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I “furbetti del vaccino” non hanno commesso reato, o quantomeno 48 di loro non sono perseguibili, ma la condotta tenuta in relazione all’opportunità di vaccinarsi e nei confronti dei soggetti più fragili, per la Procura di Bari è censurabile. Si evince dalle due richieste di archiviazione firmate dal procuratore Roberto Rossi, l’aggiunto Alessio Coccioli e dal sostituto Baldo Pisani: una delle due riguarda personale in servizio negli studi medici e negli uffici dell’Acquedotto pugliese, l’altra invece esamina anche le posizioni di alcuni noti costruttori baresi, e in particolare l’ex presidente di Confindustria Puglia Domenico De Bartolomeo, Luigi De Bartolomeo (Debar Costruzioni) e Nicola Canonico (C.N. Costruzioni Generali spa).
I reati contestati a vario titolo erano di violazione del piano vaccinale nazionale che stabiliva l’ordine di priorità della categoria di cittadini da vaccinare, false dichiarazioni sulla identità, truffa aggravata ai danni del Sistema sanitario nazionale e falso ideologico. Ma andiamo con ordine. Ad aprile erano 53 le persone iscritti nel registro degli indagati, a maggio altri 28. E tra coloro che avevano saltato la fila, sottoponendosi al vaccino pur non rientrando nelle categorie con priorità, c’erano 12 appartenenti a personale degli studi medici, amministrativi e paramedici, che in teoria non avrebbero avuto diritto all’inoculazione in quella fase.
Ma, scrive la Procura, la scelta è dipesa dall’interpretazione che le Asl hanno dato alla norma, scegliendo di vaccinare dopo il personale in corsia anche quello amministrativo e docente (impegnato nelle lezioni universitarie o specialistiche). Interpretazioni che, fa notare la Procura, «non trovano riscontro nella normativa e nelle direttive nazionali, per cui pur rispondendo in linea teorica a scelte amministrativo politiche, non sono supportate da un iter istruttorio solido», e quindi risultano «una scelta di valori proiettata verso canoni economici ed utilitaristici non sempre collegati alla fragilità dei soggetti cui somministrare la vaccinazione».
Non imputabili, dunque, i dipendenti, ma censurabile la «discrezionalità con cui si è attinto a categorie in modo discontinuo e non sempre trasparente». Quanto invece ai dipendenti Aqp, che «in base alla posizione di docenza derivante dal proprio impiego» hanno avuto il vaccino, «non può che destare perplessità – si legge – che siano state vaccinate persone il cui contatto col pubblico è stato di certo saltuario, se non addirittura occasionale o risalente nel tempo».
Ancora più censurabile, pur se non costituente reato, la posizione degli altri 36, fra cui personale in servizio amministrativo negli studi medici, nelle farmacie e i tre imprenditori, ai quali la Procura nella richiesta di archiviazione dedica un paragrafo a parte: se a loro carico non emerge «un accordo illecito per ottenere un accesso privilegiato alla vaccinazione – fanno notare i pm – la modalità di selezione non appare orientata sul binario dell’utilizzo lineare della discrezionalità tecnica».
I due De Bartolomeo e Nicola Canonico, interrogati il 30 aprile scorso, avevano spiegato che erano stati contattati da una persona facente parte di un consorzio costituitosi a Taranto, nell’ambito di una chat legata a Invitalia, in ragione delle opere realizzate all’ospedale di Foggia, i primi due, e per l’attività di manutenzione nei reparti ospedalieri, il terzo. Anche in questo caso, la Procura fa notare: «L’iter seguito non appare del tutto coerente riguardo alle fasce di rischio concreto, perché nel mese di gennaio si è provveduto a vaccinare prima dei soggetti fragili e del completamento del personale sanitario a rischio».
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