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Il decreto flussi ignora la realtà e le indicazioni degli osservatori economici: necessità per il sistema produttivo italiano di almeno 450 mila persone da impiegare nei vari settori. Invece si ritocca la quota badanti


Contrordine compagni: i camerati hanno cambiato idea. Si sperava, come la logica avrebbe voluto, che il decreto flussi oggi in Consiglio dei ministri rispondesse alla richiesta unanime arrivata nei mesi scorsi da ogni osservatorio economico, dalla Banca d’Italia all’Istat, dalla Confindustria al ministro dell’Economia, dal Rapporto sulla competitività europea di Mario Draghi alle varie associazioni di categoria.
Tutti questi osservatori concordano nel dire che il sistema produttivo italiano ha bisogno ora, subito, di almeno 450mila persone da impiegare nei vari settori, tra cui edilizia, ristorazione, turismo, trasporto e assistenza alla persona.

I diciotto articoli del testo oggi in votazione a palazzo Chigi, invece, ritoccano un po’ la quota delle badanti (diecimila in più in via sperimentale nel 2025); cercano di far funzionare meglio il meccanismo del click day (la domanda di assunzione) rispetto alla stipula reale del contratto di lavoro, meccanismo spesso oggetto di clamorose truffe; allunga i tempi del permesso di soggiorno per far sì che l’immigrato che ha concluso il periodo di lavoro ne possa trovare un altro senza diventare nel frattempo clandestino.

LE NOVITÀ DEL DECRETO FLUSSI

Insomma, qualche miglioria qua e là si trova. Ma resta il fatto che nel 2025 potranno entrare per lavoro in Italia solo 165mila persone. Ne erano entrare 136mila nel 2023 e 151mila quest’anno. La somma dei tre anni – 452 mila – sarebbe quella stimata come necessaria per un solo anno. Non solo: queste persone sono quelle che arrivano in più, “nuove”, chiamate da Paesi stranieri.
In nessun modo le quote annuali aiutano a smaltire il numero degli irregolari e dei clandestini in Italia (almeno 600mila), molti dei quali erano entrati con il click day e poi, finita la stagione o lasciati a casa per necessità del datore di lavoro, sono andati ad aumentare il numero degli invisibili, dei senza diritti che vivono nelle baracche, negli immobili abbandonati o nelle tende.

Ci eravamo illusi che nel tanto decantato “modello italiano per gestire i flussi migratori” avesse trovato spazio quel minimo di flessibilità e pragmatismo necessari per risolvere i problemi invece che spostare l’asticella sempre un po’ più in là o un po’ più in alto. E che quindi, insomma, l’occasione di un nuovo decreto flussi sarebbe stata sfruttata per mettere un po’ d’ordine e dare un segnale concreto anche ai cittadini che negli ultimi due anni, quelli del governo Meloni, ha visto peggiorare la qualità della sicurezza nelle nostre città.

Due le note positive

Nei 18 articoli del testo c’è molto poco di tutto questo. C’è invece una nuova stretta alle frontiere e sul Mediterraneo. La “novità” positiva è che il governo cerca di rendere effettiva la richiesta di assunzione (click day) e la firma del contratto di lavoro: è previsto, infatti, che entro una specifica finestra di tempo il titolare dell’azienda, colui che assume, metta a disposizione dello Sportello unico dell’immigrazione il contratto di lavoro. Una stretta finalizzata a evitare le numerose truffe degli ultimi anni, quando aziende fantasma partecipavano con successo al click day, facendo così entrare mano d’opera che però non ha mai avuto un contratto. Un modo per far entrare in Italia in modo “regolare” lavoratori stranieri che altrimenti avrebbero dovuto pagare i trafficanti.

L’altra notizia positiva è il rilascio del permesso di soggiorno al cittadino straniero che denuncia violenze e abusi sul posto di lavoro e consente, con la denuncia, l’arresto di chi sfrutta. Questo permesso di soggiorno è rinnovabile fino un anno, tempo entro il quale la persona potrà cercare un nuovo lavoro e avere un nuovo contratto. È il pacchetto di norme in memoria di Satnam, il giovane indiano ucciso dal caporalato e abbandonato nei campi di Latina cadavere e senza un braccio. «Mai più» si disse. Questa è la risposta.

Nel decreto flussi non è prevista la risoluzione dei problemi

Per il resto il decreto flussi è un’ulteriore stretta alle frontiere, ma non prevede nulla per risolvere le condizioni di oltre 600mila clandestini, molti dei quali diventati tali perché hanno perso lavoro: senza il lavoro non hanno il permesso di soggiorno, senza il quale però non possono trovare lavoro. Sono vittime di un paradosso per cui la soluzione è a portata di mano – si chiama sanatoria – ma è impronunciabile da un governo di destra. Il governo di Silvio Berlusconi, con Roberto Maroni ministro dell’Interno, trovò il coraggio e la fece dopo i flussi migratori figli delle primavere arabe.

STRETTA ALLE FRONTIERE E TELEFONI CELLULARI

Ciò che il governo cercherà di esaltare è la nuova stretta alle frontiere. Sono previste multe fino a 10mila euro (articolo 11) per le Ong che fanno alzare aerei o anche droni (a pilotaggio remoto) in mare in cerca di migranti senza comunicarlo alla autorità competenti. L’articolo 12 prevede l’obbligo per il richiedente asilo privo di documenti di consegnare il cellulare alla polizia e di cooperare in ogni modo per l’accertamento della sua identità. La verifica potrà avvenire solo in presenza dell’immigrato e solo per tracciarne l’identità. E’ chiaro che questo – visto che tutti hanno un cellulare e che per tutti il cellulare è la vita – è soprattutto il modo di ricostruire le vie del racket.

Il ministro Piantedosi ha messo nel mirino i cellulari dei migranti: anche nel disegno di legge sicurezza una norma prevede di non vendere la scheda sim a chi è senza permesso di soggiorno. Colpire i cellulari dei migranti è certamente utile per risalire al racket, ma in questo modo chi avrà più difficoltà saranno ancora una volta i migranti.

Il decreto è stato rinviato di una settimana per le divisioni nella maggioranza. La Lega non vuole saperne di prolungare il permesso di soggiorno agli stagionali che finiscono il lavoro e aspettano un nuovo contratto. Per Salvini sarebbe un “libera tutti”. Forza Italia è dubbiosa sulla costituzionalità dell’obbligo di mostrare i cellulari per ricostruire l’identità del migrante. Il ministro Nordio si è opposto all’ipotesi che alcune sue competenze vadano a prefetti e Guardia costiera, cioè Piantedosi e Salvini, che nel 2019 chiusero i porti dal Viminale.
Solo stamani si capirà se cambierà qualcosa nel testo finale. Chi vince e chi perde nella maggioranza. I migranti hanno perso. Una volta di più.


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