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Possiamo capire la Royal Marine, ma non quello del Rugby football Union. Anche questa “stelletta”, tra le altre più importanti, è stata tolta a Harry dalla nonna Elisabetta. E ci sembra una cattiveria gratuita.
No, non sto ironizzando. Mi rendo conto che la vicenda dei duchi di Sussex (non ho capito se a questo punto gli verrà tolto anche questo titolo) Harry e Meghan, “cancellati” dalla royal family, in questo momento di sofferenza mondiale e di guerra globale contro il nemico invisibile che chiamiamo Covid, può sembrare un dettaglio irrilevante.
E invece mi ha colpito. Potrebbe essere inquadrata nella vittoria delle “regole” (a Buchingam Palace preferiscono parlare di “doveri”) su tutto. È sicuramente la sconfitta dei sentimenti. Non sappiamo che tipo di influenza su questa decisione abbia avuto William, il fratello più grande, il vero erede al trono, se ha condiviso, se ha tentato di opporsi o se addirittura ha “spinto”.
Ma le lotte e le invidie tra fratelli, in realtà, non ci sorprenderebbero più di tanto, ci siamo abituati sin dai tempi di Caino. Sorprende di più Elisabetta. Quale nonna toglierebbe tutto al proprio nipote, peraltro a pochi mesi dalla nascita di un nuovo pronipotino?
Il fatto che Elisabetta sia anche regina, non cambia nulla dal punto di vista del cuore. E il suo – non solo sugli schermi della fiction The Crown – ci sembra davvero arido. Harry e Meghan non moriranno di fame. Lei, come si suol dire, era già ricca di suo. E pare che in questo ultimo anno abbiano firmato contratti plurimilionari. Ma possiamo immaginare la loro tristezza nel sapere di essere circondati da parenti- serpenti. Per noi, osservatori esterni, è il trionfo dello squallore. Ancorché regale.
Non tutto quello che viene da Oltremanica però è da criticare. Prendiamo la gestione dei vaccini contro il Covid e la loro distribuzione massiccia attraverso l’utilizzo di spazi pubblici già esistenti. Senza tendoni con le primule, tanto per capirci. E a questo proposito vorrei sottolineare il cambio di passo annunciato dal nuovo premier Mario Draghi che ha annunciato l’addio ai mega-tendoni griffati e costosi (con uno spreco di soldi pubblici incredibile, 400.000 euro l’uno) solo per fare scena.
Finalmente torniamo alla sostanza: per fare i vaccini utilizzeremo le attrezzature che già abbiamo della protezione civile e dell’esercito, e forse i palazzetti dello sport e gli spazi fieristici di cui sono dotate tutte le grandi città italiane, per giunta con ampi parcheggi (cosa peraltro che sta già avvenendo, per esempio, alla Mostra d’Oltremare a Napoli). Le primule, vivaddio, resteranno a fiorire nei campi. Con buona pace del commissario straordinario Domenico Arcuri.
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