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Vorrei certificare con questo intervento, la morte dello sport più popolare, almeno qui in Italia: il calcio. Dico subito che la cosa mi addolora non poco, avendo questo sport occupato ampi spazi nel giardino delle mie passioni esistenziali. E dico subito che quanto scrivo non è frutto dell’ amore per il Napoli; piuttosto presa di coscienza da parte dello sportivo che ama lo sport. La Juventus ha vinto lo scudetto numero 36, nono di seguito.
E vedrete che vincerà i prossimi sei o sette. Con grande noia di tutti, credo juventini compresi. In precedenza , tranne un campionato al Milan di intermezzo, cinque di seguito all’ Inter. Di fatto, sedici anni di noia, di competizione senza emozioni. Senza la passione che nasce dalla possibilità che qualche debole possa farcela, pur compresso da poteri finanziari e politici. Nei cinquanta anni precedenti avevano vinto spesso queste tre squadre,
L’equazione tra potere e passione era sovente sbilanciata verso il potere. Ma ogni tanto usciva l’ outsider; leggi Fiorentina, Bologna, Torino, Lazio, Roma, Napoli, Sampdoria, e, simbolo dei deboli che vincono: Il Cagliari di Gigi Riva, che non aveva mai abbandonato non dico la maglia, ma neanche l’ Isola. Lui, lombardo di nascita. Oggi non c’è scampo, e non c’è neanche passione. Personalmente ho cambiato canale, da un sabato di maggio 2018, laddove San Siro ospitava Inter Juventus. La domenica precedente il Napoli aveva battuto al Delle Alpi i bianconeri, ed era ad un solo punto.
La passione antica, in minoranza rispetto al potere nella famosa equazione, ma pur viva, pareva svegliarsi. L’ Inter vinceva uno a zero. Ma era rimasta in dieci. Ed ecco che Pjanic commette un fallo da espulsione. Se espulso, a parità numerica i nerazzurri avrebbero portato i tre punti a casa, a beneficio del Napoli, che il giorno dopo avrebbe potuto volare a Firenze, e cucire lo scudetto sulle maglie.
E invece no; Pjanic resta in campo, il risultato si capovolge, e il giorno dopo crolla anche il Napoli. Sconfitto più da quella mancata espulsione, che dalla Fiorentina. Addio scudetto. Addio desiderio di sognare. E addio, per quanto mi riguarda, al calcio. Poi la pandemia quest’ anno ci mette il suo, rendendo ridicoli quegli atleti che corrono su prati deserti. In ragione di un solo Dio: il denaro degli sponsor! Vuoti di pubblico, privi di ogni energia emozionale.
Le soluzioni ? Boh. È una crisi di sistema, che parte da lontano, dai primi proventi della pay tv, che arricchiscono i forti, ed indeboliscono i deboli. Andrea Agnelli fa solo il suo mestiere, portando i ricavi a 621 milioni( dati 2019 ), quasi il doppio dell’ Inter, seconda in questa classifica economica. Gli altri bilanci, distanziati anni luce. Chi c’è da comprare , Ronaldo? Non lo comprerà di certo il Genoa. E via così. Ripeto, è una crisi di sistema. Ma il calcio è morto. Possiamo vivere solo di ricordi, quando Enrico Ameri si collegava dagli stadi poveri, annunciando gol da favola, che oggi non esistono più. Amen
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