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Andrea Bernardo, amministratore locale per 18 anni, con esperienza in Anci a vari livelli: «La globalizzazione non è stata percepita nei piccoli comuni della Basilicata».
Quindici anni da sindaco dal 2007 al 2022, una lunga esperienza in Anci (2021 al 2024) e una vita spesa ad osservare le dinamiche dei piccoli comuni lucani: Andrea Bernardo, l’ex sindaco di Colobraro, oggi vicesindaco, offre una riflessione sulla globalizzazione e il suo impatto sui territori.
Sei stato Sindaco di Colobraro per più consiliature e Presidente Anci della Basilicata. Hai maturato pertanto una certa esperienza in tema di governo locale durante questa prima intensa fase della globalizzazione in cui sono avvenuti diversi cambiamenti, anche a livello europeo e nazionale. Penso ad esempio alla riforma costituzionale del titolo V del 2001 e all’entrata nella moneta unica dell’Euro nel 2002. Dal Tuo osservatorio privilegiato come pensi la globalizzazione abbia agito sulle dinamiche locali? Ha avuto secondo Te più effetti positivi o negativi? Cosa hai percepito? A Te la parola…
Si sono stato Sindaco quindici anni di un piccolo Comune, sono Vicesindaco ancora, quindi sono da 18 anni amministratore e da altrettanti anni in Anci, prima nei piccoli Comuni, poi nel direttivo Anci regionale, poi Vice Presidente Anci Regionale e Presidente Anci regionale, di conseguenza anche membro del direttivo Anci nazionale, in precedenza sono stato Consigliere Anci nazionale. Per quanto riguarda l’influenza della globalizzazione, se dovessi rispondere d’acchito direi che la globalizzazione non l’abbiamo neanche percepita nei nostri piccoli comuni, e credo anche nella piccola regione Basilicata.
EFFETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE: LUCI E OMBRE NEI PICCOLI COMUNI
E’ tutto così molto lento, molto legato a una quotidianità ripetitiva, per cui credo che nella maggior parte delle persone non si sia assolutamente percepita. Se poi come globalizzazione dobbiamo pensare magari all’uso di nuovi media e soprattutto dei social, limitatamente alla popolazione giovanile ha influito molto. Però non saprei dire quanto e in che modo, pur avendo due figli adolescenti, in quanto è una generazione difficile da capire e da coinvolgere, che risulta sfuggente, quei giovani di cui tanto si parla nelle canzoni, nei libri e nei film, coloro che chiedono di sbagliare da soli, di lasciarli fare, che sembrano spaesati nel mondo reali e tendono a rifugiarsi nel mondo virtuale; quindi non riesco a percepire quali ripercussioni ci siano su di loro e di conseguenza promanino sulla collettività.
Però da alcuni dati statistici e sociologici nazionali, oltreché da quanto direttamente osserviamo nei nostri Paesi, di certo è crescente il numero dei giovani dipendenti dai social, dei Neet (ovvero di giovani né occupati e né inseriti in un percorso di istruzione o formazione), di coloro che manifestano nevrosi, disturbi sociali o di salute mentale, dei ludopatici; quindi l’uso dei media sta creando e creerà situazioni sociali nuove e non conosciute, delle quali è necessario che i servizi sociali comunali e socio-sanitari regionali inizino ad occuparsi da subito, onde evitarne il degenerarsi.
GLOBALIZZAZIONE, TITOLO V E AUTONOMIA DIFFERENZIATA: LE SFIDE DEL FUTURO NEI COMUNI
Devo dire anche che la globalizzazione (forse più che la globalizzazione la modernizzazione, e quindi lo slegarsi da qualche tradizione oramai superata), alcune novità le ha portate anche nel campo sociale, familiare ed economico dei piccoli Paesi, in particolar modo è emersa dal 2020, dal lockdown in poi, l’abitudine di vivere maggiormente in casa e socializzare meno, si sono rese le abitazioni domestiche degli scrigni all’interno dei quali ci sono tutti i confort, case domotiche e tecnologiche con tutti i media e tanti abbonamenti a tv e ad altri servizi, ove ogni componente familiare oramai detiene il proprio smartphone, la propria tv e il proprio pc, illudendoci di poter vivere felici in questo scrigno dorato per sempre, salvo lamentare una sempre maggiore e cocente solitudine.
