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Carlos Sainz

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ROMA – “Un buon inizio, più per le sensazioni che per il risultato. Ottavo non è niente di speciale, ma non mi aspettavo di adattarmi così rapidamente alla squadra e alla macchina. Sono riuscito ad andare veloce da subito, ma voglio molto di più”.

Con queste parole, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Carlos Sainz archivia il Gp del Bahrein, il primo al volante della Ferrari. Nella settimana che porta al secondo appuntamento del Mondiale nello storico circuito di Imola, lo spagnolo parla del suo approccio con il team di Maranello e della sua fama…da secchione.

“È un approccio fondamentale soprattutto al primo anno in una nuova scuderia. Da fuori non si capisce come sia diverso cambiare team e monoposto. È un altro mondo, un’altra categoria: è normale che al mio primo Gp con la Ferrari non sia lo stesso Carlos del Gp numero 40 con la McLaren. Lì sapevo tutto: cosa fare con l’ala anteriore, con il differenziale, come partire, come indirizzare lo sviluppo. Procedure che ora devo apprendere, perciò voglio stare il più possibile a Maranello”.

Memorizzando tutto: “Me lo ha insegnato papà: a 11 anni mi chiedeva di ricordare la pressione delle gomme, il set-up, il tipo di assale. All’inizio è stato difficile dargli retta, non capivo perchè dovessi sapere tutto. Solo ora l’ho compreso e mi sta aiutando tantissimo in F1, senza quella lezione non sarei cresciuto”.

i lezioni dal padre, leggenda del rally, ne ha avute tante: “E’ papà, ma anche una specie di manager: è sempre stato al mio fianco, pure quando sbagliavo, ma io sono più tranquillo rispetto a papà che è sempre carico. Come mamma, sento di meno la pressione. Vivo più rilassato”. Ha avuto a che fare sin dall’inizio con avversari motivati dal suo “cognome, sono abituato a lottare da sempre. Con gli altri facevamo merenda insieme, ci vedevamo la sera per una pizza, ma dopo in pista mi buttavano fuori. Volevano superarmi a ogni costo, finché qualcosa non è cambiato nella mia test, papà mi disse: ‘Mangiateli o sarai mangiato’. Così sono diventato più cattivo, ho smesso con le pizze per non sentirmi amico di nessuno. Ero lì per correre, non per fare nuove conoscenze”.

Esordio in F1 in Toro Rosso nel 2015 con Max Verstappen. “Si capiva subito che Max era speciale, che aveva doti fuori dal comune. Essere riuscito a tenergli testa mi ha dato fiducia per continuare in F1, sapevo di essere nel posto giusto. Di potermela giocare con chiunque”.

In Ferrari ha come compagno di team Leclerc. “Charles ha di speciale la sua storia. Ha perso un amico, Jules Bianchi, poi il papà. E’ diventato ancora più forte superando tremendi drammi. Per questo lo ammiro molto, ho seguito tutta la sua carriera”. Insieme formano la coppia Ferrari più giovane dal 1968.

“Alcuni pensano che siamo troppi giovani per la Ferrari, ma io ho 26 anni e sono alla 7^ stagione in F1. Ho le capacità per aiutare questa squadra a tornare nelle posizioni vincenti. Di Charles già si conosce il valore, lo ha dimostrato. Stiamo spingendo forte a Maranello, siamo sempre al simulatore, con ingegneri e meccanici. Due piloti giovani portano una grande energia, siamo carichi e abbiamo voglia di vincere”.

E con il presidente John Elkann contatti costanti: “Molto più di quanto mi aspettassi. Lui si preoccupa di tutto, ci chiama in continuazione e ci chiede un sacco di cose. È molto motivato, è spessissimo a Maranello, si avverte la sua spinta”.

A casa Sainz si tifa Real Madrid. “La Ferrari e il Real sono le due squadre più famose del mondo nei loro sport. La Ferrari è destinata a vincere, ogni sport è fatto di cicli. Spingiamo per tornare in alto il più presto possibile. D’altronde il Real prima del 2014 aveva atteso 12 anni per vincere la Champions. Come giocatore vorrei essere Sergio Ramos, un leader. I miei idoli del passato invece sono Zidane e Cristiano Ronaldo. Al Real mancano l’istinto killer e gol di CR7. Glielo dico spesso a John, è una fortuna per la Juve averlo. Trasmette impegno e sacrificio. A 36 anni è un riferimento”.

Se potesse correre con un ferrarista del passato sceglierebbe: “Schumacher del 2004, all’apice della carriera. Vorrei stare accanto a lui solo per sapere come è diventato leader. E poi Gilles Villeneuve, l’ho conosciuto dai racconti di mio padre e su Youtube. Anche Lauda e Alonso, ma Fernando lo conosco di più”. L’obiettivo è riportare il Mondiale a Maranello. “Siamo un pò lontani ora, ma il mio traguardo è lottare per avere questa possibilità in futuro”.

Difficile battere uno come Lewis Hamilton che vince anche quando non è favorito come in Bahrein. “Ha tutte le qualità che un pilota vorrebbe avere. Non ha punti deboli, lo vedo in pista. Forse gli è mancata la competizione in qualche stagione, doveva battere 1-2 avversari al massimo. Ma se mettessimo tutti sulla stessa macchina, Lewis sarebbe tra i migliori. Quasi certamente il migliore”.

Intanto lui lavora per batterlo e si gode la magia della Ferrari che ha sentito immediatamente: “Nel primo test a Fiorano a gennaio, quando sono uscito dal box, ho fatto il giro di riscaldamento e ho visto i tifosi dietro alle reti, gli striscioni di benvenuto, mi è salita una grande emozione in macchina. Non dimenticherò mai quel giorno”.

In collaborazione con Italpress


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