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Un momento del Marrageddon a Milano; sul palco dell'Ippodromo La Maura Salmo, Marracash e Noyz Narcos

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MILANO – Si era autoproclamato king del rap con l’uscita dell’omonimo album nel 2011 ma dopo quanto è accaduto lo scorso 23 settembre, è inevitabile ammettere che Marracash è stato ufficialmente incoronato re del rap italiano. Il festival da lui realizzato, il Marrageddon (nome peraltro del brano contenuto in “King del rap”, in collaborazione con Salmo) è stato un evento senza precedenti che ha celebrato la cultura hip hop italiana.

All’ippodromo La Maura di Milano, in 85 mila si sono riversati per assistere a 7 ore no stop di musica rap, con numerosi ospiti della vecchia guardia e anche giovani emergenti, tra gli annunciati da tempo in line up e diverse sorprese.  Marra lo ribadiva da un po’: «Si farà la storia». Ed è innegabile che sia andata proprio così. La storia è stata fatta e si è ripetuta anche lo scorso sabato (30 settembre) a Napoli, all’ippodromo di Agnano.

Una visuale dall'alto con 85 mila persone all'Ippodromo La Maura di Milano per il Marrageddon
Una visuale dall’alto dell’Ippodromo La Maura (San Siro) con le 85 mila persone durante il Marrageddon

In Italia non si era mai visto un festival rap fino ad ora, non si erano mai registrate tutte insieme 85 mila persone “devote” a questo genere, a questa cultura. Eppure è successo. E non è un caso se ciò è avvenuto nell’anno in cui si celebra il 50esimo anniversario dell’hip hop (11 agosto; ndr).

Il Marrageddon ci ha dato contezza di quanto questo genere musicale sia longevo e di quanto, mi come oggi, tenda a perdurare, tra le vecchie e le nuove generazioni. Lo hanno dimostrato i genitori, partecipi, che hanno voluto accompagnare i figli al festival e lo hanno dimostrato i figli, partecipi quanto i genitori, che hanno voluto presenziare. Ma lo ha dimostrato soprattutto la scelta degli artisti che dalle prime ore del pomeriggio hanno calcato il palco dell’ippodromo La Maura di Milano. La vecchia guardia e le nove leve, insieme in un’unica giornata, a dimostrazione che il rap continua ad esistere e che in Italia la cultura si diffonde sempre più.

E probabilmente ci voleva Marracash per realizzare tutto questo, perché nessuno prima d’ora, in Italia ha mai avuto il coraggio di “scendere in campo” e creare un evento unico, dando dimostrazione che si può fare, che il rap esiste, che la cultura hip hop si propaga (che che ne dicano i cultori snobbando, specialmente tra gli emergenti, alcuni nomi in scaletta). È vero anche però che questo è stato il Marrageddon, non il festival dell’hip hop; e pertanto­ – nonostante le numerose ospitate nei vari set degli artisti (tipico del rap) – ad esibirsi sono stati comunque i rapper della cerchia di Marra mentre tanti altri sono rimasti a casa, forse un po’ invidiosi, ma comunque meritevoli di celebrare il rap.

Che sia comunque un modo per spronare gli artisti italiani a celebrare una cultura che si, nel bel Pese è arrivata con qualche anno di ritardo, ma che comunque, mai come ora, resta predominante nella scena musicale? Certo non sarà facile eguagliare, tantomeno superare, ciò che il king del rap ha realizzato; un evento senza precedenti, quello di cui avevamo (e continuiamo ad averne) davvero bisogno.

Ma cosa è successo esattamente al Marrageddon a Milano? La storia si è fatta davvero, il rap è stato il vero protagonista (dopo Marra ovviamente) e il vecchio e il nuovo si sono uniti sullo stesso palco. A partire dalle nuove leve: Kid Yugi, Miles, Anna, Paky, Shiva, che hanno intrattenuto il pubblico dalle prime ore del pomeriggio. Il festival è poi proseguito con grandi nomi della scena rap. Fabri Fibra in primis, che sul palco ha ripercorso in 55 minuti di concerto la sua carriera, dai brani recentissimi come “Parafulmini” (ft. Ernia e Bresh) a canzoni più legate agli inizi della sua carriera con un medley di “Mr. Simpatia”.

Poi il turno di Salmo, anche lui per 55 minuti sul palco, tra brani che contraddistinguono i suoi live come “90 min.” e “Russel Crowe”, al dj set che inevitabilmente ha fatto ballare tutte le 85mila persone che hanno popolato l’ippodromo di Milano. È proprio con Salmo che è arrivata una delle prime sorprese del Marrageddon: Noyz Narcos, rapper e produttore discografico italiano che ha regalato poi al pubblico quella che è stata la prima vera uscita di Marracash sul palco, in vestaglia da pugile e passamontagna rosso, con una esibizione indimenticabile del “trio”. In realtà le sorprese sono arrivate già nel pomeriggio con Tedua che ha dato un assaggio del suo ultimo album “La divina commedia” ed Ensi e Nerone, due rapper italiani della vecchia guardia, che hanno presentato il loro joint album “Brava gente”.

Ovviamente, la presenza più attesa sul palco dell’ippodromo La Maura è stata Marracash, il protagonista indiscusso del festival, che per l’uscita ufficiale è arrivato circondato da un corpo di ballo, in un’atmosfera cupa, incitando sottovoce la sua «Milano» e introducendo “Badabum cha cha”. Dopo essersi goduto il suo pubblico che ha cantato assieme a lui alcuni dei suoi brani ­– regalando anche il “duetto” con Fabri Fibra – ecco sul palco Guè.

Marracash e Guè durante la loro esibizione al Marrageddon di Milano
Marracash e Guè durante il Marrageddon di Milano

Con lui si è tornati ai tempi dei Club Dogo (gruppo hip hop, formato da Guè, Jake La Furia e Don Joe, nato nel 2002 dopo lo scioglimento delle Sacre scuole, altro trio formato dai primi due più Dargen D’Amico; ndr) per poi viaggiare sui brani di “Santeria”, album in studio del 2016 di Marra e Guè, passando per altre loro collaborazioni.
E poi il vero concerto di Marracash, che tra coreografie urban, getti di fuoco ed effetti speciali, ha ripercorso sul palco la sua carriera regalando agli 85mila spettatori altre numerose sorprese. A partire da Mahmood, che ha emozionato con il brano “Io”. E poi Marra, assieme a Blanco per “Nemesi”,  assieme a Madame con “L’anima”. Immancabile anche il “duetto” Marra e Lazza e poi Marra, Lazza e Paki.

Marracash sul palco del Marrageddon a Milano tra getti di fuoco
Marracash tra getti di fuoco sul palco del Marrageddon

Una canzone dietro l’altra, una sorpresa dietro l’altra, un tripudio di emozioni che ha contraddistinto questo festival conclusosi poi con uno spettacolo di fuochi d’artificio, a celebrare la nascita di quello che è stato il primo (e si spera non l’ultimo) vero festival hip hop in Italia.


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