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TRE giovani su quattro hanno avvertito il bisogno di un supporto psicologico negli ultimi cinque anni. È quanto emerge dalla nota sulla salute mentale del Rapporto dell’Osservatorio Wellfare diffusa dal CNG (Consiglio Nazionale dei Giovani) e realizzata con il supporto tecnico di E.U.R.E.S (Ricerche Economiche e Sociali). Secondo l’indagine, che ha coinvolto 1.100 giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni, il 75% dei giovani ha avuto bisogno di un supporto psicologico, ma solo il 27,9% si è rivolto a un professionista ricevendo l’aiuto necessario. L’11,2%, pur rivolgendosi a un professionista, non ha riscontrato i benefici attesi e il 35,9%, pur avvertendone la necessità, non si è rivolto ad alcun professionista, trascurando e talvolta aggravando il disagio interiore. L’esigenza è trasversale e condivisa dalla maggior parte del campione in tutte le sue articolazioni.

La richiesta di aiuto, coerentemente con la maggiore frequenza di disagio psicologico rilevato nella componente femminile della popolazione, assume caratteri critici tra le giovani donne: l’87,3% dichiara di aver avvertito la necessità di ricevere un sostegno, a fronte del 61,8% dei coetanei uomini. Analizzando i dati dal punto di vista anagrafico, la richiesta di un sostegno appare particolarmente avvertita nella fascia tra i 20 e i 29 anni: si riscontra il 78,5% tra i 20-24enni e il 78,8% tra i 25-29enni. Scende al 64,1% tra i 15-19enni e al 60% tra i 30-35enni. La richiesta risulta, inoltre, più elevata tra i giovani residenti nelle regioni del Centro (79,4%) e del Sud (76,8%); scende leggermente al Nord (71,8) dove, nonostante i livelli di welfare risultino più elevati, il disagio psicologico e la richiesta di sostegno si confermano maggioritari. Già nel 2013 il Piano di azioni nazionale salute mentale (PANSM) evidenziava la rilevanza dei disturbi neuropsichici nell’infanzia e nell’adolescenza e le ricadute sui percorsi di vita, raccomandando un approccio volto a garantire accessibilità alle cure, tempestività della presa in carico, continuità e personalizzazione dei processi di intervento. Quasi la metà dei casi problematici di salute mentale si verifica già entro i 14 anni di età e il 75% di questi si sviluppa entro i 24 anni. Difficilmente, tuttavia, viene individuata la causa e ancor più raramente di attiva la presa in carico.

La pandemia ha avuto un effetto di amplificazione non solo sulla diffusione del disagio psicologico, ma anche sulla sua prevenzione e cura. Tra il 2020 e il 2021, infatti, i lockdown hanno comportato per i giovani la perdita di una routine in cui scuola, sport, occasioni di svago e relazioni amicali garantivano lo sviluppo emotivo e sociale necessario per l’equilibrio psicologico nel percorso di crescita. Le manifestazioni di disagio sono aumentate significativamente già durante il primo lockdown, quando gli adolescenti hanno iniziato a manifestare tristezza, ansia, bassi livelli di ottimismo e timori per il futuro; questi sintomi hanno riguardato soprattutto le ragazze, con un incremento dei disturbi dell’umore, del sonno e del comportamento alimentare e un aumento di ritiro sociale, fenomeni di autolesionismo, tendenze suicidarie e altri disturbi del neuro-sviluppo.

“Lo studio mette in luce la necessità urgente di azioni concrete per affrontare una vera emergenza” ha commentato la presidente del CNG Maria Cristina Pisani che, a proposito dei dati inerenti alle donne, specifica siano indicativi “dell’importanza di interventi mirati che tengano conto delle specificità di genere”. Secondo il CNG e Pisani, inoltre, “l’impegno di tutti deve concentrarsi su politiche che garantiscano accessibilità, tempestività e continuità delle cure, personalizzando gli interventi in base alle esigenze individuali. È cruciale che le istituzioni e le famiglie prestino maggiore attenzione a questo tema, specialmente in un periodo storico come quello attuale. È necessario un piano nazionale organico e permanente che permetta di rafforzare e aumentare i servizi di sostegno alla salute mentale e di supporto psicologico soprattutto per i giovani. Servono sportelli di ascolto psicologico nelle scuole superiori e nelle università, accessibili gratuitamente a tutti gli studenti”.

“Appare essenziale – specifica Pisani – introdurre la figura dello psicologo di base nel sistema sanitario nazionale, come già sperimentato con successo in alcuni distretti sanitari territoriali, iniziativa che dovrebbe andare di pari passo con una campagna di sensibilizzazione per superare lo stigma associato alla ricerca di aiuto psicologico e promuovere una maggiore consapevolezza dell’importanza della salute mentale tra le giovani generazioni, considerato che soltanto il 27,9% delle ragazze e dei ragazzi si è rivolto ad un professionista ricevendo l’aiuto richiesto. Va scongiurata la solitudine e l’abbandono che troppe ragazze e ragazzi sperimentano. Bisogna fare in modo che l’accesso alle cure non sia un privilegio riservato a pochi”. Ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza, che richiede interventi immediati. I nostri giovani non possono più attendere.


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