Sino a non molto tempo addietro, il senso di libertà era dato dall’avere una bicicletta, una motocicletta, un’automobile, ovvero mezzi utile ad uscire e socializzare; adesso qualche ragazzo neanche prende più la patente ovvero non usa l’auto, perché ritiene possa fare tutto da casa; ancor più quelli che si sono spostati per motivi di studio nelle Città, ove viaggiano con i mezzi pubblici, ma almeno questa è una novità sicuramente positiva della globalizzazione. E’ aumentato chiaramente anche nei nostri comuni, anche nella nostra regione il commercio on line, quindi noi vedevamo nel periodo del lockdown, quando non poteva girare nessuno, un numero considerevole di corrieri per le consegne a domicilio di ogni genere di prodotto, alimentare e non, ma quella si credeva fosse un’esigenza contingente, invece è stata la stura ad un fenomeno divenuto esponenziale.
PNRR E RITARDI: LA BUROCRAZIA FRENA LO SVILUPPO
Oggi, a chi mi dice stanno chiudendo alcune attività commerciali, rispondo «qual è il problema? Tanto ci porteranno a casa finanche il pane e il prosciutto». Le famiglie sono quasi tutte organizzate, anche perché le case nei paesi sono prevalentemente unifamiliari con annesse delle pertinenze, per cui hanno congelatori, affettatrici, macchinette per conservare gli alimenti mettere sottovuoto e altri elettrodomestici, quindi praticamente prima si facevano i prosciutti e i salami e si dovevano conservare con determinati modi (sott’olio o in altri modi), adesso si acquistano e si conservano sottovuoto nel congelatore che è sempre ben rifornito.
Questa è stata un’influenza della globalizzazione che peraltro contribuisce a far pesare meno la perdita di servizi o la difficoltà per gli anziani di spostarsi; ma la vita di Paese conserva le medesime modalità lente compassate e abitudinarie; ovviamente le novità dovute alla globalizzazione tendono a essere colte dalla popolazione più giovane, più istruita ed economicamente con maggiori possibilità, escludendo la gran parte della popolazione, parte della quale non ne ha nemmeno ancora consapevolezza dell’esistenza o delle modalità d’uso dei nuovi strumenti; poco utilizzate, ad esempio, sono le facilitazioni provenienti dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione tutta.
GLOBALIZZAZIONE NEI COMUNI UN APPELLO ALLA DEMOCRAZIA DIGITALE
Anche questa intelligenza artificiale, mi chiedo, in cosa consiste la sua portata innovatrice, che anziché consultare un’enciclopedia, gli dai tu un’idea e quella te la sviluppa? I lati positivi ancora non si vedono, ma quelli negativi sì, perché moltissime figure professionali non avranno più motivo di esistere, tipo insegnanti di recupero, lezioni, grafici, tutta una serie di attività che ormai è tutta on line. Vedremo gli sviluppi. Per il momento l’impatto sulla quotidianità della stragrande maggioranza di persone è quasi nullo. Certo, chi avrebbe mai pensato che in un telefonino oggi abbiamo il mondo con due click? Facciamo quello che vogliamo e sembriamo i padroni del mondo, tanto che ne siamo quasi tutti dipendenti.
Degli effetti del passaggio alla moneta unica tra i Paesi europei e quindi dell’entrata in vigore dell’Euro, cosa ne pensi…
L’entrata della moneta unica dell’euro è stata smaltita molto velocemente. Si pensava che gli anziani avrebbero potuto avere problemi, ma non c’è stato nessunissimo problema, nessuno si è mai sentito dire… «eh ma quando c’erano le lire!». Certo, c’è stato un aumento dei prezzi notevole, dovuto al cambio di fatto praticato mille lire = 1 euro, che ha portato quasi al raddoppio del costo della vita, ma anche questa circostanza è stata metabolizzata da tanto tempo.
