Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno 2024
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Soffermandosi su un concetto di “patriottismo” molto diverso da quello nazionalista delle destre, il Presidente Mattarella ha tracciato “l’altra Italia”. Ha parlato della necessità della pace, dei giovani disorientati, del lavoro che manca ed è pagato poco. Ma anche della sanità che non cura, dei femminicidi, delle carceri che non correggono, del valore dell’informazione, delle disuguaglianze che segnano il Paese
Tra le 12.371 battute, spazi inclusi, con cui Mattarella ha parlato al Paese del Paese reale la sera dell’ultimo dell’anno, ognuno di noi può sentirsi illuminato da una frase, un concetto. A ciascuno il suo, si dice. Una è certamente «Bisogna saper riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme in questo tempo in cui il mondo sembra sottoposto ad una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, allontanare e radicalizzare le contrapposizioni».
Ritrovare i fondamentali, le regole e il rispetto (“parola dell’anno secondo la Treccani”) per combattere la «lacerazione delle pubbliche opinioni». Che è il male che ha corroso negli ultimi dieci anni pezzi importanti di democrazia. Pubbliche opinioni lacerate vuol dire che non sanno ascoltare, che non possono capire, e quindi neppure modificare errori, ma anzi radicalizzarsi sempre di più nel rispettivo credo che non è più un pensiero all’occasione modificabile ma un dogma, una fede, una maglietta e guai a chi la tocca.
Con la misura e l’autorevolezza di sempre, Sergio Mattarella, al suo decimo discorso di fine anno, sembra lasciare il ruolo dell’arbitro per assumere quello del Maestro che parla con severità, lucidità e tanta pazienza a una “classe” di discepoli per lo più indisciplinati, confusi, divisi, irosi e cinici. A loro, ai cittadini, ha parlato dalla Sala del Lucernario, al debutto per il discorso di fine anno, scelta apposta per richiamare «la luce» e la «speranza».
IL SENSO DELLA LEZIONE DI MATTARELLA CHE PARLA ALL’ITALIA
C’era molta attesa per un intervento che arriva alla fine di due-tre mesi molto intensi per il capo dello Stato: visite di Stato in Cina e in Brasile, colloqui diretti con capi di Stato e di governo sui dossier più urgenti, a cominciare dalle guerre, il ruolo dell’Europa nel nuovo mondo ancora molto disordinato, la tenuta delle democrazie. Così, il discorso di fine 2024 va un po’ visto come la conclusione di un percorso e l’inizio di un altro.
A ogni tappa il capo dello Stato ha parlato chiaro agli interlocutori. Ai diplomatici ha ricordato il pericolo di miliardari in politica che gestiscono pezzi importanti della società, monete parallele come i bitcoin, l’intelligenza artificiale, le telecomunicazioni, i dati che sono il nuovo petrolio, a volte interi eserciti. Alle Alte cariche dello Stato ha ricordato che la democrazia va difesa giorno dopo giorno da tante insidie.
L’altra sera ha parlato agli italiani che hanno sospeso i festeggiamenti e lo hanno ascoltato in centomila più dell’anno scorso. Erano stati 10 milioni e 647.140 nel 2023, sono stati 10 milioni e 725.454 l’altra sera. Con alcune curiosità sull’audience: calano le reti Rai – tranne Rai 3 – crescono le reti Mediaset e La 7.
MATTARELLA IL PIÚ AMATO D’ITALIA
Mattarella il più amato, lo dicono numeri e sondaggi. E questo non deve piacere a una maggioranza la cui leader ha annunciato che il 2025 «sarà l’anno delle riforme, a cominciare dal premierato». Per Mattarella, invece, il 2025 festeggerà gli ottanta anni della Liberazione che «è fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità».
Sono, appunto, i fondamentali di una «convivenza che va saputa riorientare». A partire dal significato della parola Liberazione «da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia. Sono valori che animano la vita del nostro Paese e rafforzano le nostre democrazie». Per fare questo serve «consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra».
Sono due narrazioni antitetiche, che non vuol dire rigidamente contrapposte, e che possono anche ambire a una buona sintesi. Se ci sarà ascolto e rispetto delle regole.
I PASSAGGI CHIAVE
Ci sono almeno una ventina di passaggi-chiave da evidenziare nelle otto pagine di un discorso politicamente potente: la necessità della pace in un periodo di guerre, i giovani disorientati, in balia di una violenza veicolata spesso dal web e in fuga dal Paese, il lavoro che manca ed è pagato poco. E poi ancora, la sanità che non cura, i quasi 5 milioni che rinunciano a curarsi, le carceri che non correggono, i femminicidi, il bisogno di sicurezza dei cittadini che però vivono in un Paese in cui grazie alle forze dell’ordine molto è stato fatto e ancora molto si può fare. Importante, in questo silenzio istituzionale, l’appello per liberare Cecilia Sala e la valorizzazione del lavoro dei giornalisti e dell’informazione. Mattarella fotografa le tante, troppe «distanze» e quindi le «disuguaglianze» che segnano il Paese «e non solo tra nord e sud».
Sulla pace, il capo dello Stato spende parole nette dedicate a chi in queste settimane – ancora ieri lo ha fatto Salvini – sta frettolosamente facendo una narrazione dei fatti per cui, complici le parole ambigue di Putin e le promesse di Trump che tra venti giorni entrerà alla Casa Bianca, si debba arrivare a una tregua ad ogni costo.
«La pace – chiarisce una volta di più – non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma rispetto dei diritti umani e di ogni popolo alla libertà e alla dignità». Solo così l’Europa può avere la garanzia di non essere aggredita.
LE DUE ITALIE PARALLELE: L’ITALIA DI MATTARELLA E QUELLA DI MELONI
Sembrano due Italie parallele. Quella con luci e ombre, segnata dalle distanze e dal disorientamento generale fotografato da Mattarella. Quella vincente, che tutti invidiano, con l’occupazione al 62,5% (ma la manifattura con il segno meno da 21 mesi e la Cig in aumento), protagonista nel mondo narrato dalla premier Meloni.
Il presidente della Repubblica ha deciso, tra le altre cose, di soffermarsi sul concetto di patriottismo tanto caro anche alla premier che fa un uso importante nei suoi interventi della parola Patria. Solo che il patriottismo di Mattarella non è quello nazionalista delle destre. Anzi: «Patriottismo è quello dei medici dei pronto soccorso, dei nostri insegnanti, di chi fa impresa con responsabilità sociale, di chi lavora con professionalità e coscienza, di chi studia e si prepara alle responsabilità del futuro. Di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi e contribuisce ad arricchire la nostra comunità».
Il Presidente ha parlato. Sapranno gli italiani, come prima di loro gli ambasciatori, le Alte cariche dello Stato, ascoltare e agire di conseguenza?
Dai leader politici è arrivato un plauso bipartisan. Ciascuno ha preso il pezzo che interessa. Ma è il discorso nella sua interezza che va compreso e fatto camminare.
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