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M5S non affiancherà il simbolo a quello di Italia Viva in nessuna delle tre regioni al voto, Conte infiamma il centrosinistra, infastidito il Pd: «Ogni volta che l’opposizione finisce per spaccarsi Meloni festeggia»


Il Movimento 5 Stelle non affiancherà il proprio simbolo a quello di Italia Viva, né in Umbria né in Emilia-Romagna. Dopo il muro alzato contro l’ipotesi di presentarsi in coalizione con Renzi in Liguria, che ha portato al ritiro dei candidati Iv, Conte nei giorni scorsi è tornato ad attaccare i renziani mettendo in discussione le alleanze nelle due regioni.
«Non sono disponibile – dice il leader M5s – ad affiancare il mio simbolo a quello di Renzi, che si è sempre distinto per distruggere, rottamare, prendere i soldi dai governi stranieri, ed è all’origine della contaminazione tra affari e politica. Fa lobbismo in Italia e all’estero M5s. Renzi è una vera incompatibilità per i nostri obiettivi politici, è una mina a orologeria».

CONTE E IL CENTROSINISTRA: LE REAZIONI PD E AVS

Per il centrosinistra le parole di Giuseppe Conte sono deflagranti: accolte con fastidio da Italia Viva, ma anche da alcuni dirigenti Pd di primo piano. Il sospetto è che nel mirino di Conte ci sia la leader dem Schlein. Una strategia, è il ragionamento, con cui Conte mirerebbe a un doppio risultato.

Da un lato, minare il Pd nel suo ruolo di “perno” della costruzione del centrosinistra. Dall’altro lato, la convinzione diffusa in diverse fonti parlamentari Pd è che, Conte vuole compattare lo zoccolo duro M5s in vista dell’ultima fase della costituente Cinque Stelle. Di sicuro, «ogni volta che l’opposizione si spacca, Meloni festeggia», dice Marco Furfaro, esponente della segreteria dem.
Elly Schlein, tuttavia, si tiene lontana dallo scontro politico interno all’opposizione. Una scelta meditata, quella della leader dem, memore di come la stessa linea abbia premiato alle scorse Europee. Una linea zen che fonti del Nazareno sintetizzano in «pancia a terra e testa alle regionali». Giorni fa, durante la presentazione del suo libro a Milano, Schlein aveva assicurato che non un minuto sarà perso in polemiche con le forze alternative alla destra «perché il nostro avversario è Meloni». Parole sulle quali, però, è tornato ad attaccare Conte. E il campo largo è tornato in bilico.

IL CAUTO OTTIMISMO DI BONELLI E FRATOIANNI

Dalle parti di Bonelli e Fratoianni, Avs, filtra però un cauto ottimismo sul fatto che, prima delle Regionali, le tessere del mosaico della coalizione andranno al loro posto. Il caso Liguria, dicono, non è assimilabile a quello dell’Umbria e dell’Emilia-Romagna: i renziani, nella regione già governata da Toti, erano parte integrante della giunta Bucci a Genova. E lo stesso Renzi, prima della virata a sinistra, ironizzò sulla candidatura di Orlando: «È la volta che Toti vince dai domiciliari», ricordano da Avs.

Piuttosto, per l’alleanza guidata da Bonelli e Fratoianni, c’è un tema generale che riguarda il rapporto con quel mondo rappresentato da Renzi. E non c’entrano i moderati, «c’entra Renzi e quello che ha fatto a questo Paese», dice un deputato che, tuttavia, osserva: «Se Conte dice “non affianco il mio simbolo a quello di Iv” è qualcosa di molto preciso. Non ha detto, “non voglio avere niente a che vedere con IV”».

UN REGALO A GIORGIA

Un ragionamento che, tuttavia, è precedente alla seconda parte dell’intervento di Conte, quella in cui il capo M5s certifica: «Con l’ingresso di Italia Viva si è aperta una ferita. Il campo largo non esiste più».
A Conte risponde Francesco Boccia, presidente dei senatori Pd: «Il campo largo non esiste, esiste però il centrosinistra ed esiste il Pd, che guida il processo di costruzione dell’alternativa a Meloni. Se non vogliamo lasciarla a Palazzo Chigi sine die è evidente che bisogna rafforzare l’alternativa, che dobbiamo costruire dando risposte ai problemi delle persone».
Insomma, per il campo largo è buio pesto e, se le cose dovessero continuare in questo modo, Giorgia Meloni non potrà fare altro che festeggiare le prossime vittorie elettorali. Con buona pace dei sondaggi che invece vedono il campo largo di circa un punto percentuale avanti al centrodestra.


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