EURO, TITOLO V E AUTONOMIA DIFFERENZIATA: LE SFIDE DEL FUTURO
Credo che adesso una vera svolta globale sarebbe l’eliminazione dei contanti, ci sono tutti gli strumenti elettronici per addivenire a ciò, il che comporterebbe una significativa rivoluzione economica e il raggiungimento dell’equità sociale, perché sarebbe tutto tracciabile e saremmo veramente certi di quanto guadagna ciascuno, così correttamente ognuno pagherebbe quello che è dovuto, sicuramente ci sarebbe una rimodulazione delle tasse, si potrebbe individuare chi effettivamente ha bisogno di essere sostenuto ed aiutato e sarebbero finalmente attuati i principi di solidarietà equità e uguaglianza indicati nella Carta Costituzionale; l’eliminazione del contante aiuterebbe anche a combattere il crimine, perché almeno dovrebbero inventarsi un’attività illecita con la quale coprire le attività illecite, sarebbe così più facile smascherare le attività illecite e i special modo il riciclaggio di denaro: questa sarebbe la nuova rivoluzione, a distanza di appena ventitré anni dall’euro, bisognerebbe già eliminare l’euro secondo me.
Sulla riforma del Titolo V della Costituzione invece…
Mah, devo dire che al momento è stata una riforma indolore! Sicuramente tante competenze riconosciute alle Regioni, il ché, per una regione piccola quale la nostra, fa anche comodo, perché con le relazioni brevi in essere si riesce facilmente ad intrattenere buoni rapporti tra tutte le istituzioni: Regione ed enti subregionali, Aziende sanitarie, Anci, Comuni, UPI, Province, la Regione Basilicata. Il Titolo V con l’autonomia sotto questo aspetto è stato un vantaggio per gli enti locali, in specie di piccole dimensioni, stante la difficoltà a relazionarsi direttamente col governo e i suoi ministeri e tutta la grande e complessa macchina amministrativa statale.
UNA RIFORMA “INDOLORE” E GLOBALIZZAZIONE CON VANTAGGI PER I PICCOLI COMUNI
Tuttavia credo che si sia eccedendo, seppure ancora non ne conosciamo le reali ripercussioni, con il riconoscimento dell’autonomia differenziata alle Regioni che ne faranno richieste, riforma che si reputa essere la vera attuazione del titolo V, anche se, al momento, non è stato sottoscritto alcun accordo di autonomia differenziata tra Governo e Regioni, quindi difficile capire dove ci porterà questa autonomia differenziata. Nel frangente, come Anci abbiamo chiesto e chiediamo di enucleare i LEP, i Livelli Essenziali delle Prestazioni, e assicurare ad ogni Regione e ad ogni Comune le medesime risorse finanziarie per garantire le prestazioni in egual modo a ciascuno dei cittadini italiani, indipendentemente da dove risiede.
Comunque la sfida dell’autonomia differenziata oramai va accettata trattandosi di norma costituzionale che recentemente ha trovato attuazione nelle norme attuative, pur tuttavia preoccupano i dati pubblicati in questi giorni inerenti i Lea, Livelli Essenziali Assistenziali, dai quali emerge stiamo messi malissimo nelle Regioni del Mezzogiorno e nella nostra Basilicata, quindi, come spesso quale Presidente Anci avevo evidenziato ai tavoli con la Regione e Agenas, molto abbiamo da migliorare per l’assistenza medica, come molto abbiamo da recuperare in ambito Lep, ma temo che nessuno troverà mai le capacità e i soldi né per i Lep e né per i Lea.
AUTONOMIA DIFFERENZIATA: INCOGNITE E PREOCCUPAZIONI
Questo sarà il vero problema del futuro, in quanto la globalizzazione metterà sempre più ai margini quella parte di anziani di cui parlavo prima, che poi sono coloro che hanno da 60 anni in su, perché non sono ancora totalmente globalizzati, multimediali, tecnologici e quant’altro, per cui rischiano di rimanere fuori dai sistemi, nel frangente che cerchiamo ancora i modi e le risorse affinché i piccoli Comuni possano sopravvivere o vivere o rilanciarsi. Noi avremo una popolazione – i dati sono certi – sempre più anziana in Italia, e in Basilicata penso peggio, come la Calabria e tutti i piccoli comuni d’Italia, tutti, i veri problemi saranno basati sul sociale, le sue declinazioni, sociale, socio-assistenziale, socio-sanitario, e sanitario.
