L'intervento in collegamento video della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al convegno di Fratelli d'Italia a Palazzo Lombardia
3 minuti per la letturaPER l’Italia «bisogna pensare in grande e rimuovere gli ostacoli». È il manifesto programmatico che Giorgia Meloni scandisce davanti alla platea amica di Fratelli d’Italia, nel corso di un evento in vista delle regionali in Lombardia. Tutto questo è funzionale all’inquilina di Palazzo Chigi per rilanciare l’azione di governo dopo le fibrillazioni per la vicenda del caro carburante. Seppur in video collegamento, l’inquilina di Palazzo Chigi tratteggia il percorso che ha davanti il governo nei prossimi cinque anni. «Ricordo quella frase attribuita a Garibaldi: qui o si fa l’Italia o si muore, la penso così».
Ed è vero che il contesto economico oggi è complesso, ammette. «Ma questo scenario carico di crisi non deve impedirci di guardare il futuro con ottimismo: dobbiamo passare dalla gestione della crisi a pensare in grande, avere il coraggio per il lungo periodo». Ecco perché, aggiunge, «non abbiamo tempo da perdere: vogliamo sbloccare le opere, eliminare i colli di bottiglia che affliggono anche la Lombardia e Milano vogliamo sostenere le aziende». Puntare alla crescita economica del Paese rimane l’obiettivo principale. «Lo spread è a 182, la Borsa è andata più che bene, la differenza la fa la serietà, la determinazione di questo governo che non ha padroni e non dobbiamo dire grazie a nessuno, rispondiamo solo al popolo italiano, senza compromessi necessari, senza lentezza con velocità, con una visione di fondo. la nostra priorità è la crescita».
E poi, va da sé, le riforme istituzionali. Con una priorità: il presidenzialismo. Dettaglio: non cita l’altra grande riforma cara alla Lega, ovvero l’autonomia differenziata. «La riforma in senso presidenziale dello Stato, rimane uno dei nostri grandi impegni. Consegnare all’Italia istituzioni più veloci, più stabili è un impegno preso con i cittadini e come tutti gli impegni presi intendiamo mantenerlo». Una riforma, quella in senso presidenziale, che Meloni vorrebbe provare a scrivere assieme all’opposizione: «Parleremo con tutti, cercheremo riforme il più possibile condivise ma sia chiaro: gli italiani ci hanno dato un mandato, e noi quel mandato intendiamo portarlo a termine. Dialogando, ma senza lasciare che atteggiamenti dilatori di altri ci impediscano di andare dove gli italiani ci hanno chiesto di arrivare. Noi vogliamo portare a casa i risultati, tutto il resto non ci interessa».
Una giornata, quella di ieri, in cui sembra abbassarsi la temperatura all’interno della maggioranza. «È arrivata la pace» scherza un berlusconiano. Dopo gli scontri fin troppo accesi sul caro carburante, il clima sembra essere tornato positivo. Matteo Salvini loda la premier: «Sto lavorando benissimo con Giorgia Meloni mi trovo benissimo in Consiglio dei ministri. Sono contento di ciò che siamo riusciti a dare in un momento di crisi economica. Sulla scuola abbiamo fatto vedere chi chiacchiera e chi fa». Una dichiarazione in scia con quella della capogruppo al Senato di Forza Italia, Licia Ronzulli: «La coalizione è salda e coesa». Tutto rientrato? Il messaggio che si vuole veicolare va in questa direzione. Non a caso salta il conclave della premier con i ministri e i capigruppo di Fd’I, annunciato qualche giorno fa, che ha fatto infuriare gli alleati. Dopodiché, raccontano che sotto traccia gli alleati continuano a battagliare, per cercare di massimizzare i consensi in vista delle regionali. Ragion per cui il ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, rilancia sull’autonomia differenziata e lo fa a Monza al fianco del candidato governatore Attilio Fontana: «Io porto avanti il processo dell’autonomia, non ci sono santi».
Sullo sfondo c’è il nodo Mes da risolvere. Un dossier divisivo, perché Fi e Lega hanno posizioni diametralmente opposta. Gli azzurri di Berlusconi fanno il tifo per la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Salvini non vuole accettare neppure il compromesso di ratifica per poi non usarlo. Ma il punto è che come sanno a Palazzo Chigi il Mes va ratificato. Altrimenti si rischia l’isolamento in Europa.
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