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Il Ministro Carlo Nordio

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Sembra che per il governo 46 suicidi in cella e 56 morti in carcere non siano un’emergenza: il pacchetto carceri, annunciato dal ministro Nordio rinviato a luglio


Quarantasei suicidi in cella e 56 morti in carcere nei primi sei mesi dell’anno, non sono un’emergenza. Lo sono i “pro vita” nei consultori per mortificare chi ha già deciso di abortire. Lo sono i cambi di destinazione d’uso per gli immobili che il Piano salva-casa di Salvini ha liberalizzato, per cui vedremo garage diventare b&b in base al silenzio assenso. E lo sono, un’emergenza, tutte le materie tra le più svariate normate a suon di decreti – ben 66 – in 18 mesi di governo. Ma non sono un’emergenza quelle 46 persone che affidate al carcere per espiare una pena – spesso solo in carcerazione preventiva – hanno costruito in qualche modo un cappio per metterselo al collo e suicidarsi.

IL COLPO DI SCENA

Il pacchetto carceri era atteso ieri pomeriggio in Consiglio dei ministri. Lo stesso ministro Nordio ne aveva parlato ieri mattina, intervistato sul Sole 24 ore. «Il decreto legge che andrà oggi in Cdm prevede risorse aggiuntive, incrementa la dotazione organica del personale penitenziario, accelera la costruzione di nuovi padiglioni, ma soprattutto semplifica la procedura della liberazione anticipata e aumenterà la possibilità di colloqui telefonici».
La parola magica, in questa dichiarazione, sebbene mescolata ad altre per ovvi motivi, era “liberazione anticipata”. Ovvero la scarcerazione immediata per qualche migliaio di detenuti (circa tra i 4.000 e i 7000) che per residuo di pena (sei mesi) e tipologia di reato (quelli meno gravi, non ostativi) avrebbero lasciato subito le rispettive celle per terminare la pena ai domiciliari o affidati ad alcune cooperative.

L’IDEA DELLO SVUOTA CARCERI

Da mesi, sotto banco, con qualche imbarazzo politico, visti i compagni di strada nella maggioranza, si parla di pacchetto di misure “svuota carceri”. Il bollettino dei suicidi aveva costretto gli uffici di via Arenula a fare gli straordinari per garantire una boccata d’aria ai 189 istituti di pena italiani che ospitano 60mila reclusi, diecimila in più del tollerabile. Le parole del ministro, ieri mattina, avevano illuso molti. Fino all’ora di pranzo, quando, terminato il preconsiglio e diffuso l’ordine del giorno, di giustizia e carceri e sovraffollamento si sono perse le tracce.

Ci sono invece provvedimenti urgenti su “materie prime critiche”, economia dello spazio, un po’ di riforma tributaria, l’albo nazionale delle botteghe storiche. Sacrosanto. Ma lo sono certamente di più 44 suicidi. Nulla, invece. «Ci vorrà ancora qualche settimana, se ne riparla a luglio…» liquidano la faccenda a palazzo Chigi. Qualche imbarazzo in più in via Arenula, dove hanno ben chiaro che rinviare gli interventi vuol dire mettere in conto altri morti, altri suicidi. Che non sono effetti collaterali.

LO STOP DI LEGA E FDI AL PACCHETTO CARCERI DI NORDIO

Lo stop è arrivato ieri mattina in preconsiglio. Ed è inutile qui ricordare che Lega e Fratelli d’Italia, piuttosto che vedere oggi un titolo sui giornali che possa in qualche modo evocare un indulto o il concetto di svuota-carcere, farebbero carte false. I sottosegretari Ostellari (Lega) e Del Mastro (FdI) le hanno fatte. «Migliorare il sistema dell’esecuzione penale è una delle nostre priorità e per questo, in accordo con il ministro Nordio – ha detto Ostellari – abbiamo scelto di arricchire il testo del decreto legge sulle carceri, inserendo anche disposizioni specifiche in materia di strutture residenziali per il reinserimento dei detenuti e quindi di rimandarne la presentazione in Cdm».

Il rinvio provocato quindi da un “arricchimento”, le Comunità per lavoranti dove potranno essere assegnati i detenuti con fine pena inferiore ai due anni e in mancanza di condizioni ostative. In queste strutture, sicure e protette, potranno lavorare e fare corsi di formazione. Una sorta di carcere light. Il progetto è certamente illuminato. Ma l’emergenza è adesso, in estate, con quaranta gradi e un sovraffollamento che ha raggiunto l’indice del 119% con regioni, per esempio la Puglia, che toccano il 152%. È lecito dubitare che le suddette Comunità possano essere operative nel giro di poche settimane.

GLI OBIETTIVI DI NORDIO ATTRAVERSO LA CORSIA VELOCE PER L’USCITA DALLE CARCERI

L’unica via d’uscita oggi è la cosiddetta “corsia veloce”, liberare cioè chi ha un residuo pena di sei mesi, tra i 4 e i 7mila detenuti. La pressione sarebbe subito alleggerita. Ma equivale a un piccolo indulto, uno sconto di pena: un concetto inaccettabile per la Lega e Fratelli d’Italia.
Nulla da fare, quindi. Proprio ieri mattina, nell’intervista poi smentita dai fatti, il ministro Nordio aveva parlato di risorse aggiuntive, di aumento della dotazione organica del personale penitenziario, della costruzione di nuovi padiglioni (se ne parla invano da almeno quindici anni), di aumentare la possibilità di colloqui telefonici con i famigliari (anche questi tagliati per mancanza di uomini e risorse).

L’ATTENZIONE SUI DETENUTI IN ATTESA DI GIUDIZIO

Nordio è al lavoro anche per abbassare il numero dei detenuti in attesa di giudizio di primo grado: si tratta di diecimila persone, molte delle quali saranno assolte e la cui detenzione si rivelerà ingiustificata (un altro costo per lo Stato). Il progetto è di attribuire la competenza sulla custodia cautelare ad un collegio che dovrà interrogare prima l’indagato. Nordio è sicuro che in questo modo il numero delle custodie cautelari diminuirà, e non di poco.
Il ministro è al lavoro anche per far scontare nei Paesi di origine le pene definitive dei detenuti stranieri. Un’altra strada giusta, ma lunga e tortuosa perché Marocco (3.600 detenuti nelle carceri italiane), Tunisia (1.818 detenuti) e a seguire Nigeria ed Egitto, non hanno alcune intenzione di farsi carico dei loro detenuti. Ciascuno di loro ha un costo vivo. In Italia almeno 150 euro al giorno.
«I bisogni del carcere sono una mia priorità» conclude il ministro nell’intervista. Non è così per il resto della squadra di governo. Il Parlamento ha provato ad agire per conto proprio, ma il ddl Giachetti è fermo da mesi nelle pastoie delle varie commissioni. Intanto il contatore delle morti si aggiorna.


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