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Ermal Meta torna sulle scene musicali con un nuovo album di inediti, si intitola “Buona fortuna e arriva a 3 anni di distanza da Tribù urbana
È tornato Ermal Meta con un nuovo album di inediti, “Buona fortuna” a distanza di tre anni da “Tribù urbana.” Una produzione dove il pop la fa da padrone, a tratti cantautorale, a tratti influenzato dall’elettronica. In mezzo una ritrovata vena ispiratrice che punta su strofe di qualità e incisi dal grande potenziale radiofonico.
L’album apre con “La strada la decido io” e non ci può essere inizio migliore. La canzone riporta tutte le qualità artistiche di Ermal che riesce a legare un testo così poetico ad un climax ritmico che ci riporta indietro ai suoi più grandi successi. È forse il brano simbolo dell’intera produzione. Segue “Dance with you”: fresca, potente, molto elettronica e con quel ritornello pronto per la bella stagione estiva. Meta cambia pelle e fa comprendere, sin da subito, che questa sarà una produzione molto variegata. “L’unico pericolo”, alla numero tre del disco, chiude un trittico bellissimo e molto variegato; infatti, questo brano ha qualità da vendere: un racconto delle proprie virtù e dei propri vizi che si legano all’amore.
“Mediterraneo” apre ad un percorso diverso portando atmosfere latine e che strizzano l’occhio ai tormentoni che arriveranno da qui a breve. “Ironica” riporta il pop cantautorale che poggia su strofe che scavano dentro per far uscire un altro io, ora più forte e meno fragile alle botte della vita. “L’amour”, traccia sei, abbassa un po’ il livello dell’album con un brano che sembra riprendere il mood di “Mediterraneo”: provare a costruire un tormentone ma senza cadere nelle banalità contemporanea. “Io e te”, invece, è un mid tempo che racconta il rapporto di coppia e, per farlo, arriva una collaborazione importante come quella con Levante. In realtà il brano non sfonda del tutto in bilico fra una scelta musicale senza picchi ritmici e una stesura testuale non all’altezza del talento di Ermal Meta.
Quando poi arriva “Buona fortuna”, allora l’album riprende il suo cammino principale: sorprendere con testi illuminanti e ritmi pop molto usuali all’arte di Meta. A seguire “Male più non fare”, in collaborazione con Jake la Furia: un esperimento fra rap ed elettronica, in realtà, non ci si discosta molto dell’identità musicale di Ermal Meta, e questo è un bene in brani del genere dove si sconfina in generi così diversi. “Certe cose”, invece, vira verso un ritmo incalzante che prepara l’inciso, forte e intriso di grandi trovate a livello testuale, basti pensare a «Sono come un cane che non riconosce il padrone».
E a questo punto dell’album, si sente la mancanza di una ballata di valore. “Oro e sale” arriva in aiuto all’ascoltatore con atmosfere intime e letteralmente sognanti. Ci si chiede perché il bene è così sfuggente in ogni scelta e ci si riscopre comunque più forti: questa è la vita e tu devi andare avanti. Chiude l’album “Finché vita non ci separi”: un’altra ballata di valore e che porta con sé malinconia e ferite aperte verso una storia terminata. E poi la strofa, forse lo slogan identitario dell’album, metafora di un amore andato ma che non potrà mai vedere una sua fine definitiva: «Lago resta lago mentre mare resta mare. Uno è sempre fermo e l’altro non si può fermare… mai più».
Un album che porta Ermal Meta su valori importanti che da sempre abitano la sua musica, sicuramente un passo in avanti rispetto al precedente “Tribù urbana”. Un altro tassello importante della carriera di Meta che riesce ad abbinare testi poetici ad un grande impatto melodico condito spesso da elettronica.
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