Un' immagine della cabina della funivia del Mottarone. FRAME DA VIDEO LOCAL TEAM
2 minuti per la letturaVERBANIA – I forchettoni utilizzati dai responsabili della funivia Stresa Mottarone per disattivare il blocco di emergenza dell’impianto potrebbero essere stati impiegati con una frequenza tale da indebolire la fune d’acciaio sulla quale era ancorata la cabina che è precipitata nel vuoto il 23 maggio scorso (LEGGI). È una delle ipotesi delineate dai pm di Verbania che stanno indagando sul grave incidente costato al vita a 14 persone.
Sono stati nominati i consulenti di parte voluti dalla difesa di Gabriele Tadini, caposervizio della funivia del Mottarone, uno dei tre indagati per la strage del 23 maggio, che si trova agli arresti domiciliari. I due consulenti, Riccardo Falco, fisico cinematico e Andrea Gruttadauria, ingegnere dei metalli, saliranno oggi al Mottarone per un sopralluogo insieme al legale di Tadini, Marcello Perillo.
Il sopralluogo è volto ad analizzare in particolare le cause della rottura della fune. La procura non esclude un nesso tra l’uso dei forchettoni nel freno di emergenza e la rottura della fune, mentre Tadini considera i due fatti scollegati tra loro.
L’ipotesi del collegamento tra l’utilizzo dei forchettoni e la rottura della fune emergeva già dalla richiesta di misura cautelare per il gestore dell’impianto Luigi Nerini, il direttore di esercizio Enrico Perocchio e il caposervizio Gabriele Tadini, firmata dalla procuratrice di Verbania Olimpia Bossi.
Nel documento si legge infatti che si può ancora affermare se il mancato funzionamento del blocco di emergenza sia dovuto ad “un evento autonomo ovvero collegato ai segnalati malfunzionamenti del sistema frenante, ripetutamente verificatesi nel periodo antecedente” all’incidente e “se anche tale accadimento infausto sia riconducibile a condotte negligenti o improvvide di coloro che hanno la responsabilità della gestione e della manutenzione dell’impianto”.
Condotte che per i pm potrebbero aver avuto frequenza abituale e potrebbero aver danneggiato l’impianto. Su questa e altre ipotesi, adesso, dovranno concentrarsi gli accertamenti tecnici disposti dalla procura di Verbania.
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