Il segretario del Pd Nicola Zingaretti
2 minuti per la letturaUn mio amico da giovane correva con i bolidi della Formula 3, racconta che quasi come un rito scaramantico il giorno prima della corsa andava a salutare la nonna e lei, immancabilmente, gli diceva: “mi raccomando, vai piano”.
Credo che anche la gioventù di Nicola Zingaretti sia stata segnata da una nonna che continuamente gli raccomandava di andare piano. Credo che questa cosa gli sia entrata così dentro – a Nicola Zingaretti – che proprio non riesce a fare altrimenti, nemmeno quando ormai siamo agli ultimi preziosi giri di pista e dovrebbe pigiare sull’acceleratore e correre a tutta velocità.
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A pochi giorni dalle elezioni europee lui va cosi piano che semplicemente non è in pista. Non si vede e non si sente. Mai un’idea, mai un contenuto. Nemmeno quando gli avversari sono in evidente difficoltà (inchieste su presunti casi di corruzione, ad esempio) riesce ad approfittare per recuperare un po’ di visibilità. È un fantasma.
Sui giornali (per non parlare delle tivù, soprattutto i tg Rai) i giallo verdi se la cantano e se la suonano, governano e fanno un’opposizione (l’uno contro l’altro) così accanita da occupare tutti gli spazi. Veri e propri parenti serpenti. Salvini contro Di Maio, Di Maio contro Salvini, Lega contro Cinquestelle e viceversa.
Una sorta di mantra quotidiano. Che forse sposterà qualche voto di qua o di là. Ma di certo oscura tutto il resto.
A partire dal Pd di Zingaretti. L’università La Sapienza a Roma, l’altro giorno, era stracolma di ragazzi che volevano ascoltare Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, finito nel mirino della Lega e anche della magistratura per il suo modello di accoglienza e inclusione degli immigrati secondo alcuni ai limiti, anzi oltre, dei metodi consentiti dalla legge. E per questi motivi diventato ancora di più un simbolo. Casapound avrebbe voluto tappargli la bocca, ma non c’è riuscita. Né a lui, né alle migliaia di studenti che hanno intonato Bella Ciao.
E il Pd di Zingaretti dov’era? Ma Zingaretti chi? Ah sì, quello che ha dichiarato:«Se fossi al governo non abolirei il reddito di cittadinanza». E l’altro giorno ha lanciato l’idea di uno stipendio in più all’anno per 20 milioni di italiani. Quelli che già lavorano e a cui Renzi ha regalato 80 euro al mese, quindi 960 euro l’anno. Per molti uno stipendio in più, appunto. Non si è capito se Zingaretti glieli vuole togliere da una mano e darglieli nell’altra. O aggiungerli, non si sa con quali soldi. A ogni modo una domanda sorge spontanea: il 26 maggio si vota per le elezioni Europee. In ballo c’è il futuro dell’Unione minacciato dai nazionalismi e dai sovranismi. Il fantasma Zingaretti ha qualcosa da dire in proposito?
eva.kant@quotidianodelsud.it
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