorno, però, come documentato da foto e video e dai tabulati telefonici analizzati da un consulente tecnico, Profeta aveva un alibi: era in vacanza a Porto Cesareo. Il 12 novembre il gip, su richiesta dello stesso pm, ha quindi revocato la misura cautelare.

«Solo per un caso fortuito – spiega l’avvocato Quaranta – una amica del mio assistito aveva un video sul suo cellulare che dimostrava la presenza di Profeta in una spiaggia del Salento. Avevamo già – prosegue – annesso agli atti foto di Facebook che lo immortalavano al mare, ma non sono bastate. Con il supporto dei tabulati telefonici e del resto del materiale, siamo riusciti a dimostrare la sua innocenza».

Profeta, intanto, intende chiedere un risarcimento danni per ingiusta detenzione. Non solo: l’intenzione è quella di chiedere un risarcimento anche al titolare del centro scommesse. È stato lui, infatti, ad indicarlo agli investigatori come colui il quale avrebbe cercato di estorcergli denaro, per ben tre volte. Quando nei fatti, secondo quanto dimostrato, si trovava al mare. E ora gli investigatori sono a caccia del vero colpevole.

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