La Camera dei Deputati
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Dovrebbe essere un obbligo, per chi stila le leggi, chiarire cosa propone, invece di nascondersi dietro parole oscure, articoli e commi
CAMERA e Senato forniscono una esauriente ed esaustiva documentazione di tutto quello che si dice e si fa nelle Commissioni e nell’Assemblea, fino ai resoconti stenografici. Dato che il Parlamento è eletto dal popolo, il popolo ha diritto di sapere che cosa si combina nei palazzi del potere legislativo (per il potere esecutivo, ahimé, la documentazione non è esattamente allo stesso livello…).
PROROGA DEI SUPERBONUS
Il problema è che il famoso “popolo” capirebbe ben poco di quello che si dice e si fa. Le leggi spesso sono oscure. Guardiamo, per esempio, al disegno di legge S. 899 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n° 132, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali – Approvato dal Senato), ora all’esame della Camera (A. C. 1551). Una nutrita pattuglia pentastellata (Agostino Santillo, Emiliano Fenu, Ilaria Fontana, Emma Pavanelli, Enrica Alifano, Chiara Appendino, Enrico Cappelletti, Patty L’Abbate, Giorgio Lovecchio, Daniela Morfino, Angela Raffa, Alessandra Todde, Daniela Torto) si preoccupa dei famosi superbonus edilizi (fiori agli occhielli dei Cinque Stelle) e ne perora un proseguimento per i lavori iniziati ma non conclusi a fine anno. Giustamente, la pattuglia si rende conto che il proseguimento costa, e ne propone il finanziamento con le norme riportate di seguito.
LE LEGGI (OSCURE) PROPOSTE PER IL FINANZIAMENTO
1) Per gli interventi effettuati su unità immobiliari ubicate nei territori indicati nell’allegato 1 al decreto-legge 1 giugno 2023, n° 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2023, n° 100, la detrazione del 110 per cento di cui all’articolo 119, comma 8-bis, secondo periodo, del decreto-legge 19 maggio 2020, n° 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n° 77, è estesa alle spese sostenute fino al 31 marzo 2024. Per gli interventi effettuati su unità ubicate nei territori indicati al periodo precedente dai soggetti che applicano la disposizione di cui all’articolo 1, comma 894, della legge 29 dicembre 2022, n° 197, la detrazione del 110 per cento è estesa alle spese sostenute fino al 31 marzo 2024.
2) Agli oneri derivanti dal comma 1, pari a 60 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025, 2026, 2027 e 2028, si provvede ai sensi dei successivi commi 3 e 4.
3) All’articolo 1, comma 41, della legge 30 dicembre 2018, n° 145, le parole: «3 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «15 per cento».
4) All’articolo 1, comma 491, della legge 24 dicembre 2012, n° 228 sono apportate le seguenti modificazioni: a) le parole: «0,2 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «0,4 per cento»; b) le parole: «L’imposta non si applica qualora il trasferimento della proprietà avvenga per successione o donazione» sono soppresse; c) le parole: «L’aliquota dell’imposta è ridotta alla metà per i trasferimenti che avvengono in mercati regolamentati e sistemi multilaterali di negoziazione» sono soppresse. 5) Le disposizioni di cui ai commi 3 e 4 si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2024.
LEGGI OSCURE E OBBLIGO DELLA TRASPARENZA
Il comma 3 dice che le parole «3 per cento» sono da sostituire con un «15 per cento». Al che il popolo non capisce. O, meglio, capirebbe se andasse a guardare quella legge di cinque anni fa, e compulsasse il comma 41 dell’articolo 1. Stessa cosa per il comma 491 (!) dell’articolo 1 di una legge di dodici anni fa: dove lo «0,2 per cento» deve essere rimpiazzato da uno «0,4 per cento».
Due considerazioni. Un mio amico australiano lavora per una non-profit che si occupa di “tradurre”, a beneficio di cittadini in qualche modo disabili, molte leggi e regole e regolamenti e istruzioni di origine governativa, spesso scritti in un burocratese poco comprensibile (oscure, appunto, ma la burocrazia è eguale dappertutto, e il mio amico dice che talvolta anche lui fa fatica a capire). Ma nel nostro caso, sopra riportato, la “traduzione” è un obbligo di trasparenza. Ci vorrebbe poco, per gli estensori della proposta emendativa, a premettere una succinta spiega, dicendo che il 15% (in aumento dal 3%) si riferisce (siamo andati a vedere) a un’imposta sui ricavi (non gli utili) per servizi digitali delle grandi piattaforme dei social (Facebook, Apple, Google…) che ricavano utili dalla pubblicità ma non pagano le imposte in Italia, dirottando la residenza verso sedi a bassa tassazione.
LA MINUZIOSITÀ INDIRIZZATA MALE
Una norma del genere era più che giustificata, anche se un 15% dei ricavi (ripeto, non degli utili) sembra esagerata. Ma il problema, qui, non è il merito della norma, ma l’oscurità del riferimento legislativo. Così come del successivo «0,2 per cento»/«0,4 per cento», che si riferisce a una tassa su trasferimenti di azioni et similia. Dovrebbe essere un obbligo, per chi stila leggi ed emendamenti, mettere in chiaro che cosa propone, in vece di nascondersi dietro parole oscure, convoluti riferimenti ad articoli e commi d’antan.
Seconda osservazione. È quasi commovente vedere l’accanito impegno, la minuta e certosina pazienza con cui i proponenti sono andati a cercare, nella sterminata produzione legislativa, dove si potesse far leva per tirar su un po’ di soldi con cui finanziare i propri desiderata. Vorremmo che lo stesso impegno, la stessa minuta e certosina pazienza fossero messi dai parlamentari per andare a cercare e proporre di abolire tante norme, tanti lacci e lacciuoli che irretiscono i cittadini e le imprese, e che ritardano la spesa per investimenti pubblici e privati.
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