X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

di MICHELE INSERRA

IL baciamano al latitante arrestato a San Luca è il “residuo” di una delle sfumature di sottomissione arcaica della Calabria e di altre realtà del Meridione. E’ soltanto ciò che è rimasto di un passato che si “allontana” sempre più.

Tra qualche anno queste simbologie faranno definitivamente parte di archivi storici. Adesso siamo di fronte alla sottomissione 3.0. La ‘ndrangheta si è evoluta e con essa i suoi sudditi. Tante apparenze e poche apparizioni. Tanti fatti e poche “sceneggiate”. Grandi business e poche perdite di tempo. La ‘ndrangheta è avanti, molto avanti. Veste in giacca e cravatta: al baciamano preferisce una stretta di mano lontano da occhi indiscreti.

Quella stretta di mano che vale più di un accordo scritto. Tra veri uomini d’affari basta stringere “carne con carne”. La criminalità è criminalità solo se riesce a sottomettere il potere istituzionale, quello politico, le classi dirigenti. Oggi più di ieri la società mafiosa cerca di entrare nello Stato e imporre una sottomissione dall’interno all’esterno. Agisce a spese delle comunità e a vantaggio dei suoi sodali, armati di pistola o di “poltrona”.

Le maschere del male hanno preso il sopravvento e sono le artefici e le protagoniste della “sottomissione 3.0”. Hanno avuto gioco facile con la crisi della politica incapace di contrastare concretamente la ‘ndrangheta e la crisi economico-sociale che ha reso più “schiavo” un ceto medio ormai in via di estinzione. La sottomissione 3.0 è la negazione più elevata della libertà, della dignità.

Il suddito non è soltanto il semplice cittadino, il commerciante o l’imprenditore. Il rischio è che i sottomessi siano intere classi dirigenti, gli apparati dello Stato, lo Stato stesso. Il rischio è che con la ‘ndrangheta fatta borghesia il potere di uno Stato possa essere pesantemente condizionato dalle ingerenze mafiose di chi negli anni ha appeso al chiodo la lupara e la coppola e abbia indossato i panni del manager e del professionista in carriera. E’ una “sottomissione 3.0” che avanza. Gli strumenti ci sono in Italia per contrastarla, sinora è mancata una concreta volontà.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE