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Il saluto di Romano Prodi al feretro

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L’ABBRACCIO più vero ed intenso della sua inseparabile Bologna sta tutto nell’applauso forte, scrosciante, quasi senza fine che accompagna il suo feretro all’uscita della chiesa di San Giovanni in Monte, nel cuore del centro storico bolognese, proprio a due passi da casa Prodi, in via Gerusalemme, appena dietro piazza Santo Stefano. Quelle stradine appartate la moglie di Romano Prodi, il Professore come lo chiamano tutti con affetto e un po’ di deferenza a Bologna, Flavia Franzoni le ha percorse per decenni nei suoi tailleurs impeccabili ma altrettanto sobri, l’espressione assorta della studiosa a tempo pieno, eppure sempre pronta ad aprirsi in un sorriso solare, magari durante un caffé al bancone di uno dei mille baretti del centro.

Ieri è stata la giornata dell’addio, dopo un malore che l’ha colpita mentre percorreva insieme con l’adorato marito Romano un sentiero in salita della famosa Via Francigena in Umbria. La piccola chiesa di San Giovanni in Monte è separata dalla centralissima via Farini da un piccolo declivio. Ma già un’ora prima del funerale la piazzetta era gremita. Nomi illustri che arrivavano alla spicciolata, ma soprattutto la Bologna normale di uomini e donne abituati e affezionati a quella coppia, Flavia e Romano, che in fondo era davvero una di loro. Quella in cima alla salitina è la loro parrocchia, lì Romano Prodi e Flavia Franzoni venivano immancabilmente ogni domenica, e lì avevano festeggiato tempo fa i loro cinquant’anni di matrimonio, nozze d’oro a suggello di una unione coniugale guardata con ammirazione.

Ieri mattina ogni pensiero era per la Flavia, improvvisamente strappata all’amore del suo Romano. La famiglia allargata Prodi-Franzoni occupa in breve tutta la parte destra della chiesa tra fratelli, zii e nipoti. Dall’altro lato ci sono i nomi importanti. Ecco il decano dei senatori, Pier Ferdinando Casini e poi il professor Patrizio Bianchi e consorte, il sindaco di Bologna Matteo Lepore in fascia tricolore, il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, la segretaria dem Elly Schlein, il vice ministroGaleazzo Bignami e l’ex premier Mario Monti. Poi arrivano Mario Draghi, Walter Veltroni, Massimo D’Alema e anche Gianni Morandi.

Prima della funzione il Professore Romano se ne sta nella navata centrale, il viso solcato dal dolore, eppure pronto a dedicare un sorriso e una parola ai tantissimi in fila per salutarlo. E quasi fa appena in tempo prima che il cardinale Matteo Zuppi faccia il suo ingresso per dirigersi verso l’altare, vestito nei paramenti solenni arcivescovili prima di indossare solo la zucchetta cardinalizia. L’arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana imposta tutta la sua omelia su tre parole chiave, “amore”, “legame” e “insieme”. La cornice entro la quale si sono mossi per oltre cinquant’anni Flavia Franzoni e Romano Prodi, entrambi di stretta osservanza religiosa. “Insieme in una simbiosi che quasi fa confondere le calligrafie, osserva il porporato, ma insieme nella diversità”. Sembra quasi che non legga, Zuppi, ma parli direttamente a loro due, Flavia e Romano. Tratteggia l’impegno accademico e sociale di lei definendola di “una radicalità dolce”, una mitezza di carattere che – sottolinea il cardinale arcivescovo – non rinunciava mai a essere “rigorosa”. E “insieme”, appunto, moglie e marito hanno saputo dare la cifra dell’amore che “è aprirsi all’altro e agli altri”. Dunque Flavia “mite e umile di cuore”, “profondamente saggia”; e ancora, “riservata in un mondo spesso sguaiato”.

La sua saggezza, racconta Zuppi, “la portava spesso a dire che per ogni strappo c’è un rammendo. Uno strappo può essere doloroso ma il rammendo è importante”. Il cardinale evidenzia, ancora, la scelta accademica fatta dalla moglie di Prodi, che nel solco del sociologo Achille Ardigò, decise di dedicarsi maggiormente ai poveri, agli emarginati, agli svantaggiati “temperando così le posizioni degli economisti”. Il rito funebre va avanti piano, rispetta tutte le cadenze liturgiche e si chiude con due applaudite testimonianze della signora Flavia. C’è appena il tempo per la benedizione conclusiva del feretro. Alla fine, giù nella strada, tra Stefano Bonaccini, Giulio Santagata e altri amici di vecchia data della coppia s’incrociano valutazioni sull’avvenire incerto del Pd. Ma questo è il giorno di Flavia, del saluto estremo alla straordinaria moglie del professor Romano. Il resto, tutto il resto verrà dopo.


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