Un'autovettura in fiamme
1 minuto per la letturaNEL 2020 il 57,5% del totale dei 465 casi di intimidazioni ad amministratori locali e personale della Pubblica amministrazione censiti in tutta Italia si è registrato nel Mezzogiorno (267), in particolare il 41,1% dei casi al Sud e il 16,4% nelle Isole. Il restante 42,5% del totale (198 casi) si è verificato nel Centro-Nord, dove si riscontra un aumento del 3,5% dell’incidenza sul totale dei casi rispetto all’anno precedente.
Sono alcuni dei dati contenuti in “Amministratori sotto tiro”, il rapporto curato da “Avviso Pubblico” giunto alla sua decima edizione. Il calo generalizzato dei casi ha colpito tutte le aree, ad eccezione del Nord-Est, che passa dai 59 atti censiti nel 2019 ai 68 del 2020.
Secondo i dati diffusi, in dieci anni si sono registrati 4.309 mila atti intimidatori contro amministratori locali, alla media di uno ogni 20 ore. Il 60% è avvenuto nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Sicilia, Calabria, Campania e Puglia), ma non ci sono territori immuni.
Per il quarto anno consecutivo è la Campania a far registrare il maggior numero di intimidazioni a livello nazionale, con 85 casi censiti (furono 92 nel 2019). Seguono appaiate Puglia e Sicilia con 55 atti intimidatori, che fanno segnare un evidente calo rispetto al 2019, rispettivamente del 23 e del 17%.
In discesa anche la Calabria (38 casi rispetto ai 53 del 2019), conferma di un trend iniziato da alcuni anni. La Lombardia si conferma la regione più colpita del Nord Italia (37 casi, nove in meno del 2019), seguita dal Lazio (36 casi, stabile). Chiudono le prime 10 posizioni Veneto (30 casi, uno dei pochi territori in aumento), Emilia-Romagna (25), Toscana (23) e Sardegna (21).
Conferme anche a livello provinciale: il territorio più colpito si conferma Napoli con 46 casi, con un incremento del 12% rispetto al 2019. Seguono Salerno (21 casi), Roma (20), Milano e Foggia (16), Cosenza (15), Padova e Lecce (14), Bari e Messina (13).
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