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Gli stabilimenti siderurgici dell'ex Ilva di Taranto

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DA ALMENO due mesi non scrivo più nulla sulla emergenza del centro siderurgico Ilva di Taranto; non scrivo nulla perché comprendo lo stato di preoccupazione dei tre Commissari che non avendo nessuna certezza e nessuno aiuto da parte del Governo, sono costretti ad inseguire le varie coperture finanziarie che allungano solo la triste agonia dell’impianto.

Tutti, proprio in questi giorni, abbiamo letto una serie di comunicati stampa in cui è assicurata una serie di risorse. In particolare la Unione Europea ha sbloccato il prestito ponte del Governo di 320 milioni di euro; inoltre si “vocifera”, ed allo stato non si hanno riscontri certi, di un prestito da parte di alcune banche (Morgan Stanley e Bank of America) di circa 250 milioni di euro. Inoltre, sempre secondo dati non ufficiali, risulta che i tre Commissari stiano cercando, in tutti i modi, di ottenere un simile prestito entro il prossimo mese di ottobre e, senza dubbio, penso sarà possibile ottenere tale prestito grazie al Piano di rilancio lanciato proprio dai tre Commissari (Quaranta, Fiori e Tabarelli).

LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO ADOLFO URSO

Ma, sempre seguendo la logica degli annunci ottimistici, non posso non ricordare le dichiarazioni di poche settimane fa del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ha confermato l’interesse manifestato per la procedura di acquisto dell’ex Ilva di Taranto da parte da sei soggetti (due indiani, un ucraino, un canadese e due italiani). Questa informazione è stata data dal Ministro in occasione dell’incontro governo sindacati che si è svolto poche settimane fa a Palazzo Chigi. Sempre in tale incontro è emerso che, per quanto riguarda il saldo dei fornitori, la proposta prevede la liquidazione del 70% dei crediti a fronte della rinuncia al restante 30%. Infine dall’incontro è emerso anche che i tre altiforni installati nell’ex Ilva saranno in funzione tutti e tre nel primo trimestre del 2026.

RIPARTIRANNO ALL’EX ILVA DI TARANTO L’ALTOFORNO 1 E 2

A quanto si apprende, Acciaierie d’Italia farà ripartire nei prossimi mesi prima l’altoforno 1 e poi il 2, effettuando le manutenzioni necessarie. Tra i vari interventi del sindacato a valle di tale incontro, riporto le conclusioni del segretario generale della UILM, Rocco Palombella il quale ha ribadito: “E’ indispensabile uno strumento di transizione come quello della cassa integrazione ma limitato al tempo di messa a posto degli impianti e soprattutto non ci deve essere nessuna prefigurazione di esuberi per gli eventuali nuovi acquirenti.

Continuiamo ad avere punti oscuri, nonostante i chiarimenti che i ministri e i commissari hanno fatto – ha aggiunto Palombella – riteniamo che la situazione sia ancora complicata. Noi continueremo a manifestare il nostro dissenso e lo faremo con tutta la nostra forza, perché l’esperienza vissuta dai lavoratori dell’ILVA è un’esperienza che non può essere replicata, ma bisogna mettere una parola fine. Basta con impegni assunti e poi sistematicamente non rispettati”.

LE INTERLOCUZIONI TRA GOVERNO E SINDACATO SULL’EX ILVA DI TARANTO

Queste interlocuzioni tra Governo e Sindacato, questi annunci del Ministro Urso sull’interesse di acquisto del centro ex Ilva di Taranto da parte di sei soggetti, il ricorso affannoso a cercare risorse dalle Banche per raggiungere, nel migliore dei casi, una disponibilità di cassa pari a circa 600 milioni, devo essere sincero mi terrorizzano perché ho paura che questo itinerario ci porta alla esperienza vissuta con Arcelor Mittal, ci porta alla triste esperienza di affidare l’impianto ad un possibile acquirente che, nell’arco di pochi mesi, denuncerà la validità dell’intero affidamento in quanto non supportato da adeguate risorse.

D’altra parte la distanza tra le risorse che si riusciranno a reperire entro sei – sette mesi e quelle davvero necessarie per affrontare, in modo organico, il futuro del centro siderurgico ed il recupero ed il rilancio dell’intero “sistema Taranto”, è davvero enorme; siamo in realtà con una possibile disponibilità di 600 milioni di euro contro una esigenza che si attesta su un valore di circa 5 miliardi di euro.

UN IMPIANTO SIDERURGICO COME TARANTO NON PUÒ SOLO SOPRAVVIVERE

È bene che il Governo, e non un singolo ministro, si convinca che un impianto siderurgico come quello di Taranto non può “sopravvivere”, non può continuare ad esistere con sistematici tentativi di superamento di singole emergenze; i tre Commissari, nel Piano di rilancio, sono stati chiarissimi: è impensabile rincorrere soluzioni che non contengono al loro interno una carica di organicità ed una visione lungimirante anche dello stesso prodotto “acciaio” in un mercato mondiale in continua evoluzione e, al tempo stesso, è impensabile che al rilancio del centro non faccia seguito una vera reinvenzione dell’intero hinterland tarantino.

Ed allora penso che il Governo, ripeto il Governo e non un singolo ministro, dovrebbe, nella redigenda Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, cioè entro i prossimi venti giorni, dire esplicitamente che “il Governo garantirà nel prossimo quinquennio un trasferimento di risorse per il rilancio organico del centro siderurgico ex Ilva di Taranto pari a 5 miliardi di euro. Tale importo sarà assicurato con una cadenza annuale minima di un miliardo di euro”. Questa formulazione renderebbe possibile e difendibile le proposte che arriveranno dai sei soggetti interessati alla operazione perché da una simile dichiarazione emergerà chiaramente la volontà dello Stato a garantire i costi legati al risanamento ambientale ed alla riattivazione concreta dei forni.

Questa formulazione renderebbe finalmente tranquillo il sindacato, cioè crollerebbero le giuste attuali preoccupazioni sulla Cassa integrazione e sulla certezza della continuità occupazionale. Eviterebbe il contenzioso ormai davvero preoccupante tra l’Azienda ed i vari fornitori. Questa formulazione risponderebbe finalmente alle esigenze della città di Taranto e del suo vasto hinterland perché, finalmente, potrebbe prendere corpo un processo di reinvenzione urbanistico – territoriale rimasto per molti anni solo interessante argomento da convegnistica.


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