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Intervista al segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri che risponde alle accuse di Salvini e dice: «In piazza ci saranno anche elettori della Lega»

Il Sud? «Chi l’ha visto, la manovra lo ha semplicemente rimosso» Il cuneo fiscale? «E da tre anni che ci vendono la stessa cosa, mi ricorda quel film dove c’era Totò che vendeva e rivendeva la fontana di Trevi». La sanità? «Al di là delle disquisizioni sui numeri, contano i fatti che ci dicono che in Italia l’offerta della sanità pubblica non è degna di un paese civile». Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, l’organizzazione che insieme alla Cgil ha proclamato lo sciopero generale contro la manovra del governo, è un fiume in piena. E, nell’intervista al Quotidiano del Sud, replica senza mezze parole anche alle accuse del vicepremier, Salvini: «Noi siamo persone educate e non rispondiamo agli insulti con altri insulti. Ma, in qualità di vice presidente del Consiglio, dovrebbe rappresentare tutti gli italiani. Prima di tutto perché si tratta di un diritto costituzionalmente garantito. E, inoltre, fra quelli che scenderanno in piazza, ci sarà anche qualcuno che ha votato per la Lega».


Segretario Bombardieri, quali sono, in estrema sintesi, i motivi che vi hanno spinto allo sciopero generale?

«Faccio un rapido elenco. L’occupazione, i salari con la perdita del potere di acquisto, la sicurezza sul lavoro, il fisco con una riforma delle tasse che si appoggia sui soliti noti e che mette in campo una ventina di condoni, la sanità. E poi i grandi problemi per chi deve andare in pensione e delle politiche industriali».

In pratica, non si salva nulla. Eppure, segretario Bombardieri, il governo sostiene che su alcuni capitoli ha accolto le vostre richieste. Ad esempio, rendendo strutturale il taglio del cuneo fiscale. Non è così?

«Non solo lo abbiamo chiesto ma abbiamo anche fatto scioperi generali per sostenere le nostre rivendicazioni, a partire dal governo Draghi. Il problema è che il cuneo fiscale è un risultato ormai fermo da due anni, gli stipendi dei lavoratori non sono aumentati nel 2024 e non aumenteranno nel 2025. Ho l’impressione che il governo stia interpretando la stessa parte di Totò quando rivendeva la fontana di Trevi. Per quanti anni ancora faranno la stessa cosa?

C’è un nodo di fondo da affrontare, quello del potere di acquisto che negli ultimi anni ha perso il 16% mentre gli stipendi sono rimasti fermi. Avevamo fatto delle proposte concrete, come la detassazione degli aumenti contrattuali e della contrattazione di secondo livello, che tra l’altro poteva essere uno strumento per affrontare il tema della bassa produttiva. Per quanto riguarda il pubblico impiego, se è vero che ci sono i soldi per il 2025, avevamo proposto di far scattare gli aumenti subito senza aspettare il 2027. Ma su queste idee è caduto il silenzio».


Probabilmente perché il governo ha optato per una manovra molto prudente, per evitare contraccolpi sui mercati e rispettare le regole del patto di stabilità.


“Non c’è dubbio. Ma quando si affronta una manovra si può scegliere se aumentare le entrate o fare tagli. Il governo, invece, si è barcamenato. Poteva tassare le banche e, invece, ha ottenuto solo un prestito da parte degli istituti di credito che restituirà, probabilmente con gli interessi, fra due anni. Poteva far pagare più tasse alle big pharma, che hanno macinato fatturati enormi con i vaccini, o alle imprese energetiche, come è avvenuto in Francia, Spagna e Inghilterra. Avrebbe potuto aumentare la tassazione sugli utili di impresa, la più bassa nei paesi Ocse, aprire una riflessione sulle tasse di successione o sull’adeguamento dei valori catastali.

Sono scelte politiche. Il governo, invece, ha scelto di non toccare i potenti e di colpire i soliti noti. Con una aberrazione ulteriore. I lavoratori dipendenti del pubblico impiego prendono il Tfr dopo un anno se è sotto i 50mila euro e a data da destinarsi per le soglie superiori. Un prestito, più o meno simile a quello delle banche. Ma con una differenza: il Tfr è salario differito, sono soldi messi da parte dai lavoratori. In compenso abbiamo contato venti condoni, più quello, preventivo, del concordato fiscale».

E il Sud?


«Non solo non si è visto ma il tema è stato praticamente rimosso. Eppure, era stata proprio il premier, Giorgia Meloni, ad annunciare che il Sud aveva cambiato marcia, che era diventata la locomotiva del Paese. Ma se alla locomotiva togli il carbone, la macchina si ferma. E non si tratta di un paragone casuale. Nel Sud, in un terzo del Paese, non esiste ancora una linea ferroviaria doppia elettrificata. Un grande scandalo. Ma non c’è da meravigliarsi: questo è il governo che ha voluto l’autonomia differenziata».

Partirà davvero?

«Intanto c’è stato un primo bluff. Si è detto che sarebbe partita dopo aver definito i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Ma dal momento che per finanziarli non ci sono risorse, si è partiti lo stesso con le altre materie non Lep. Per capire che cosa può succedere basta vedere quello che già avviene per la sanità, dove i Lep, sia pure con un nome diverso, già esistono. Ogni anno un milione di meridionali si trasferiscono al Nord per curarsi. Ma non basta. Pensiamo all’istruzione dove, a causa dei bassi salari, ci sono 100mila giovani che abbiamo formato nelle nostre università e che si trasferiscono all’estero. O agli infermieri: invece di capire in che modo richiamare quelli che sono andati a lavorare all’estero andiamo a prendere diecimila infermieri dall’India. Ma ci sono anche altre tre questioni aperte».


Quali?

«La sicurezza sul lavoro, dove le misure messe in atto dal governo non hanno prodotto risultati mentre nella manovra non c’è un euro di investimenti. Poi, le pensioni, dove si sono fatti passi all’indietro con il ministro Salvini che è diventato il miglior discepolo della Fornero. E, per finire, la politica industriale. Si sono tolti 4,5 miliardi al fondo per l’automotive, un taglio che mette a rischio anche gli stabilimenti Stellantis del Sud. La verità è che si naviga a vista, senza uno straccio di politica industriale e dimenticando che ci sono trecentomila lavoratori in cassa integrazione».


Segretario Bombardieri, il governo vi accusa di aver fatto uno sciopero pregiudiziale, la Cisl non ha aderito.


«Ho molto rispetto per le posizione degli altri sindacati e chiedo agli altri di comportarsi alla stessa maniera. Ma i temi che abbiamo sollevato sono reali, toccano la vita delle persone e non solo il frutto di pregiudizi. Non si può dire, probabilmente, lo stesso per la Presidenza del Consiglio, che ci ha convocato dopo aver deciso la manovra e dopo le audizioni in parlamento».  


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