L'arrivo della salma di Serena Cosentino
4 minuti per la letturaDIAMANTE (COSENZA) – Decine di persone stanno rendendo l’ultimo saluto a Serena Cosentino, la 27enne di Diamante morta nell’incidente della funivia sul Mottarone (LEGGI) insieme al fidanzato Mohammadreza Shahaisavandi di origini iraniane.
E’ arrivata a Diamante intorno alle 13.00 la salma della ricercatrice Serena Cosentino, vittima della strage del Mottarone. L’ha accolta il sindaco della città, Ernesto Magorno, con il gonfalone, presenti il vicesindaco Giuseppe Pascale, il presidente del consiglio comunale, Francesco Bartalotta.
Una giornata triste per la cittadina turistica del Tirreno che ha alternato un cielo plumbeo a momenti di sole splendente, quasi ad indicare i due diversi stati d’animo: il sole per ricordare il bellissimo sorriso di Serena Cosentino; il cielo plumbeo per sottolineare un momento triste che la città e l’intero territorio devono superare.
La notizia della strage del Mottarone ha colpito come un macigno l’intera comunità. Il Vescovo Monsignor Leonardo Bonanno che, insieme ai parroci, presiede, dalle ore 16.00, la cerimonia funebre ha espresso il suo dolore per quanto accaduto.
All’interno della chiesa di Gesù Buon Pastore, troppo piccola per contenere l’affetto dimostrato dall’intera comunità, i familiari di Serena: il padre Maurizio, la madre Ada, le sorelle gemelle Federica e Francesca, il fratello minore, Mauro. Alcuni di loro con indosso una maglietta gialla, il colore della ricerca. Distrutti da una tragedia che non potrà mai trovare risposte, se non nella fede della stessa famiglia di Serena, tanto vicina alla Chiesa e alle attività Neocatecumenali.
Anche Papa Francesco, quando ha appreso con “grande dolore” la notizia del “drammatico incidente avvenuto lungo la funivia Stresa-Mottarone ha espresso ai familiari delle vittime “vicinanza e sentito cordoglio”.
In chiesa la bara, coperta di gerbere bianche e gialle, è arrivata in tarda mattinata nella chiesa di Gesù Buon Pastore, accompagnata da un lungo applauso.
La giovane era impiegata da alcuni mesi a Verbania come borsista al Cnr – Istituto di Ricerca sulle Acque. All’arrivo della salma la madre, visibilmente provata, si è inginocchiata lasciandosi andare ad un pianto dirotto e dopo pochi minuti ha avuto un malore. Sono dovuti intervenire i paramedici per sedarla. Oggi, a Diamante, è lutto cittadino, proclamato dal sindaco (LEGGI) in concomitanza con i funerali.
La salma della ragazza è arrivata alle 13 nella Chiesa di Gesù Buon Pastore a Diamante (GUARDA LE FOTO), dove è stata allestita la camera ardente.
Le indagini sulla tragedia
Nello stesso giorno in cui si celebrano le esequie di chi ha perso la vita nel terribile “incidente” – anche in Israele si terranno i funerali di Amit Brian, della moglie Tal Peleg, del piccolo Tom di due anni e dei suoi bisnonni, Barbara Cohen Konisky e Itshak Cohen – sono attese le richieste di convalida del fermo per le tre persone arrestate nelle scorse ore: Gabriele Tadini, capo servizio responsabile del funzionamento della funivia, Luigi Nerini, proprietario della Ferrovie del Mottarone e Enrico Perocchio, il direttore dell’esercizio.
«Quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo» e per cercare di risolverli sono stati effettuati «almeno due interventi tecnici». Ad ammetterlo durante l’interrogatorio di ieri sera è stato Gabriele Tadini. «L’ingegner Perocchio nega categoricamente di aver autorizzato l’utilizzo della cabinovia con i “forchettoni” inseriti e anche di aver avuto contezza di simile pratica, che lui definisce suicida». Lo dice il legale del direttore d’esercizio della funivia Stresa-Mottarone, l’avv. Andrea Da Prato. «Nessun operatore di impianti a fune, ha ribadito il mio cliente, sarebbe così pazzo da montare su una cabina con le pinze inserite» (ovvero il freno d’emergenza disattivato, ndr), ha aggiunto l’avvocato.
A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri, in seguito all’analisi della cabina precipitata e agli interrogatori. Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce «un quadro fortemente indiziario». I tre sono indagati sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime.
L’analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che «la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso». Per gli inquirenti, il “forchettone'” ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante, non è stato rimosso. Un «gesto materialmente consapevole», per «evitare disservizi e blocchi della funivia», che da quando aveva ripreso servizio, presentava «anomalie». In arrivo intanto un incarico a ingegneri del Politecnico di Torino per una maxiconsulenza.
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