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Il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale della Campania e sul terzo mandato si spacca la maggioranza di governo


Sul terzo mandato si spacca la maggioranza di governo. Ieri sera (9 gennaio 2025) il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale della Campania, come aveva annunciato in mattinata dal premier Giorgia Meloni nel corso della tradizionale conferenza di fine anno. Ma il governatore campano, Vincenzo De Luca, non è disposto a gettare la spugna e passa all’attacco convocando per stamattina una conferenza stampa presso la sala De Sanctis di palazzo Santa Lucia a Napoli. E proprio ieri nelle stanze della sede della giunta regionale ci sono stati momenti concitati. Da Roma a Napoli, infatti, girava insistente voce sul colpo a sorpresa di De Luca: “Il governatore potrebbe annunciare le sue dimissioni”.

De Luca ha chiamato a raccolta i fedelissimi per combattere la madre di tutte le battaglie. Alcuni suoi uomini gli hanno proposto la strada da percorrere per candidarsi alle regionali di autunno a dispetto di governo e Consulta. Si tratta dello scioglimento anticipato del Consiglio regionale, profittando del fatto che la decisone della Consulta arriverà non prima dell’estate. A questo punto, De Luca potrebbe candidarsi per la terza volta utilizzando il cavillo della legge in vigore. Certo, nel caso venisse rieletto e la legge impugnata fosse dichiarata morta dalla Corte Costituzionale, si aprirebbe un caos istituzionale. Perché a questo punto andrebbero a casa il governatore e i 50 consiglieri eletti e bisognerebbe tornare alle urne. Per ora De Luca riflette ma non sembra essere per niente convinto di dimettersi.

L’INVITO ALLE DIMISSIONI

“Se Vincenzo De Luca crede davvero che siano i campani a dover giudicare il suo operato, dimostri coerenza e si dimetta domani stesso” ha detto in serata l’europarlamentare Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, e tra i possibili candidati a governatore del centrodestra. “Dopo l’impugnativa del governo sulla legge regionale che consente il terzo mandato, non ci sono più alibi: restituiamo ai cittadini la possibilità di scegliere. De Luca sarà ancora candidabile e avrà modo di confrontarsi direttamente con gli elettori. Andiamo subito a votare e rimettiamo nelle mani dei campani ogni decisione sul futuro della Campania”.
Oggi, oltre alle solite accuse a Meloni e Schlein, De Luca in conferenza annuncerà il percorso che effettivamente intenderà percorrere. Dal canto suo, il segretario del Pd, Elly Schlein, non è più intervenuta sulla vicenda dopo che in tv, lo scorso novembre, aveva ribadito che la linea del Pd è e resta contro il terzo mandato. “Non avremmo sostenuto con piacere Bonaccini per una terza corsa in Emilia-Romagna o Decaro, amatissimo sindaco di Bari? Ma le regole valgono per tutti. Se qualcuno non è abituato perché prima funzionava diversamente, è bene che si abitui. Io sono stata eletta per fare questo”.

IL LEGHISTA FONTANA INFURIATO

Tra la Lega e il dem De Luca nasce un matrimonio alla “famolo strano”. Un matrimonio che inevitabilmente fa anche gli interessi del governatore leghista, Luza Zaia. Sulla vicenda ha fatto ieri irruzione il governatore leghista della Lombardia. “Trovo fuori luogo che si debbano porre dei limiti soltanto ad alcune categorie di politici. Soprattutto ad amministratori locali, quando questi stessi limiti non vengono posti a senatori, deputati, ministri e presidenti del Consiglio. Perfino il presidente della Repubblica, nonostante in Costituzione venga fissata la durata del suo mandato, non ha limiti di rielezione. E lo trovo giusto. È una anomalia quella del limite al terzo mandato e un errore del governo non intervenire» ha sostenuto Attilio Fontana.

Quanto a possibili conseguenze politiche del no alla richiesta leghista, “questa è una domanda che andrebbe fatta al mio segretario Salvini, che gestisce i temi nazionali della Lega. Credo di no, perchè ci sono tanti altri argomenti su cui il governo sta lavorando bene”. Il no di FdI e Fi potrebbe essere motivato dalla volontà di impedire a Zaia la ricandidatura in Veneto, cui invece aspira Fratelli d’Italia: «Sarò forse un illuso, un idealista. Ma sono convinto che dietro a certe scelte debbano esserci ragionamenti politici nobili. Penso che solo valutazioni nobili debbano impedire un nuovo mandato di Luca Zaia e non le vedo, onestamente» ha aggiunto Fontana, per il quale «una classe dirigente vera non si inventa, o sostituisce, in poco tempo».

MELONI: DIVERGENZE IN MAGGIORANZA

“Nel Cdm di oggi (ieri, ndr) impugneremo la legge regionale della Campania sul terzo mandato”. Ieri durante la conferenza stampa di inizio anno Giorgia Meloni ha confermato le indiscrezioni sullo stop governativo alla norma salva De Luca. Il premier ha sottolinea che sul tema “non c’è un’unica posizione all’interno della maggioranza”. Il primo a sfilarsi dall’impugnazione della legge è stato il ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli, della Lega. Il ministro competente in materia di impugnative di leggi regionali e che solitamente indica tramite i suoi uffici una strada da seguire all’esecutivo, si è rimesso alla valutazione collegiale del Consiglio dei Ministri.

MATERIA DI COMPETENZA DELLO STATO

Ieri, sempre durante la conferenza stampa, il presidente del Consiglio ha fatto una premessa: “Partendo dal caso della Campania c’è un tema di metodo. Gli uffici di palazzo Chigi hanno fatto una ricognizione per gli approfondimenti per capire, in base all’articolo 122 della Costituzione, se la questione sia una questione che compete allo Stato nazionale o se le Regioni siano in grado o siano nella facoltà di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che la questione riguarda un principio fondamentale e quindi la materia di competenza dello Stato nazionale, ed è la ragione per la quale nel Cdm di oggi noi impugniamo la legge regionale della Campania.
L’articolo della Carta costituzionale italiana cui fa riferimento Meloni (il numero 122, parte II sull’ordinamento della Repubblica, Titolo V che riguarda Regioni, Province e Comuni) dispone che il sistema d’elezione del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale e dei consiglieri regionali sia disciplinato da una legge della Regione, ma «nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con la legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi».

“Diciamo che non c’è un accordo tra i partiti della maggioranza – ha aggiunto il premier di centrodestra – soprattutto perché per come la vedo io, penso che sarebbe incoerente per quello che riguarda i presidenti di Regione rispetto a quello che riguarda i sindaci delle grandi città”. Dopo aver ricordato l’indicazione di un doppio mandato affidata alla riforma del premierato Meloni ha concluso: “E’ un tema sul quale sono disponibile a parlare, perché è vero che ci sono scenari diversi, però ad oggi obiettivamente non mi pare che si possa intervenire. Diciamo uno sì e uno no, perché questo non sarebbe coerente per le istituzioni e il loro complesso”.
“Sul terzo mandato c’è un tema di metodo: gli uffici di Chigi hanno fatto degli approfondimenti per capire se le Regioni abbiano la facoltà di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che si tratta di un principio fondamentale, quindi in Cdm impugniamo la legge della Campania. Sono disponibile a parlare di una legge che armonizzi tutti gli ambiti” ha sottolineato Meloni.


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