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ArcelorMIttal ha svalutato l’investimento in Acciaierie d’Italia (Ex Ilva), la trattativa è al countdown mentre il Commissariamento è «in dirittura d’arrivo»


Il commissariamento di Acciaierie di Italia (Ex Ilva) potrebbe partire anche subito: gli atti sono pronti e all’orizzonte non sembrano esserci soluzioni alternative dopo la bocciatura da parte del perito del Tribunale di Milano del piano di salvataggio messo sul tavolo dall’ad di Arcelor Mittal, Lucia Morselli, che avrebbe dovuto passare dalla composizione negoziata della crisi. Ma per il momento il governo ha inserito la stand by, dal momento che un confronto tra i soci – il colosso indo-francese dell’acciaio (al 62%) e Invitalia, la controllata del Mef che rappresenta la parte pubblica (38%) – è ancora in corso.

Questo il quadro delineato da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e Made in Italy, al termine dell’audizione di fronte alla Commissione Industria del Senato che ha chiuso la discussione generale sui decreti relativi al procedimento di amministrazione straordinaria per l’ex Ilva e poi con i giornalisti a Bruxelles, prima di un incontro con il commissario al Mercato interno Thierry Breton e con la vice presidente esecutiva alla concorrenza Margrethe Vestager.

COMMISSARIAMENTO DELL’EX ILVA DI TARANTO IN DIRITTURA D’ARRIVO

«Siamo in dirittura d’arrivo perché la procedura che potremmo attivare sull’amministrazione straordinaria ha ottenuto il conforto del Tribunale di Milano ed è largamente condivisa in Parlamento», afferma il ministro.
«Il confronto tra gli azionisti è tuttora in corso e potrebbe portare ad una soluzione che in ogni caso dovrà garantire il rilancio del sito. Se nelle prossime ore – spiega – non ci fosse una soluzione diversa, che comunque garantisca al massimo il rilancio produttivo e occupazionale, la riconversione ambientale di questo sito siderurgico italiano, procederemo dritti verso la strada del commissariamento, cioè dell’amministrazione straordinaria, avendo nel frattempo messo in sicurezza i crediti delle imprese dell’indotto con un provvedimento molto apprezzato sia dalle imprese che dai sindacati, che da una parte mette in salvaguardia le imprese dell’indotto, che non possono pagare il costo dell’amministrazione come accadde purtroppo quando operarono altri governi, e soprattutto tutela anche i lavoratori attraverso l’utilizzo della cassa integrazione anche per le piccole imprese dell’indotto».

Urso stigmatizza poi la mancata informativa dell’ad di Arcelor Mittal al Parlamento. Informazioni, sostiene “non date nemmeno al socio pubblico e ai commissari titolari degli impianti (i commissari di Ilva in As, ndr) quando le hanno chieste durante la loro visita” negli stabilimenti di Taranto. “E’ utile e necessario è che ci sia la piena partecipazione di tutti – rimarca – Io mi sono augurato che tutto il sistema paese, così come sta avvenendo, si muova insieme per salvaguardare questo asset strategico e fondamentale, dimostrando che il Paese ha una chiara politica industriale condivisa e per fare questo è necessario che tutti collaborino, fornendo anche le informazioni necessarie”.

LA REPLICA: «NON ABBIAMO RICEVUTO ALCUNA CONVOCAZIONE»

Pronta la replica dell’azienda che, in una nota, sostiene di non esser non aver ricevuto alcuna convocazione in Senato, dando piena disponibilità in caso “la Commissione ritenga opportuna l’audizione della società”. Respinti al mittente anche i rumor secondo cui AdI non fornirebbe a Sace le informazioni necessarie per poter dar seguito alle misure dell’esecutivo a tutela dell’indotto: sono “prive di fondamento”, si puntualizza. Controreplica del presidente della Commissione Industria, Luca De Carlo (FdI). Invito spedito ma “la presidenza di Acciaierie d’Italia questa volta ha ritenuto, secondo una sua valutazione di opportunità, di non aderire alla convocazione, effettuata come da prassi. Una scelta verbalizzata nel corso della seduta dello scorso 30 gennaio”, riferisce il presidente della Commissione Industria, assicurando di essere pronto ad audire i rappresentanti di AdI “già nella seduta di martedì prossimo”. L’azienda, con un comunicato, dà la sua disponibilità a presentarsi all’appuntamento.

Intanto gli indiani hanno svalutato la loro partecipazione per 1,4 miliardi di dollari l’investimento in Acciaierie d’Italia, chiudendo il quarto trimestre 2023 in profondo rosso. La svalutazione di Adi, recita la nota diffusa dal gruppo dell’acciaio, è decisa “a seguito di revisioni al ribasso dei flussi di cassa attesi”. Il risultato netto del trimestre è quindi in perdita di 2.966 milioni di dollari e il risultato dell’anno è in utile per 919 milioni di dollari.

L’OPPOSIZIONE SALE SULLE BARRICATE

Mentre i soci si confrontano – tra botta e risposta, a suon di accuse reciproche – l’opposizione sale sulle barricate. Per il vicepresidente e coordinatore economico del Movimento 5 stelle, Mario Turco, “dall’audizione odierna di Urso viene certificata la gestione dilettantesca della vicenda Ilva. Taranto, l’amministrazione straordinaria l’ha già provata sulla sua pelle: Urso ci riporta indietro nel tempo, anche perché il commissariamento non è la soluzione. Non si farà altro che rinviare e accumulare problemi su problemi”.

Dal Pd i senatori Annamaria Furlan e Lorenzo Basso accendono un faro sulle ricadute delle difficoltà dell’ex Ilva sul sistema produttivo italiano: “La crisi finanziaria ha determinato il blocco di un’altra linea produttiva nello stabilimento di Cornigliano, a Genova. Un fermo – affermano – che coinvolge 250 lavoratori, impossibilitati a lavorare a causa di un guasto che la ditta di manutenzione non ha proceduto a riparare perché non pagata. I lavoratori sono stati messi in cassa integrazione e le linee fuori uso, determinando come conseguenza che la produzione di latta nel Paese è oggi ferma. Una situazione drammatica determinata dai continui ritardi del governo nell’affrontare la crisi finanziaria di Acciaierie d’Italia”. “Continueremo a lavorare – dicono – affinché il Governo si impegni ad aumentare il finanziamento necessario per non affondare il principale asset della siderurgia italiana”.


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