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La rottura sulla futura legge sulla rigenerazione urbana: la proposta di Occhiuto doveva essere il testo base, ma Gasparri si sarebbe messo di traverso


È il 4 agosto ma le Camere non sono ancora in vacanza. In agenda c’è almeno un’altra settimana di lavoro. E in quella del Senato spicca, domani, la convocazione della commissione Ambiente, chiamata a proseguire il lavoro, in sede redigente, sulle proposte di legge sulla rigenerazione urbana. Anzi proprio domani o al più tardi martedì potrebbe iniziare l’esame sul testo unico che dovrebbe riassumere gli otto depositati sullo stesso tema. Detta così, sembrerebbe solo una questione per addetti ai lavori. E invece su questa specifica proposta di legge si sta consumando uno scontro tutto interno a Forza Italia, che coinvolge l’ex sindaco di Cosenza e ora senatore Mario Occhiuto e il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama Maurizio Gasparri.

Uno scontro che è sul merito della proposta ma anche sul metodo con cui si è condotto l’iter legislativo e che in queste ore vede Occhiuto uscire pubblicamente, dichiarando «fermo dissenso» rispetto al testo di sintesi che verrà presentato e a invitare il presidente della ottava commissione del Senato e i colleghi a respingerlo, per lavorare invece su un articolato «che metta al centro la qualità della vita dei cittadini, la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile».

L’ITER DELLA PROPOSTA DI LEGGE

Sulla questione della rigenerazione urbana – tema che, da architetto, è nelle sue corde – diversi mesi fa il senatore Occhiuto aveva iniziato a lavorare su una sua proposta di legge. A questa se n’è affiancata, nella stessa Forza Italia, un’altra, sottoscritta dal capogruppo Gasparri, che pure doveva essere a conoscenza del lavoro che stava facendo il collega. In tutto, alla fine, le proposte depositate, da senatori di vari gruppi, sono state otto. La commissione Ambiente ha iniziato allora un ciclo di audizioni con addetti ai lavori – esperti del settore, associazioni, Comuni – nel corso del quale il testo di Occhiuto ha ricevuto più consensi. L’Anci di Decaro, ad esempio, dichiarò esplicitamente che il ddl Occhiuto era «un valido testo base» su cui costruire un Testo unificato sulla rigenerazione urbana.

Sembrava quella la strada scelta. Gasparri avrebbe invece fatto pressing sul relatore della proposta e sul presidente della commissione – entrambi di Forza Italia, i senatori Rosso e Fazzone – per far passare il proprio ddl come testo base. Il risultato è che alla fine si è optato, complice a quanto pare la ‘mediazione’ di Tajani, per una sintesi delle otto proposte.

Un pot pourri che, dice oggi Occhiuto, restituisce «un testo confuso, mal strutturato e privo di una visione integrata e multidimensionale».

COSA CONTESTA OCCHIUTO

Peraltro, il testo che ora approda in commissione sarebbe solo in apparenza una sintesi degli otto depositati. «Questa proposta è in realtà una copia quasi integrale di una sola tra le proposte (il riferimento sarebbe a quella Gasparri, ndr), trascurando altre prospettive importanti e fallendo nel cogliere il vero significato della rigenerazione urbana» scrive in una lettera il senatore.

Quello che Occhiuto lamenta, al di là della disputa sulla paternità dell’iniziativa, è che il risultato finale non centra l’obiettivo. La proposta di sintesi che sta per approdare in commissione, dice, complica il quadro normativo esistente anziché semplificarlo, con il rischio concreto «di regalare il termine di rigenerazione urbana agli speculatori». Il testo poi ridurrebbe tutto, dice l’architetto senatore, a un insieme di interventi di ristrutturazione, efficientamento energetico e sismico, rinaturalizzazione. «La vera rigenerazione urbana è un processo integrato e complesso che mira a rivitalizzare il tessuto urbano esistente, migliorando la qualità della vita dei cittadini attraverso interventi sociali, economici, ambientali e culturali» rimarca.

C’è poi anche un problema di governance, che la proposta in discussione pone in capo al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con il rischio, dice Occhiuto, di conflitti con i Comuni. Insufficienti, infine, gli stanziamenti previsti.

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