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Le mozioni per una revisione più inclusiva del diritto di cittadinanza, anziché una, sono diventate quattro, tutte bocciate: Il centrosinistra di fa in 4, la maggioranza si divide.


Nel giorno della massima potenza di fuoco per il diritto a una cittadinanza più snella e più giusta – le 590mila firme per il referendum che riduce a cinque anni il limite per diventare italiani con la garanzia di una serie di paletti – il centrosinistra riesce a dividersi di nuovo.
Se la ride il centrodestra: «Raccolgono le firme ma non c’è uno che sia d’accordo con l’altro» dice il deputato Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia. Rassicurano i leader del campo largo: «L’obiettivo è condiviso da tutti noi: garantire una cittadinanza più equa, anche se poi ciascuno la propone in modi diversi».
Ieri mattina l’aula della Camera ha discusso le mozioni sulla proposta di revisione più inclusiva del diritto alla cittadinanza. Era una data segnata sul calendario da tempo alla quale Forza Italia, nell’estate in cui ha riscoperto i diritti civili, aveva rinviato promettendo che avrebbe fatto la propria parte. È stato uno degli argomenti più divisivi degli ultimi mesi, tanto da arrivare a minacciare (lo ha fatto la Lega) una crisi di governo.
Ieri (25 settembre 2024)era un po’ il giorno della verità, arrivato tra l’altro dopo il successo clamoroso della raccolta di firme tramite Spid sulla piattaforma resa disponibile dal ministero della Giustizia alla pagina “Referendum e iniziative popolari”. Solo che le «mozioni concernenti iniziative per una riforma della disciplina in materia di cittadinanza» anziché una sono diventate quattro: una di Pd, Sinistra e Verdi e +Europa; una dei 5 Stelle; una di Italia viva e una di Azione. L’aula della Camera le ha respinte in blocco, nessun distinguo dai banchi di Forza Italia.

LE MOZIONI DELLE OPPOSIZIONI

La prima mozione, prima firmataria la Pd Bakkali, a seguire Schlein e Magi, indica cinque punti principali. Si prevede lo ius soli (cittadinanza per il solo fatto di essere nato qui) per i minori nati in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno è soggiornante regolare nel nostro Paese da un anno al momento della nascita del figlio.
Per chi è nato all’estero, si prevede la cittadinanza per chi è arrivato in Italia ancora minorenne, abbia frequentato almeno cinque anni il sistema nazionale d’istruzione, inclusa la scuola dell’infanzia.
Per la naturalizzazione, il vincolo della residenza continuativa scende da dieci a cinque anni per chi non è cittadino europeo; a tre anni se appartiene a uno Stato della Ue e a due anni se riconosciuto come rifugiato o apolide.
La mozione chiede con urgenza la semplificazione delle modalità per dimostrare la continuità della permanenza sul territorio italiano. La minore età dei figli resta requisito alla presentazione. La mozione del Pd chiede anche di riconoscere a tutti i minori nati in Italia o con background migratorio, inclusi i rifugiati e richiedenti asilo, la possibilità di essere tesserati presso le federazioni sportive nazionali. Nei casi di evidente interesse sportivo (confermato da una commissione Coni) di poter ottenere la cittadinanza se è stato completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni in Italia.
Le altre proposte del campo largo non prevedono lo ius soli e calibrano con sfumature diverse un obiettivo comune a tutti: l’accesso alla cittadinanza. Italia viva insiste anche sulla semplificazione della procedura (a volte servono anche due anni per avere la risposta).

L’IMBARAZZO DI FORZA ITALIA

In ogni caso, non si può più aspettare: la popolazione straniera che vive in questo Paese rappresenta l’8% del Pil, e non sono solo braccia ma portatori di diritti in quanto persone.
«Legare la cittadinanza a un concetto di premio o ricompensa è discriminatorio» ha detto la Pd Bakkali, prima firmataria della mozione. Sono 864.425 gli studenti che non hanno cittadinanza italiana: 107.212 all’infanzia; 322.014 alle elementari; 226.125 alle superiori, 209.074 alle scuole medie. Chiedono e vogliono essere italiani. Non capiscono perché devono aspettare di diventare maggiorenni.
Forza Italia è un po’ in imbarazzo. Cavalca la presunta “divisione” nel campo largo – unito invece nel chiedere più cittadinanza – ma la verità è che non ha fatto nulla di quello che ha promesso nei mesi estivi.
«Domani (oggi 26 settembre 2024 ndr) – ha detto Nevi spiegando perché votava no alla mozione Pd – presenteremo ai gruppi parlamentari il nostro disegno di legge che ha il merito di affrontare con equilibrio tutta la questione nel suo insieme. Senza strumentalizzarla né fare ideologie, con pragmatismo».
Non si parla di ius soli, per esempio, ma di ius scholae. Non si parla di ridurre i tempi per chiederla, ma di quelli burocratici per ottenerla. Nessun automatismo e anzi verifiche di idoneità anche per i diciottenni nati in Italia per i quali il rilascio è automatico, senza esami di lingua, di cultura né altri requisiti.
Un modo per tenere a bada la Lega? Di certo un modo per creare nuovi irregolari: che succede a un diciottenne bocciato all’esame per la cittadinanza con i genitori che vivono in Italia da tempo? Se Forza Italia lo presenta veramente oggi, ne sapremo qualcosa in più. Di sicuro si riacutizza lo scontro all’interno della maggioranza. Giorgia Meloni è stata chiara: «La nostra legge sulla cittadinanza va bene così com’è. Non servono modifiche».

LE DIVISIONI DEL CENTROSINISTRA LA FRATTURA DELLA MAGGIORANZA

Dunque, le presunte divisioni del centrosinistra sono la frattura nel centrodestra. Tra i parlamentari dell’opposizione si comincia a parlare di Referendum Day nella primavera del 2025. Un unico giorno nel quale i cittadini potrebbero esprimersi sui referendum che avranno superato il giudizio di ammissibilità dalla Corte di cassazione prima e della Corte costituzionale dopo. La sentenza della Consulta è attesa entro il 10 febbraio.
I tre referendum che potrebbero confluire in un’unica data sono quello sull’Autonomia regionale differenziata, quello sulla cittadinanza e quello per abolire il Jobs Act.


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