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Il procuratore capo di Trani, Renato Nitti, lancia l’allarme: traffico illecito di rifiuti verso la Cina, con percentuali che si attestano tra il 75% e il 91%.
CORATO (BARI) – Il procuratore capo di Trani, Renato Nitti, lancia l’allarme: l’Italia ha assistito a un vero e proprio boom dell’esportazione illegale di rifiuti verso la Cina, con percentuali che, tra il 2010 e il 2018, si attestano tra il 75% e il 91% del totale dei rifiuti esportati. Un dato preoccupante che evidenzia l’incapacità del sistema di controllo di arginare un fenomeno in costante espansione.
TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI: L’ALLARME DEL PROCURATORE CAPO DI TRANI
La denuncia è arrivata durante la presentazione del rapporto 2024 di Legambiente sugli ecoreati, a Corato (Bari), che mette in luce una tendenza allarmante: l’inefficacia delle misure di contrasto alla criminalità ambientale. Nitti ha dichiarato che, nonostante alcuni successi isolati, gran parte del traffico illecito di rifiuti è sfuggito alle maglie dei controlli. “Siamo stati capaci di contrastare e accertare degli episodi, ma tutto il resto del flusso ci è sfuggito”, ha spiegato. Il procuratore ha anche sottolineato che, sebbene il quadro normativo offra strumenti per affrontare la situazione, la realtà dei fatti racconta un’altra storia.
PROCESSI PER REATI AMBIENTALI
Uno degli aspetti più inquietanti emersi è la diminuzione dei processi per reati ambientali, nonostante il numero di illeciti accertati sia in crescita. «Il rapporto ecomafia dice che i numeri sono aumentati, ma di fatto i processi per reati ambientali no», ha affermato Nitti. Questo paradosso è in gran parte attribuibile alla progressiva erosione della rete di polizia giudiziaria specializzata in questi reati. «Negli ultimi dieci anni, la rete dei servizi di polizia giudiziaria che si occupa di reati ambientali è stata indebolita, se non smantellata», ha spiegato il procuratore.
LA LOTTA CONTRO L’ECOMAFIA
La carenza di risorse umane e operative rappresenta uno dei principali ostacoli alla lotta contro l’ecomafia. «In questo momento non riusciamo a mettere in campo tutte le risorse che dovremmo», ha aggiunto Nitti, sottolineando che non si tratta di una questione di competenze, bensì di numeri. L’Italia vanta infatti una comprovata eccellenza nella lotta agli ecoreati, ma i mezzi a disposizione sono insufficienti per fronteggiare fenomeni di portata così vasta. «La prima frontiera sui reati paesaggistici è data dal corpo forestale dello Stato, poi avevamo alcune forme di contrasto con i carabinieri del Noe, con la Guardia di finanza sui traffici di rifiuti ma non bastano rispetto ai fenomeni che noi abbiamo constatato».
La necessità di rafforzare le forze di polizia giudiziaria e migliorare i meccanismi di controllo è ormai improrogabile. Il traffico illecito di rifiuti verso la Cina, infatti, non solo minaccia l’ambiente, ma rappresenta anche un serio rischio per la salute pubblica e per l’economia del Paese. Questo fenomeno, che spesso si nasconde dietro la facciata di un presunto “riciclo”, si traduce invece in un vero e proprio smaltimento illegale, con conseguenze devastanti sia per i Paesi di origine che per quelli di destinazione.
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