Giuseppe Conte ed Elly Schlein
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QUANDO la mattina volge al termine, l’aula di Montecitorio decide di sospendere l’esame della proposta di legge dell’opposizione sul salario minimo, scatenando le proteste di Conte e Schlein. Sospiro di sollievo per Palazzo Chigi e dintorni, opposizione compatta, per una volta. O quasi, visto che anche Renzi si defila. E Calenda ha una posizione più sfumata. Ecco, la giornata alla Camera dei deputati inizia su queste note: «Siamo davanti alla fuga della maggioranza, che fugge davanti a un problema reale – attacca Elly Schlein, segretaria del Pd – Siamo aperti al dialogo. Non ai rinvii sine die. La maggioranza dice che della sofferenza della gente se ne frega». E ancora, sempre Schlein: «La Repubblica è fondata sul lavoro, non sullo sfruttamento».
SALARIO MINIMO: SCHLEIN ALL’ATTACCO
Il muro Pd-M5S prova a mettere in difficoltà l’Esecutivo: «Questa – insiste Schlein anticipando Conte – non è una semplice sospensiva ma una fuga della maggioranza di destra di fronte a un tema reale, come il salario minimo, che brucia sulla pelle dei cittadini che non si può coprire con le fake news. Messa di fronte a una proposta unitaria delle opposizioni fugge dalla realtà, però non si può fuggire, 3,5 milioni di lavoratori sono poveri anche se lavorano, la questione del salario è così enorme che non può essere sospesa, rinviata, la povertà non va in vacanza, non conosce pausa, e divide il Paese, ruba il futuro, deprime la crescita».
Dopo la Schlein prende la parola l’ex premier Conte che, prima di ogni cosa, annuncia il voto contrario del M5S alla richiesta di sospensiva sul salario minimo. «Ve lo diciamo già adesso: non vi presentate a ottobre con proposte dirette a spaccare la platea di lavoratori sottopagati».
SALARIO MINIMO: L’OFFENSIVA DI CONTE
Per Conte le aperture al dialogo di Meloni dei giorni scorsi «sono rimaste solo parole. Mentre aumentano mutui, benzina e carrello della spesa ci sono persone che lavorano dalla mattina alla sera per 4-5 euro lordi. Tajani ha detto che questa è una misura sovietica, ma dovrebbe sapere che in Europa 21 Paesi su 27 hanno adottato questa soluzione. Oggi sul salario minimo legale rimandate a dopo l’estate sperando che gli italiani dimentichino, ma il salario ricco è quello che avete riservato ai parlamentari e agli ex parlamentari. No al salario minimo, sì agli stipendi massimi per i politici? È così che interpretate il mandato conferito dagli elettori? Non ve lo permetteremo». Conte accusa Meloni di non aver letto «una riga della nostra proposta. Non vi ripresentate a ottobre con proposte furbe dirette a spaccare i lavoratori. Meloni ha dimostrato di non ricordare il significato del tricolore. Speriamo rilegga il principio dell’articolo 36 che garantisce al lavoratore un’esistenza libera e dignitosa. E ciò può avvenire con tre parole: “salario minimo, legale, subito”».
La seduta parlamentare scivola via con gli attacchi dell’opposizione. «La maggioranza ha scelto la strada di una fuga. Avete scelto di scappare. Ma non da noi, dall’opposizione, ma dalla realtà, dal Paese» sbotta Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e sinistra parlando della questione sospensiva sulla pdl dell’opposizione sul salario minimo. Un po’ più sfumata la posizione di Azione con Matteo Richetti: «La vostra richiesta di rinviare l’analisi della proposta sul salario minimo, come avete fatto con il Mes, con il voto ai fuorisede, la proponete direttamente a quel 20% di lavoratori più fragili, a quelle famiglie che subiscono un’inflazione reale quasi pari al 20%, a quei ragazzi che firmeranno contratti per 5 o 6 euro l’ora: dire loro che se ne parlerà più avanti senza specificare in quali termini significa commettere un grande sbaglio».
LA MAGGIORANZA E IL SALARIO MINIMO
In tutto questo la maggioranza non è stata certo a guardare. Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia rimanda la palla dall’altra parte del campo: «Conte e Schlein, al governo per anni, solo oggi dicono che va risolto il problema del lavoro povero, da loro lasciato irrisolto perché troppo preoccupati di tutelare il loro lavoro ricco, frutto delle poltrone che occupavano. Meglio tardi che mai. Non bastasse, hanno impiegato 240 giorni per mettersi d’accordo – tra lo scorso anno e quest’anno – sui contenuti della proposta da presentare. Dimenticandosi di includere 1.200.000 lavoratori domestici, relegati – nella proposta sul salario minimo dell’opposizione – a un provvedimento di natura regolamentare».
Eppure anche all’interno della coalizione che sostiene l’Esecutivo Meloni ci sono approcci diversi. Maurizio Lupi di Noi Moderati la mette così: «È dovere della maggioranza, dopo il dialogo con l’opposizione, arrivare alla soluzione di un problema. La minoranza propone l’adozione di un salario minimo per tutti i lavoratori, ma per noi della maggioranza questa non è la soluzione giusta, anche se per una parte della politica sembra che contro il salario povero ci sia solamente una soluzione». «Ecco perché – conclude Lupi -alle opposizioni dico: strumentalizzare questi temi non serve a nessuno, e per questo mettiamo al voto una sospensiva, non sine die ovviamente, e senza pregiudizi, per non interrompere il dialogo con un voto che impedirebbe anche alla maggioranza di trovare una soluzione». Insomma, se ne riparlerà dopo la lunga pausa estiva.
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