Un vaccino Astrazeneca
2 minuti per la letturaNel giorno in cui ci si aspettava una presa di posizione netta da parte del ministro della Salute Roberto Speranza sul vaccino Astrazeneca, il rappresentante del Governo è intervenuto al Senato per rispondere ad una interrogazione sugli Open day avviati con questo vaccino e destinati ai giovani.
Speranza ha spiegato che «a fine aprile l’Ema ha concluso un’ulteriore valutazione il cui esito ha dimostrato che i benefici della vaccinazione aumentano con l’aumento dell’età e del livello di circolazione del virus. Tale dato è stato valutato dall’Aifa ed è stato ribadito che il profilo beneficio-rischio risulta più favorevole con l’aumentare dell’età».
Secondo il Ministro, «queste valutazioni verranno considerate nel prossimo parere del Cts, ma voglio sottolineare che i vaccini sono la vera arma di cui disponiamo, per chiudere questa stagione così difficile e che tutti quelli approvati da Ema e Aifa sono sicuri ed efficaci».
«La campagna di vaccinazione nel nostro Paese ha superato le 40 milioni di dosi somministrate – ha concluso Speranza – un risultato molto incoraggiante che sta producendo un esito positivo sia in termini di riduzione dei contagi che della diminuzione della mortalità e della pressione delle strutture sanitarie».
L’avvio del vaccino
Non era iniziata benissimo la storia del vaccino AstraZeneca, con il clamoroso caso della prima dose che per errore è stata somministrata dimezzata durante il grande studio di Oxford sull’efficacia del siero, scoprendo peraltro, del tutto casualmente, che con mezza dose e poi un richiamo a dose intera l’efficacia era superiore. E non di poco: il 90% contro il 62% della canonica doppia dose, che è stata comunque la soluzione adottata dall’Ema perchè questo prevedevano i protocolli di studio.
Un percorso accidentato, irto di ostacoli e di polemiche, fino alle decisioni a catena di diversi Stati europei (Italia inclusa) di sospendere due lotti per gravi eventi avversi, soprattutto di origine trombotica.
Lo studio contro i coaguli
Somministrazione di farmaci anticoagulanti e immunoglobuline per via endovenosa. Potrebbe essere questo il trattamento più efficace a fronte della formazione di coaguli a seguito dell’immunizzazione contro Covid-19. Lo suggerisce uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, condotto dagli scienziati della McMaster University, che hanno esaminato e compreso il meccanismo che porta alla coagulazione delle piastrine nei casi di trombocitopenia immunitaria indotta dal vaccino (VITT). L’efficacia della procedura è stata testata su tre pazienti canadesi che avevano ricevuto il vaccino AstraZeneca e che successivamente avevano sviluppato la VITT, due casi con coaguli alle gambe e uno con ostruzione di capillari cerebrali.
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