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Per ora si tratta solo di una minoranza. Ma che inizia a prendere consistenza. Appare sui social, commenta, dibatte e posta foto simbolo di una storia più o meno recente. Immagini che in altri tempi sarebbero la testimonianza plastica del legame tra Bari e Mosca, basato principalmente sulla figura ecumenica di San Nicola. E che oggi invece hanno il sapore di un certo “revisionismo”.
Una sorta di riposizionamento degli eventi. L’invasione della Russia in Ucraina alimenta in queste ore un dibattito tutto barese su alcuni monumenti chiave: la Chiesa Russa e la statua in bronzo di San Nicola. La Chiesa Russa che tra qualche ora, martedì primo marzo, celebrerà il suo tredicesimo anniversario. Quando nel 2009 lo Stato Italiano proprio qui a Bari venne a suggellare la permuta internazionale: Bari cedeva al Patriarcato di Mosca il luogo di culto ortodosso situato in corso Benedetto Croce e in cambio riceveva dal governo, a mo’ di contropartita, la proprietà del compendio dell’ex Caserma Rossani.
Un momento storico celebrato in una domenica quasi primaverile, alla presenza degli allora presidenti, l’italiano Giorgio Napolitano e il russo Dmitri Medvedev. E che avrebbe rafforzato l’asse tra Oriente e Occidente. Quell’asse che oggi rischia di inclinarsi sotto i colpi dei carri armati, delle bombe, dei feriti e dei civili in fuga da Kiev e dintorni. E che spinge alcuni baresi a pretendere quasi una restituzione dell’immobile.
«A questo punto riprendiamoci la nostra cara Chiesa Russa» è il commento che circola sui social. Insomma un a anniversario che, ironia della sorte, cade in un momento molto triste e di forte tensione internazionale. Parallelamente si apre un altro fronte. Quello del San Nicola in bronzo donato nel 2003 da Putin. Si tratta della statua che ormai da quasi 20 anni campeggia in largo Urbano II, tra la chiesa di San Gregorio e di fronte alla Basilica. Un monumento, di elevata fattura artistica, che è diventato col tempo meta obbligata per tutti i fedeli e i visitatori della cittadella nicolaiana. E davanti al quale nelle scorse ore si è fatto immortalare anche il sindaco Antonio Decaro.
«Ho scelto questo luogo simbolico per esprimere il mio più fermo dissenso per l’aggressione militare perpetrata nei confronti dell’Ucraina e per manifestare sentimenti di vicinanza e di trepidazione per il popolo ucraino – scrive sulla sua pagina Facebook il primo cittadino -. Ho deposto un fascio di fiori con i colori della bandiera ucraina proprio ai piedi della statua del Santo, dove in queste ore le comunità baresi di russi, georgiani, ucraini, bielorussi stanno rivolgendo le loro preghiere in favore della pace». Un gesto di forte impatto emotivo, che se da un lato è stato apprezzato dalla maggioranza dei baresi, dall’altro ha scatenato anche le proteste di altri.
«Ma perché tenerci il regalo di un dittatore? Io fossi nel sindaco procederei con la restituzione» si legge in diversi commenti. E in tanti riavvolgono anche il nastro del 2007 quando lo stesso Putin venne a Bari per il vertice italo-russo. Con un’immagine storica: lui che baciava l’icona nicolaiana a pochi metri dalla tomba del Santo di Myra. «Un santo che unisce i popoli, che vuole la pace. Quella pace che invece il dittatore Putin sta distruggendo».
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