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Beppe Grillo, fondatore e ispiratore del M5S

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Verso l’Assemblea costituente del M5S in un clima da “tutti contro tutti”, con Conte e Grillo e sullo sfondo Di Battista, Di Maio e la Raggi

L’ASSEMBLEA costituente non è ancora entrata nel vivo, ma il “tutti contro tutti” è già iniziato in casa M5S: non sarà un congresso, ma avrà le sembianze della resa dei conti fra chi ancora oggi anima e guida il Movimento che nel 2013 ha sconquassato gli equilibri della politica italiana e chi, invece, si è accomodato all’esterno perché non ne ha condiviso la deriva governista della passata legislatura. Un tutti contro tutti che non è chiaro come finirà.

Giuseppe Conte è l’attuale leader, gode del sostegno di larga parte degli attuali gruppi parlamentari ed è l’anello di collegamento tra il campo progressista e la galassia pentastellata. Uno dei nodi sta proprio qui: cosa devono fare da grandi i grillini?

M5S: GRILLO, CONTE, DI MAIO E GLI ALTRI: LE POSIZIONI

Larga parte dell’attuale dirigenza ritiene che il Movimento debba schierarsi al fianco del Pd. Non da posizione egemonica. Perché i numeri sono per ora a favore dei democratici che primeggiano nel campo del centrosinistra e sono a poche tacche da Fratelli d’Italia. Dopodiché c’è un’altra fetta di mondo grillino che sostiene la tesi del Garante: il Movimento non va catalogato con le categorie tradizionali della politica italiana – destra/sinistra – ma non debba essere né a destra né a sinistra. Una sorta di Terzo Polo movimentista e, va da sé, populista che può intercettare elettori di centrodestra e di centrosinistra. Questo è l’attuale quadro dei 5Stelle.

È evidente che l’ala più movimentata abbia come obiettivo quello di sostituire Conte con un’altra figura. In queste settimane sono usciti fuori diversi profili: da Virginia Raggi all’evergreen Alessandro Di Battista. Due nomi spendibili e altamente quotati nell’area grillina e in grado di ri-intercettare gli elettori delusi dalla passata legislatura e dalle esperienze di governo. Raccontano che Grillo per il M5S vorrebbe puntare su uno dei due. Nelle scorse settimane l’Elevato ha avuto una serie di contatti con l’ex sindaco di Roma e lo stesso è successo con “Dibba”. Inoltre, 24 ore fa si è rifatto vivo Luigi Di Maio, grande protagonista del grillismo di governo. C’è chi sostiene che l’ex ministro degli Esteri sia tornato a parlare per togliersi qualche sassolino, visto che in passato era stato sferzato sia da Grillo sia da Conte. «Grillo – ha scolpito l’ex capo politico del M5S – non ha il coraggio di prendere iniziative. Nell’estate 2021, quando negoziai l’accordo tra Conte e Grillo, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato».

L’IRRUZIONE DI DI MAIO

Ne ha per tutti l’attuale Rappresentante speciale della Ue per il Golfo Persico: «Conte eviterà la scissione. Ma se capisce che può inibire l’uso del simbolo attraverso un contenzioso e contestualmente creare un nuovo partito con nuovi gruppi parlamentari, lo farà. Però il vero tema per Conte sono i voti degli italiani. È vincitore internamente, ma totalmente perdente nel contesto nazionale». Insomma, da un lato Di Maio dice che Grillo avrebbe la possibilità di ridimensionare Conte e dall’altra quest’ultimo ritiene di poter arginare l’Elevato togliendogli la consulenza da 300mila euro l’anno garantitagli dal M5S.

Eppure la domande delle domande è una sola: alla fine cosa accadrà? Chi rischia più di tutti è il Movimento, che si ritroverà diviso tra due anime che stentano a confrontarsi e che continueranno a farsi la guerra. Conte si fa forte di un’asse, con tutte le forze politiche di centrosinistra, di essere stato due volte presidente del Consiglio e di avere dalla sua larga parte del gruppo dirigente. Inoltre, se riuscirà attraverso l’assemblea costituente a modificare il limite dei due mandati conquisterà ancor più i parlamentari in carica, soprattutto chi ha raggiunto la seconda legislatura. Nell’attesa, il fronte pro Grillo si sta attrezzando per rispondere alle mosse dell’attuale leader Conte. In queste ore si parla di un incontro tra ex eletti del Movimento e Garante che potrebbe tenersi a metà settembre. Obiettivo del vertice – dice una fonte qualificata – è «difendere i principi per cui è nato il Movimento e non infangare tutto il lavoro in questi anni».

IL PD ALLA FINESTRA

In questo scenario il Partito democratico auspica una soluzione che possa portare all’allargamento del centrosinistra. Dalle parti del Nazareno non si fa esplicitamente il tifo per Conte, ma l’idea di fondo è che il Movimento resti ancora al campo progressista. Ma alcuni esponenti del Pd – come per esempio Stefano Bonaccini – pongono una condizione: «Costruire un’alleanza contro la destra non basta, serve invece un’alternativa a destre sovranità e regressive. Certo, servirà convergenza anche sulla politica estera per difendere democrazie e libertà, ma anche pretendere un’Europa che diventi soggetto politico capace di muoversi per ridurre conflitti e promuovere la pace».

Bonaccini critica il fatto che il leader del M5S non si sia schierato apertamente per Kamala Harris: «Se poi Conte non vede la differenza tra Trump e Harris, questo non ci impedisce di schierarci senza indugi al fianco di Kamala». E così si ritorna al punto di partenza: il Movimento né di destra né di sinistra o il Movimento ancorato nel centrosinistra?


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