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Il sequestro preventivo è stato eseguito dai militari della guardia di finanza

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Sequestro preventivo da oltre un milione di euro a carico di due imprenditori, Giuseppe e Costantino Cardone, padre e figlio, coinvolti in una indagine della Procura di Bari su una frode da circa 107 milioni di euro realizzata tramite società cartiere. Il provvedimento è stato eseguito ieri mattina dai militari della guardia di finanza di Bari nei confronti di due imprenditori accusati di delitti tributari.

E ad emetterlo è stata la III sezione penale del Tribunale del capoluogo pugliese (in funzione di Tribunale per la prevenzione), su richiesta della Procura della Repubblica. Dalle indagini del Gico (il Gruppo investigazioni criminalità organizzata) sono stati ricostruiti i profili di pericolosità sociale delle due persone coinvolte e individuati gli “asset” patrimoniali e finanziari riconducibili a loro e ai componenti dei rispettivi nuclei familiari.

Gli imprenditori sono stati riconosciuti socialmente pericolosi, perché coinvolti in indagini delle fiamme gialle baresi tra il 2015 e il 2018 e attualmente nella fase del dibattimento, che avrebbero svelato l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione criminale, con base operativa a Bari, dedita alla commissione dei delitti tributari di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, di omessa dichiarazione fiscale, di presentazione di dichiarazioni infedeli e di occultamento di documenti contabili, nonché di autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti.

Alla luce delle prove acquisite in sede penale, anche attraverso intercettazioni di conversazioni telefoniche, gli imprenditori, sottoposti agli arresti domiciliari nell’ottobre 2017 disposti dal Tribunale, su richiesta della Procura, e interessati del sequestro preventivo di beni, avrebbero beneficiato dei proventi derivanti dai delitti tributari, commessi tramite due società di capitali baresi operanti nel settore della produzione di manufatti in cemento, acquisiti attraverso numerosi trasferimenti senza titolo per un importo complessivo di oltre un milione di euro. Somma, questa, successivamente utilizzata dagli indagati per finalità diverse.

Il complesso sistema di frode attuato mediante società “cartiere”, avrebbe consentito alle società coinvolte di evadere l’Iva, negli anni di imposta dal 2011 al 2015, per un importo totale di circa 4 milioni di euro.

Per scoprire l’origine del patrimonio dei due imprenditori e dei relativi nuclei familiari è stata acquisita, con riferimento a un periodo che dal 2011 al 2017, anche una ampia documentazione. Atti tra cui figurano i contratti di compravendita dei beni, oltre a numerosi altri documenti pubblici che hanno interessato con il passare degli anni gli interi nuclei familiari, verificando poi, per ogni transazione, le movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione dell’ingente disponibilità economia.

Gli investigatori hanno avuto modo quindi di individuare tutti i beni nella disponibilità degli imprenditori e dei rispettivi congiunti e parenti che sarebbero frutto del il reimpiego dei proventi illeciti. Nel caso di dovesse constatare l’indisponibilità della somma, si procederà al sequestro, per valore equivalente, di alcune unità immobiliari in provincia di Bari, oltre che di quote societarie e compendi aziendali riferibili agli imprenditori e ai loro familiari.

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