E temo che non ci stiamo preparando a questa situazione. Dicevo ad un convegno che, mentre i Comuni aventi sui tremila abitanti nel periodo del boom economico (anni sessanta/settanta) gradualmente nel giro di cinquant’anni sono scesi intorno ai 1.000 abitanti e sono destinati piano piano a spegnersi, i Comuni tra i 3mila e i 5mila abitanti tra una ventina d’anni saranno dimezzati e senza giovani, Comuni di anziani senza prospettive di futuro e temo senza i servizi necessari al mutamento della popolazione.
IL FUTURO DEI PICCOLI COMUNI: INVECCHIAMENTO E SERVIZI A RISCHIO
Con l’autonomia differenziata i piccoli Comuni italiano ce la faranno? Tutti ce la faranno? Io credo che alcune Regioni nemmeno ce la faranno a fornire i servizi sociali e sanitari, penso alle Regioni con minori risorse economiche, di minori dimensioni e del sud in particolare. E qui torna il tema della globalizzazione, o più che altro quello della continua emigrazione oramai dai tanti volti. Nei Comuni abbiamo già l’esperienza di persone anziane che, o perché non accettano la badante, o perché non vogliono andare in casa di riposo, o perché non hanno più una famiglia intorno, sono rimasti da soli e si trasferiscono dai figli in altre Regioni d’Italia, al Nord in particolare.
Oppure si trasferiscono alcuni mesi all’anno, solitamente da ottobre a maggio, per far da baby sitter ai nipoti oppure perché hanno semplicemente voglia di vivere dell’affetto dei figli e/o dei nipoti. Poi, con il trascorrere del tempo restano sempre un po’ di più al nord. Seppure, chi non emigra verso altri Stati europei, ma in altre Regioni italiane non viene più considerato emigrato, in quanto rientra spesso in Paese, almeno a Natale, Pasqua, in estate ed altre feste comandate; ma oramai ciò avviene sempre meno, si torna soltanto d’estate perché si portano i genitori lì, magari perché chiude una casa, mantenere due case ha dei costi, se ci sono problemi economici.
Ovviamente qui mi sono limitato a portare l’esperienza nel mio Comune, che, come ho potuto riscontrare dagli incontri avuti durante la mia Presidenza Anci, è simile in tanti Comuni lucani e italiani. Se dovessi dire invece come la globalizzazione sta cambiando le cose in Italia e in Europa, chiaramente nei dettagli non lo saprei raccontare.
GLOBALIZZAZIONE DIGITALIZZAZIONE: SFIDE E RITARDI NEI COMUNI
Mi sembrano un poco sotto gli occhi di tutti gli stravolgimenti, però rimane che per quanto si era detto che i mezzi e le informazioni sarebbero stati a disposizione di tutti, che si sarebbe ridotto il gap culturale economico sociale, devo temere che questo invece non stia avvenendo. Gli strumenti sono poco controllabili, sono poco democratici per quanto sembrino molto democratici, chi dice una stronzata la mattina crea una fake news, e ci sono fake news di tutti i colori: «il Papa è morto», fake news su Putin rappresentato come un santo. Dal punto di vista amministrativo i cambiamenti sono così veloci che i Comuni non riescono a seguirli.
Noi siamo in ritardo sulla transizione digitale della pubblica amministrazione, nonostante i Comuni abbiano avuto una barca di soldi per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, e piano piano si stanno attuando una serie di cose, non è facile stare dietro alle esigenze dei cittadini. Molti siamo ancora ignoranti da un punto di vista digitale, facciamo leva sui nostri figli, come abbiamo fatto tanti durante il lockdown; ma chi non ha familiari o una rete di rapporti intorno non avrà accesso a molte informazioni/opportunità/servizi; quindi bisognerà creare anche un sistema intorno che li aiuti. Mi sembra il minimo.
Per il Pnrr abbiamo fatto uno sbaglio, ossia dare i soldi direttamente ai Comuni e non farli passare dalla Regione, per evitare di perdere ulteriore tempo, non è stato così. Perché le Regioni, come la Basilicata, sono già abituate a gestire i fondi europei, e tali sono anche quali del PNRR, nonché sono avvezze nel tenere i rapporti coi Comuni. Mentre la complessa macchina burocratica dei Ministeri sta dimostrando di non saper gestire i rapporti coi Comuni beneficiari delle risorse Pnrr, rallentando la realizzazione delle opere di vitale importanza.
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