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Dalla band ai direttori d’orchestra, dal brano alla tifoseria: c’è un pezzo di Calabria che quest’anno andrà all’Ariston, il merito è di Brunori Sas, in gara al Festival di Sanremo 2025


«Io l’argomento Sanremo l’ho sempre evitato. Poi un giorno i discografici della Universal sono venuti da me in Calabria e mi hanno fatto la proposta». È il racconto di Brunori Sas che si appresta a debuttare quest’anno al Festival di Sanremo, inaspettatamente, forse anche per lui. «Non ho mai amato l’idea della competizione – aggiunge – mi metteva un po’ d’ansia. Poi le persone che lavorano con me, tra cui Riccardo (Sinigallia; ndr) mi hanno convinto, oltre al fatto che sono convinto della canzone».

Con Brunori al Festival di Sanremo anche una parte di Calabria sale sul palco dell’Ariston. Quella parte di Calabria che spera e crede in un racconto diverso di questa regione. E Brunori ne è l’emblema: cantautore dalla penna raffinata e molto attaccato alle sue radici tanto che, dopo una conferenza stampa a Milano, ha voluto incontrare anche i giornalisti a Cosenza, all’UniCal, raccontando di questa nuova esperienza che lo vede protagonista e di un disco che ha tutto il sapore di calabresità.

«Tutti i miei dischi sono stati registrati in Calabria, e anche quest’ultimo», “L’albero delle noci” in uscita per Universal il 14 febbraio. Un album realizzato con Riccardo Sinigallia che ne è produttore artistico. «Riccardo è un grande autore e produttore – spiega Brunori – una figura per me fondamentale perché è molto attento ai suoni contemporanei. E a me serviva qualcuno che riuscisse a non farmi perdere l’identità pur rimanendo al passo coi tempi». “L’albero delle noci” è «un disco vero», non artefatto, con alcuni brani registrati in presa diretta con il cellulare, per dimostrare l’autenticità del momento. «Oggi i dischi si fanno come si fanno le fotografie su Instagram, con i filtri – spiega il cantautore – . Questo invece è un disco vero» e suonato.

Questa è la stessa impronta che Brunori Sas, assieme a Giacomo Triglia – anche lui calabrese – alla regia, ha voluto dare ai suoi videclip. «Il linguaggio visivo è fondamentale – dice il cantautore – ma lo voglio correlare all’aspetto musicale: come il disco, un prodotto vero».
L’impronta di verità è la stessa che con la sua band ha voluto dare ai live che si alterneranno in tournée tra palazzetti, date estive e concerti evento con l’orchestra: al Circo Massimo di Roma e all’Arena di Verona. Due date importanti, tanto che ironizza: «Abbiamo preso dei figuranti, cartonati ed effetti speciali per riempire i posti». «Oggi ai concerti si tende a far ascoltare i brani per come sono usciti su disco. Il nostro – rimarca Brunori – sarà un live suonato. Un’esperienza unica con pochissima tecnologia esterna e una scaletta che spazia».

«Ho la fortuna di suonare con gli stessi musicisti da sempre e questo ci permette anche di improvvisare brani che non suoniamo da tempo». Brunori e la sua band sono una famiglia e questo – racconta – ha i pro e i contro. Tra i punti a favore c’è sicuramente che «riusciamo a rimodulare senza perdere l’identità e poi, in un mondo così frammentato dove per gli artisti si fa fatica a portare avanti progetti senza farsi tentare dalle sirene, suonare con loro è come una sorta di radicamento». «Ma è anche faticoso – aggiunge – perché le relazioni sono complesse. E il disco parla anche di questo: portare avanti i rapporti stringendo i denti».

Gli stessi storici musicisti di Brunori saliranno con lui sul palco dell’Ariston nella serata di venerdì 14 febbraio dedicata alle cover e duetti. Il cantautore porterà un brano di Lucio Dalla, “L’anno che verrà”, con due amici nonché collaboratori del suo disco: Riccardo Sinigallia e Dimartino. “Caro amico ti scrivo…” cantava Dalla e adesso a cantarla saranno tre amici, «con un pensiero dedicato a Paolo Benvegnù, recentemente scomparso». «Il brano è stato riarrangiato da Mirko Onofrio. Abbiamo cercato di fare una cosa molto minimal: l’idea è che mentre tutti cercheranno di fare i fuochi d’artificio, noi suoneremo quasi come se fossimo in sala prove. Volevamo portare un’attitudine umana che penso caratterizzi tutti e tre».

A dirigere l’orchestra nella serata cover sarà Mirko Onofrio; nelle altre, dirigerà Stefano Amato. Anche in questo caso si tratta di due calabresi d’eccezione.
La Calabria tifa tutta per Brunori e lui pensa al suo ritorno dopo il Festival: «Mi immagino su un carro, tipo la Madonna del Pilerio (ride; ndr)».

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