I ministri Paola De Micheli e Francesco Boccia
3 minuti per la letturaUn anno come questo 2020 sarà impossibile da dimenticare. Averlo attraversato più o meno indenni dal punto di vista della salute ha comportato notevoli sacrifici per la propria libertà personale e uno stress enorme. Per chi ha responsabilità di governo certamente è stato ancora più difficile.
E così non c’è poi tanto da meravigliarsi se alcuni membri dell’esecutivo in questi giorni che danno il via alla volata finale che ci porterà al 2021 stanno subendo dei veri e propri crolli psicologici. Non riesco a spiegarmi, se non con la stanchezza mentale, alcune dichiarazioni che definire singolari è un eufemismo.
Prendiamo quella della ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, che – da una parte continua ad affermare che “non c’è alcuna evidenza scientifica ” che il virus si diffonda nei mezzi pubblici affollati – e dall’altra propone, per far tornare i ragazzi a scuola in sicurezza, di scaglionare gli orari di ingresso e uscita all’interno di una fascia oraria che va dalle sette del mattino alle otto di sera e – udite, udite – di mettere nel conto anche le domeniche. “Nei momenti di emergenza, devono cadere tutti i tabù” aggiunge evidentemente soddisfatta della splendida idea che supponiamo le sia balenata in testa di notte, come capita con molte idee geniali, facendola balzare dal letto. Cara ministra, la sua proposta della scuola aperta la domenica potrebbe avere un solo effetto: mandare alle ortiche anche quel briciolo di normalità rimasto in alcune famiglie alla faccia del Covid, tipo il pranzo della domenica anche se non più di sei a tavola, o la passeggiata con i figli e i nipoti al parco quando il clima lo consente, seppure con tanto di mascherina.
Però purtroppo la De Micheli non è l’unico membro del “Conte bis” ad essere particolarmente stanca. Anche il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, avrebbe dovuto prendersi qualche giorno di convalescenza in più dopo che la moglie e lui stesso sono stati contagiati dal Covid. Boccia invece di fatto non ha mai smesso di lavorare nemmeno quando era chiuso in casa per la dovuta quarantena. Come ormai sanno fare tutti gli italiani ha utilizzato tutte le meraviglie della tecnologia informatica per continuare il suo lavoro “da remoto” , come si dice adesso, con videocall a ripetizione. E invece avrebbe fatto bene a riposarsi. A mente più fresca forse avrebbe evitato di blaterare sull’orario di nascita di Gesù bambino e sull’opportunità di anticiparlo “di due ore”, cosi da risolvere il problema della messa di Natale. Un’uscita che è riuscita a far indignare anche chi non è cattolico praticante.
È necessario, per tutelare la salute di tutti, continuare con il coprifuoco alle 22? Ok, va bene. Sono dieci mesi, più o meno, che siamo chiusi in casa e gli amici a volte ci fa paura anche sentirli per telefono (non si sa mai). E nonostante ciò siamo ritornati a cifre “monstre” di 800 morti al giorno per Covid. Per cui – se è necessario – staremo tappati in casa anche la sera della vigilia di Natale. A messa chi vuole andrà il 25 oppure anche il 24 prima del coprifuoco. Ma lasciamo nascere Gesù al suo classico orario, non intromettiamoci in queste cose divine. Detto tra noi trovo molto più saggia la proposta lanciata da Lucio Dalla, il Covid non esisteva ma il nostro mitico cantautore – lui si – era un visionario: e quindi prometteteci, cari ministri, che come forma di ristoro morale ne “l’anno che verrà, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno”. Così forse riusciremo a esorcizzare anche questo Natale 2020 e le vostre stupidissime idee.
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