X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

Dall’autonomia differenziata alle politiche di sviluppo, Nord e Sud sono divisi in tutto, l’unico tema concorde è la sanità pubblica: bocciatura unanime


Un Paese spaccato, diviso praticamente su tutto. Dall’autonomia differenziata alle politiche per lo sviluppo, dal “sentiment” sull’effettiva unità del Paese fino alla situazione dei servizi pubblici e del welfare. L’unico tema sul quale Nord e Sud si trovano praticamente d’accordo è quello della sanità pubblica: qui la bocciatura è unanime. Ma il sondaggio condotto sul campo dalla Fondazione con il Sud e Demopolis per conoscere le opinioni e gli umori degli italiani alla vigilia del voto delle europee segnala, soprattutto, una grande sfiducia per la politica. Tanto che, secondo le proiezioni dell’indagine condotta su un campione di oltre 4mila intervistati, sarebbero 22 milioni gli italiani che potrebbero disertare le urne dell’Europeo mentre altri 3 milioni sono indecisi. Un esercito che rischia di far crollare la partecipazione al voto attorno al 50%, 4 punti in meno rispetto alle ultime consultazioni per il Parlamento di Strasburgo.

Il tasto più critico resta, comunque, quello dell’autonomia differenziata. L’iter parlamentare non è stato ancora completato, manca il sì della Camera, ma la variabile “residenza” ha una importanza marcatissima: al Nord la maggioranza assoluta, il 53%, è convinta dell’urgenza e della necessità della riforma Calderoli, al Sud siamo praticamente alla metà, il 29%. E la percentuale scende ancora al 14% nelle isole. E ancora, per il 66% dei settentrionali l’attuazione dell’Autonomia è positiva, l’opposto avviene al Sud, con l’81% che la giudica negativamente. A pesare sui giudizi degli intervistati è prima di tutto la percezione di quanto l’Autonomia possa incidere sulla qualità dei servizi erogati nella Regione di residenza. I due terzi degli intervistati a Nord prevedono un impatto positivo della riforma, ma è solo il 38% ad ipotizzarlo per il Centro Italia e appena l’11% nel Sud.

L’Italia, insomma, secondo i risultati del sondaggio, non è uguale per tutti: non lo è nelle prestazioni del welfare, né sul piano sociale ed economico. Se il 70% dei residenti nel Nord promuove i servizi pubblici nel proprio territorio, il dato si riduce al 39% nel Sud e nelle Isole, dove il 61% dei cittadini è del tutto insoddisfatto. Tutti d’accordo, invece, sulla sanità, un settore considerato fragile dall’80% degli intervistati, senza sostanziali differenze fra le due aree del Paese. Mentre la grande stagione del Pnrr sembra ancora un’occasione mancata: meno di un quinto degli italiani confida che le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza saranno spese in modo efficace per far ripartire il Paese.

“Da questo clima di sfiducia e scetticismo verso il Pnrr che, in teoria, dovrebbe essere la principale leva di profondo cambiamento positivo emerge un’attesa: che, nella pianificazione dello sviluppo territoriale, lo Stato ascolti e coinvolga realmente imprese e terzo settore. Un elemento cruciale anche per recuperare fiducia tra i cittadini e, forse, la speranza che il Pnrr non sia completamente un’occasione mancata – commentato Stefano Consiglio, presidente della Fondazione Con il Sud – Dopotutto 8 italiani su 10 ritengono che il ritardo economico e sociale del Sud blocca la crescita complessiva del Paese. Ma ne usciamo soltanto insieme, nei fatti e non a parole”.

Il problema è che dopo le crisi sistemiche innescate dalla pandemia e dalla deriva inflazionistica che ha sferzato duramente l’Italia nell’ultimo biennio, le disuguaglianze si sono acuite e si sono ulteriormente dilatati i divari di cittadinanza. “Meno di un quinto degli italiani – ha spiegato il direttore di Demopolis Pietro Vento – ritiene che il Welfare pubblico garantisca oggi tutte le prestazioni di cui c’è bisogno nella propria regione di residenza. I servizi sociali, la sanità, la scuola sono garantiti nella dimensione strettamente essenziale, nella percezione del 43%. Ma il 38% afferma che non sono più garantiti oggi neanche i servizi fondamentali del Welfare, con un dato che a Sud sale al 58%”.

La sensazione evidente nell’opinione pubblica del Paese è che il divario di sviluppo, a differenza di quanto accaduto in altri Paesi europei, non è mai stato colmato e si è addirittura progressivamente aggravato. E le forme di sostegno, le risorse speciali, i fondi di coesione destinati per decenni alle aree più deboli, poco hanno inciso sulla trasformazione socio-economica del Mezzogiorno e sulla reale unità del Paese. E gli italiani ne sono consapevoli. Considerando le differenze Nord-Sud, appena il 18% degli italiani ritiene che oggi, sul piano sociale ed economico, l’Italia sia unita. Non lo è per l’82%. Infine, il 45% sostiene che il divario si sia aggravato negli ultimi 5 anni, con una percezione che fra i residenti a Sud e nelle Isole sale al 60%. I cittadini meridionali (69%) ritengono che il Meridione abbia inciso poco o niente nelle scelte di politica nazionale.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE