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Da sinistra, Patrizio Bianchi, Pietrangelo Buttafuoco, Carla Ruocco, Roberto Napoletano, Renato Brunetta e Adolfo Urso

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DUE crisi e un solo uomo, Mario Draghi, a vestire i panni del signor Wolf di tarantiniana memoria con le stimmate dello statista, chiamato (prima) a salvare la moneta unica e (poi) a disincagliare il Titanic Italia.  

Interventi decisivi per la storia contemporanea che il direttore del Quotidiano del Sud (Qds), Roberto Napoletano, racconta in altrettanti volumi. L’ultimo è “Mario Draghi. Il ritorno del Cavaliere bianco” (ed. La Nave di Teseo), presentato ieri al Teatro all’aperto “Ettore Scola” della Casa del cinema di villa Borghese a Roma da una platea di relatori di lusso: oltre allo stesso autore, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, quello per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, la presidente della Commissione banche, Carla Ruocco, e il presidente del Copasir, Adolfo Urso. Tutti moderati dal giornalista Pietrangelo Buttafuoco.

Proprio quest’ultimo ha ricordato come l’attuale premier sia «una chance a disposizione dell’Italia», un attore «imprescindibile nella situazione attuale con un governo formato dalle più disparate forze politiche». Napoletano, ha ricordato Buttafuoco, «è stato a tutti gli effetti un interlocutore del percorso di Draghi, passato dall’essere uomo pubblico a uomo politico».  

BRUNETTA

Brunetta, nel suo intervento, ha parlato di “momento Draghi”, uno dei passaggi decisivi «nell’onda verde che da oltre un anno il nostro Paese sta vivendo». Il primo «elemento di questa congiuntura favorevole è stato il cambio di paradigma della Merkel rispetto alla linea che, prima del Covid, la vedeva ostile a qualunque forma di indebitamento dell’Europa».  

Il secondo step «sono stati i presupposti per la creazione, in Italia, di una grande coalizione di unità nazionale che potesse, finalmente, far cambiare registro al nostro Paese». L’unico in grado di poterla guidare, ha sottolineato il ministro «era Mario Draghi». Oggi, ha continuato, «nulla è impossibile: abbiamo approvato il Pnrr nei tempi previsti e lo stesso abbiamo fatto con le riforme. Non era mai successo».

BIANCHI

Il ministro Bianchi, da parte sua, ha evidenziato che «i momenti favorevoli non durano in eterno, sono finestre che vanno sfruttate se non si vuole correre il rischio di perderle». L’Italia, ha detto, «deve investire in Europa per esserne il leader», sfruttando la fase «declinante di Merkel e Macron». Nella Ue l’attesa nei confronti del nostro Paese «è molto elevata» ma «occorre cambiare la nostra società, dando a tutti, in qualunque area del Paese, pari opportunità».

Ed ecco la questione del Sud. Ringraziando Napoletano per la «straordinaria avventura» da editorialista nel Quotidiano del Sud, Bianchi ha sottolineato che «il governo sta facendo investimenti nel Mezzogiorno».

Poi il suo campo, la scuola. «Non ci possiamo permettere – ha affermato – di lasciare a casa un ragazzo su tre. Non c’è possibilità di cambiamento se la scuola non torna al centro. Abbiamo risorse da spendere ma se non formiamo le competenze quei soldi ci si ritorceranno contro».  

URSO

Chi non fa parte della maggioranza  è Fratelli d’Italia, da cui proviene Adolfo Urso. «Per Giorgia Meloni – ha detto – il governo deve essere espressione del consenso elettorale. Ha portato avanti questa linea con i due esecutivi guidati da Conte e, per coerenza, fa lo stesso con Draghi». Ciò non significa che non ci siano punti condivisi, ad esempio «la collocazione internazionale dell’Italia, europea e atlantica». Draghi, ha concesso, è comunque «il meglio che l’Italia può esprimere e noi ci confrontiamo con lui in ogni atto del Parlamento».  

RUOCCO

Per Carla Ruocco,  M5s, «Draghi opera in continuità rispetto ai risultati ottenuti dall’ultimo governo Conte, che ha dovuto fronteggiare l’emergenza Covid. Sono contenta che il libro di Napoletano gli riconosca il giusto merito». Il volume «si apre con temi importanti, come l’incompletezza dell’unione bancaria e gli eurobond. Poi il Sud «sul quale, da presidente della commissione Finanza ho fatto un’indagine approfondita rilevando una spesa pubblica davvero iniqua».  

NAPOLETANO

Ha chiuso la conferenza Napoletano. «Usciamo da un lunghissimo periodo di dibattito pubblico malato – ha tuonato – nel quale la responsabilità di un’informazione sganciata dai numeri, piena di retorica, ha una responsabilità incommensurabile. Non è possibile assistere ai talk nei quali ci si occupa di tutti i retrobottega dei partiti, senza parlare di capitale umano, asili nido, scuola e occupazione». Draghi, ha osservato, «in passato ha salvato l’euro e lo ha fatto con il coraggio, la reputazione, la parola di una persona».

Ora l’obiettivo «è la ripartenza dell’Italia che è ancora più complicata. Il premier non ha la bacchetta magica ma è uno che dice cosa si può fare e cosa non si può, aggiungendo che bisogna farlo in fretta. E ha il pregio di avere un linguaggio essenziale». Sul Quotidiano del Sud «abbiamo raccontato l’interesse dei fondi anglosassoni, decisi a investire sull’Italia. Dobbiamo dimostrare di credere in questo. I soldi non servono a niente se non siamo capaci di spenderli». 


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