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Salvini sempre più isolato nella Lega, il Capitano è difeso solo da pochi intimi e a breve scenderà in pista Fedriga con l’appoggio dell’80% del partito
Dopo le elezioni europee, chi ha vinto pianifica la strategia per conservare e aumentare i consensi, mentre chi ha perso si interroga sul perché della sconfitta. Le riflessioni sono aperte in tutti gli schieramenti, perché se Meloni esulta per la tenuta di Fratelli d’Italia, non può non allungare lo sguardo per capire cosa accade in casa degli alleati di Forza Italia e Lega, che combattono sul decimale battaglie di posizionamento politico.
Così come Schlein, nel centrosinistra, aspetta di capire quali le mosse di Conte dopo la débâcle del M5s, allungando le antenne per captare i segnali che arrivano dal centro, sponda Iv e Azione, delusi per non aver superato la soglia di sbarramento.
SEMPRE PIÙ ISOLATO NELLA LEGA MA MATTEO SALVINI VEDE ROSA
Per quanto riguarda il Carroccio, Salvini non ha una visione negativa del post voto, anzi ribadisce che il suo partito è cresciuto rispetto alle Politiche del 2022 e domani volerà a Bruxelles «per portare avanti l’idea di Europa nuova che ci avete chiesto votando centrodestra».
Esalta il recordman di preferenze, Roberto Vannacci, fa i complimenti a FdI e FI «cresciuti come è cresciuta la Lega», però «la nostra scelta è: mai alleanze con la sinistra e con i socialisti», riserva una stoccata al presidente francese: «Avete visto il voto in Francia, “bye bye Macron”? Sia in Francia che in Germania quelli che parlavano di guerra, volevano la guerra, sono stati puniti pesantemente dagli elettori».
In agenda, il segretario della Lega ha avuto incontri con Marine Le Pen e con gli alleati austriaci, olandesi, fiamminghi, portoghesi «cercando di costruire questa Ue diversa». Sta di fatto, però, che nel centrodestra le fibrillazioni ci sono e come. A partire proprio dalla Lega di Salvini.
SALVINI ISOLATO ALL’INTERNO DELLA LEGA
Mentre Giorgia fa un bagno di cerimoniale a Villa Egnazia il suo alleato/rivale Salvini vive ore difficilissime, ben peggio di quello che vuol far credere. L’arrivo dei dati veri sui voti in Lombardia (e, in parte, in Veneto) dove la Lega aveva percentuali vicine o superiorI al 40% e ora traballa intorno al 6, ha scatenato il tam tam interno per mandare a casa subito Matteo senza aspettare il Congresso di fine anno come vorrebbe lui. Si stanno facendo i conti e girano telefonate di fuoco: ormai il Capitano leghista è difeso solo da pochi intimi, Crippa e pochi altri. In pista a brevissimo scenderà Fedriga con l’appoggio dell’80% per cento del partito.
IL FRONTE EUROPEO
Intanto, a pochi giorni dal voto, il Parlamento europeo che verrà è tutt’altro che definito. C’è una corposa pattuglia, che le infografiche dell’Eurocamera definiscono “altri”, composta da delegazioni di partiti che cinque anni fa neanche esistevano. Sono 46 eurodeputati a cui vanno aggiunti i 45 non iscritti che fanno parte di liste nazionali che nella scorsa legislatura esistevano ma non facevano parte di alcun gruppo.
È su questo bacino che i Conservatori e Riformisti e il gruppo Identità e Democrazia puntano per rafforzarsi. Con un sogno: scalzare Renew come terzo gruppo più numeroso dell’Eurocamera. La forza sta nei numeri. E questo assioma vale soprattutto tra le mura di un Parlamento. Prima di lavorare davvero al gruppo unico, se mai ci sarà, Ecr e Id viaggiano su binari paralleli, in una sorta di corsa a chi avrà più seggi.
I leader sovranisti, ieri a Bruxelles, ne hanno parlato nel vertice che ha visto al tavolo, tra gli altri, Salvini e Le Pen. Si è parlato di nuovi ingressi, del posizionamento di Orbán, di fare pressione proprio su Ecr. Il gruppo è dominato dai 30 eurodeputati del Rassemblement National, che hanno controbilanciato la débâcle della Lega. L’esclusione di Afd, tuttavia, ha tolto a Id 16 eurodeputati.
I leader sovranisti hanno concordato che un eventuale rientro dei tedeschi sarà valutato solo dopo le elezioni in Francia. Certo, con l’ultradestra teutonica Id balzerebbe da 58 a 72 seggi, ai quali potrebbero aggiungersi altri neo-eletti: si va dai due iscritti ai nazionalisti romeni di Sos ai sei dei polacchi di Konfederacja.
LA PARTITA DI GIORGIA
Ecr, guidato da FdI e Giorgia Meloni, è già passato all’incasso. Ieri il gruppo ha accolto 4 nuovi eurodeputati, da Croazia, Lussemburgo, Cipro e Finlandia (in quest’ultimo caso il Partito dei finlandesi era già nella famiglia di Ecr, ma non aveva eletti). Presto si unirà anche un eletto della lettone Lista Unita. Il gruppo, al momento, è salito a 76 membri, tre in meno di Renew. I prossimi giorni diranno se nei Conservatori entrerà o meno Fidesz, il partito di Orbán. Per ora le possibilità sembrano ridotte al lumicino: il gruppo, sulla coabitazione con gli ungheresi, è diviso: la delegazione ceca ha già minacciato che, nel caso, busserà alle porte del Ppe.
E poi c’è da definire la mission politica del gruppo di Meloni, critico verso le politiche europee, ma su posizioni meno estremiste di Id. Il voto in Plenaria per la presidenza dell’Eurocamera e per il probabile bis di von der Leyen farà chiarezza. Con il rischio, tuttavia, che il gruppo si divida sul voto. Gli spagnoli di Vox e i polacchi del Pis hanno anticipato che Ursula non la voteranno.
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