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È vero, in quest’Italia da ricostruire, ci sono anche i poliziotti cattivi: quelli che hanno pestato a morte il povero Stefano Cucchi e quelli che, nella stessa Genova del sanguinario G8 del 2001, un paio di settimane fa hanno rotto letteralmente le ossa a un cronista di Repubblica che stava documentando una manifestazione. Però, in quest’Italia da rifondare, ci sono pure i poliziotti buoni. Non solo perché la maggioranza di loro tutti i giorni – non è banale ricordarlo – rischia la vita per stipendi mediocri. Ma perché alcuni buoni di cuore lo sono davvero.

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Comprensivi e generosi, come non ti aspetteresti da chi indossa quelle divise che un po’ di timore mettono sempre. È di loro che voglio parlare in quest’Italia da risollevare. Voglio parlare di quei poliziotti (due forse tre) chiamati da un vigilante di un supermercato che ha colto in flagranza di reato un ladro di merce da scaffale. Quando sono arrivati sul posto, questi poliziotti hanno trovato un vecchietto, 90 anni compiuti, che effettivamente aveva rubato una scatola di pasticcini. Non negava, piangeva. Aveva fame, ha raccontato. La sua magra pensione – che nonostante le promesse resta ben lontana di 780 euro – era già esaurita da giorni e il suo frigo era vuoto. Aveva fame e quella scatola di dolci è stata una tentazione troppo forte. Ma adesso si vergognava e «vi prego, non mi portate in prigione».

I poliziotti lo hanno accontentato: niente prigione, i pasticcini li hanno pagati loro e anche qualche altra cosa da poter riporre nel frigo dell’anziano per i prossimi giorni. Non si è trattato di elemosina, ma di generosità pura. È questa l’Italia che ci piace. L’Italia che non si limita a filmare dall’elicottero i migranti che affondano, ma che lancia loro un salvagente. L’Italia che non si scorda dei suoi vecchi. Anche perché se continuiamo così – come ricordano l’Istat e il governatore della Banca d’Italia – tra 25 anni nel nostro Paese, senza il contributo dell’immigrazione, la popolazione nella fascia d’età tra i 20 e 65 anni si ridurrà della bellezza di 10 milioni e mezzo di persone. Gli over 65 già adesso rappresentano il 33% della popolazione italiana. Sabato centomila pensionati italiani, per lo più ultrasessantacinquenni, si sono dati appuntamento in piazza San Giovanni a Roma, per chiedere al governo di ricordarsi di loro non solo come “bancomat”.

Hanno minacciato lo “sciopero dei nonni”, e questo sì che sarebbe un problema enorme per milioni di famiglie che senza il supporto dei nonni non saprebbero come fare, a chi affidare i propri bambini, ad esempio, quando papà e mamma sono ancora al lavoro e l’orario scolastico è finito (o nel caso dei bebè non è mai iniziato perché l’asilo nido non fa parte dei servizi che il welfare prevede per ampie zone del Paese come il Sud). A sette giorni dal voto delle Europee, mi piace pensare che chi ha democraticamente ottenuto la fiducia di tanti italiani, smetta di giocare al poliziotto buono e al poliziotto cattivo. Si rimbocchi le maniche e – tra una flat tax che aiuta soprattutto il ceto medio benestante e un reddito di cittadinanza che difficilmente riuscirà a migliorare il mercato del lavoro – lasci un po’ di spazio anche alla qualità della vita dei più fragili, anziani, bambini poveri. Perché la generosità dei singoli è importante, ma non potrà mai supplire ai doveri dello Stato.

eva.kant@quotidianodelsud.it


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