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Futuro in bilico nel M5s: 11 ex parlamentari pentastellati in campo con Beppe Grillo contro il leader Giuseppe Conte


Giuseppe Conte non si scompone, è convinto che la sua azione politica sia quella giusta.
Il campo largo? Forse un giorno, chissà. Ma di sicuro senza Matteo Renzi, va da sé. Considerato da queste parti un attore politico poco affidabile, l’autore della fine del secondo esecutivo presieduto dall’avvocato del popolo. C’è un processo in atto nella galassia grillina. Tante cose ribollono in queste ore.

È tornato, per dire, a farsi sentire anche Beppe Grillo, il fondatore e garante. Ed è tornato a farsi sentire Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, ideologo delle 5Stelle. Qualche giorno fa, ospite a In Onda su La7, si è espresso così Casaleggio junior: «Non ho mai pensato che Conte fosse l’uomo giusto per il M5S». E ancora, sempre il figlio di Casaleggio: «Il Movimento non ha più un obiettivo. È rimasta solo la gestione del potere, l’unica cosa di cui si discute sono le regole interne. Credo che soprattutto in questi ultimi tre anni si sono susseguiti insuccessi uno dopo l’altro.

Su oltre mille consiglieri comunali eletti con il Movimento 5 stelle, solo in 156 sono stati rieletti. È il termometro dell’andamento del Movimento che ha perso 8 milioni di voti tra politiche ed europee. Vedo un parallelo con un famoso aneddoto di Richard Nixon, quando a Gerald Ford consiglia come agire in caso di problemi gravi. Nella prima lettera Nixon dice a Ford di dargli la colpa in quanto suo predecessore, e nella seconda di dare la colpa a un collaboratore di prestigio. Cosa che Conte ha fatto, prima accusando Luigi Di Maio e poi Beppe Grillo. Ora le scusanti sono esaurite».

Sia come sia, Conte non ci sta, è sempre convinto che sia lui la soluzione ai problemi. Agli amici l’avvocato del popolo confida che lui resterà al suo posto e solo «gli iscritti decideranno cosa discutere possono mettere in discussione anche il ruolo del sottoscritto, di Conte. Possono mettere in discussione la struttura di vertice, perché altrimenti non sarebbe un processo rifondativo».
Conte ha avuto un lungo confronto con i parlamentari. Risultato? Il diretto interessato dice che «è stato positivo»: «La cosa bella è che anche in questo confronto con i parlamentari si è accettato questo spirito, si è condivisa questa prospettiva. Credo che nessun’altra forza sarebbe disponibile a fare una cosa del genere, e cioè a mettersi in discussione radicalmente su tutto». Diversi parlamentari, però, uscendo dall’aula dei gruppi parlamentari avrebbero espresso perplessità.

In tanti non condividono le scelte di questi mesi. Alcuni sono suggestionati da altre leadership, come quella di Alessandro Di Battista, oppure di Virginia Raggi. Due leadership di fatto che riporterebbero i 5Stelle in modalità grillismo della prima ora, fuori dal bipolarismo, come terzo incomodo.
Insomma, il malumore c’è e cresce. E qui non si tratta di campo largo o campo larghissimo. Qui è in ballo il futuro dei 5Stelle.
Non a caso 11 ex parlamentari pentastellati sono scesi in campo nello scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. E hanno scritto una lettera contro l’attuale presidente del Movimento in difesa del Garante e del fondatore dei 5Stelle.

Il messaggio all’attuale leader è chiaro: «Si prenda le sue responsabilità, è sua la colpa del tracollo del movimento». E ancora: «L’ingratitudine – scrivono – è una mescolanza di egoismo, orgoglio e stupidità, affermava Cartesio. Solo per contribuire a ripristinare la verità storica, fattuale e poi anche politica, interveniamo in merito alle evidenti divergenze tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, il fondatore del M5S, assieme a Gianroberto Casaleggio, il visionario mite e determinato, purtroppo scomparso prematuramente, ai quali molti “smemorati di Collegno”, senza arte né parte, dovrebbero dimostrare rispetto e gratitudine», scrivono in una lunga missiva Rosa Silvana Abate, Ehm Yana Chiara, Jessica Costanzo, Emanuele Dessì, Elio Lannutti, Michele Sodano, Simona Suriano, Raffaele Trano, Andrea Vallascas,

Tra gli undici anche dirigenti che furono di peso negli anni del governo, come Nicola Morra o Alessio Villarosa: «La lettera di Conte in risposta a Grillo ha profondamente colpito molti di noi per i modi, oltre che per il contenuto». Tutto questo è utile a prefigurare un nuovo corso. Ragion per cui sui futuri passi del movimento, gli ex 5stelle precisano: «L’idea di un’assemblea costituente per rimettere in carreggiata il fu movimento ora partito riecheggia le pratiche dei vecchi partiti che si volevano pensionare. È questo il destino del M5S? Trasformarsi in un clone del PD?».

Gli ex ritornano al punto di partenza e al famoso campo largo, ripercorrendo i momenti che portarono al governo Draghi, e le resistenze di molti nel partito, ricordando le parole di Conte nel dare la fiducia a Draghi, e chiedono che «ognuno si prenda le proprie responsabilità. Oggi chi si scusa con gli iscritti, si dimentica di alcuni, gli espulsi, che hanno pagato un conto durissimo per aver mantenuto fede ai principi ed esclusi perché scomodamente eretici. Le scuse tardive non cancellano le responsabilità» – aggiunge il gruppo degli undici.

Poi l’attacco frontale a Conte sui risultati: «Come può un leader che ha guidato il Movimento dal 32,7% al 9,99% non assumersi minimamente la colpa di questo tracollo?», è l’affondo.
Infine la difesa del Garante: «Beppe Grillo ha sicuramente commesso errori, ma ha dato l’anima per far nascere l’unica vera innovazione – sottolineano – Scaricare tutta la colpa delle difficoltà del fu movimento su Grillo è assolutamente scorretto».
Parole che non aiutano la leadership e che fanno pensare che il processo all’ex premier sia solo agli inizi.


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