Vincenzo Spadafora
2 minuti per la letturaROMA – «Deve essere chiaro che non c’è nessun liberi tutti, la situazione epidemiologica europea non consente passi falsi. A fronte della decisione di alcune Regioni abbiamo con i colleghi Speranza e Boccia avanzato l’idea di aprire su tutta Italia, per equità sportiva e come sperimentazione in vista del prossimo decreto della presidenza del Consiglio».
Questo l’appello e, allo stesso tempo, l’annuncio del ministro Vincenzo Spadafora dopo il via libera agli eventi sportivi all’aperto di ammettere mille spettatori. I primi riscontri si stanno vedendo a Roma, dove per le semifinali e le finali degli Internazionali d’Italia è permesso l’ingresso di pubblico. La riapertura degli stadi, secondo quanto affermato dal ministro per le politiche giovanili e lo sport al ‘Corriere della Sera’, era «già prevista dall’equiparazione dello sport agli eventi culturali», ma non «per le partite di campionato, considerando anche che mille è un numero simbolico».
In particolare, Spadafora sottolinea più volte l’importanza nel rispettare le norme anti Covid, nonostante il semaforo verde al delicato tema degli stadi: «Continuiamo a muoverci con la stessa cautela che ci ha consentito di chiudere la scorsa stagione e ripartire ora in sicurezza. Rivendico la prudenza, e nel confronto con gli altri Paesi europei possiamo dire di esserci mossi bene. Nei prossimi giorni daremo una linea anche per Serie B e Lega Pro».
E ancora: «I presidenti delle Regioni hanno margini di intervento – spiega su una possibile presa di posizione da parte dei singoli governatori – Ciò che riguarda tutto il Paese è bene che sia condiviso, e in questo caso lo abbiamo fatto nell’arco di poche ore, anche grazie al fondamentale lavoro di coordinamento del ministro Boccia. Conflitto Stato-Regioni? Più che di conflitto parlerei di cooperazione».
Ma oltre al massimo campionato di calcio «le regole varranno per tutte le discipline, come è giusto che sia», ammette Spadafora sperando che gli eventi sportivi non saranno più a porte chiuse «con numeri e regole ben precise, dal prossimo Dpcm, dal 7 ottobre».
In collaborazione con Italpress
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