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In una società liquida come quella attuale,  dove le certezze mancano e la realtà odierna costruisce ogni giorno le sue basi sull’indecisione, il tutto avallato dal difficilissimo momento storico che stiamo vivendo, anche le relazioni “amorose” hanno mutato la loro forma.

Se prima ci si incontrava occhi negli occhi, bocca su bocca per dimostrarsi interesse emotivo, adesso – causa confinamenti imposti – gli appuntamenti tra esseri umani si sono trasferiti sulla digitalizzazione. Dentro una società computercentrica, l’antropologia delle persone sta riscrivendo la sua storia soprattutto per quello che riguarda il piacere nella sua fattezze corporali.

Durante la pandemia sono aumentate esponenzialmente le relazioni virtuali, soprattutto per i single che non avendo un compagno di divano per le serie tv o di letto, hanno pensato bene di intessere la tela di Penelope attraverso la virtualità facendo in modo che anche il sesso trovasse la sua valvola di sfogo in un fenomeno definito con un neologismo inglese, “sexting”, ovvero due partners consenzienti che, attraverso lo scambio in chat di messaggi o fotografie dal contenuto inequivocabile, provano a stimolare i neuroni immaginifici del desiderio, cercando di procurarsi piacere.

I più impavidi ricorrono anche al sesso telefonico o alle videochiamate.

Una sessualità vera e propria, snaturata nel suo contatto fisico. Basta una connessione e l’altro prende forma. A sentire il chiacchiericcio che gira intorno alle confidenze tra amici, una pratica questa che ha solleticato anche l’interesse dei “fedigrafi felici”: uomini e donne costretti a vivere sotto lo stesso tetto con il proprio congiunto per ventiquattr’ore, per non replicare la “Guerra dei Roses”, causa esaurimento nervoso, si sono dati a questa “pratica alternativa”.

Dove trovano il luogo nascosto ed il tempo per farlo visto che ad oggi la privacy è ridotta all’osso, queste sono domande senza risposta. Poco importa, la fotografia della realtà mostra un tessuto sociale dispersivo, fagocitato da una delle più catastrofiche emergenze sanitarie degli ultimi secoli, ormai algoritmo di se stesso.

In pandemia, dove baci e abbracci sono finiti relegati in quei divieti che colorano le regioni ogni quindici giorni e per alcuni sfornare pizze è stato un surrogato per azzittire la libido, le App per incontrarsi attraverso il “contraccettivo dei pixel”, sono state un vero e proprio escamotage, andando a sostituire quasi del tutto le passeggiate al supermercato per incrociare lo sguardo (forse?!) dell’anima gemella, semmai lungo la corsia reparto “porzioni monodose per single indefessi”.

E se l’era digitale permette di creare una moltitudine di interazioni con l’altro, costituendo un ponte d’unione anche quando si è a tanti chilometri di distanza, il connettersi ad internet ha dato luogo anche ad un altro fenomeno: le escort online. In forte aumento le videochiamate erotiche a pagamento. Quindi anche la prostituzione si è creata la sua nicchia in smartworking.

Secondo gli ultimi dati presi in esame da Escort Advisor, sito adibito proprio per questo tipo di annunci, attraverso un sondaggio anonimo condotto tra i suoi iscritti, le stime parlano di quasi 2 milioni di utenti per quello che riguarda l’Italia, il sesso online attraverso questa modalità ha subito un incremento andando a bilanciare il calo – nel settore del sesso a pagamento – registrato invece durante il primo lockdown.

Tutto evolve e si adatta in un futuro darwiniano dove la staticità, sembra, non la si giustifichi più neanche alle statue di marmo. Si sta riscrivendo, inevitabilmente e senza neanche troppa fatica, un nuovo codice comportamentale tra le interazioni umane. Avatar di noi stessi, davvero anche l’orgasmo può trovare la sua piena soddisfazione nelle solitarie pareti di casa? Il prezzo da pagare, in termini d’identità, è un vuoto così enorme da far diventare la vita una consistenza nel suo effimero.

Certo si fa di “necessità virtù”, come sostenevano gli antichi, ma se tutto questo poi diventasse l’unica prassi ricercata?

Ogni comportamento umano, nella sua pratica, preso in analisi sul lungo periodo, rischia di diventare poi regola, depauperando nella sua struttura originale, quello che dalla notte dei tempi è uno degli aspetti più belli della sfera umana: il sesso fatto di contatto fisico, scoperta dell’altro, odore, sapore e godimento. Immaginarsi quel metaforico “spalla a spalla” in 3D, senza neanche gli occhiali plastificati che fornivano all’ingresso del cinema negli anni ’90, non procura quell’entusiasmo che invece dà la scarica di endorfine tattili e visive.

È vero che la pandemia ha relegato negli smartphone e dietro lo schermo di un computer ogni sorta di attività, da quelle burocratiche a quelle più “ludiche”, ma se per alcune queste modalità possono accelerare il loro svolgimento per altre è proprio lo svuotarsi del loro significato. Quando questa emergenza sanitaria sarà finita, si spera il più presto possibile, bisognerà riappropriarsi anche del contatto con l’altro in diverse forme.

Il distanziamento sociale, che adesso funge da metaforico “muro”, dovrà essere abbattuto da una serie di gesti volti a riconoscere di nuovo quelle sensazioni piacevoli che scaturivano nell’abbraccio dentro l’altro. Un compito difficile per una società che volge lo sguardo verso la visualizzazione compulsiva, asettica anche nella condivisione se non quella dei post. Ma non impossibile. Anche perché tra le corsie dei generi alimentari si fanno sempre piacevoli incontri, le confidenze tra amiche sono una cartina di tornasole.

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