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Autonomia differenziata in salsa leghista: le opere sono al Nord, i costi al Sud. Il blitz per scaricare le perdite della Brebemi e delle Pedemontane Veneta e Lombarda sui contribuenti


L’ultimo tentativo è stato sventato in extremis: un codicillo infilato all’ultimo momento nel disegno di legge sulla concorrenza, un provvedimento collegato al Pnrr e che deve essere approvato entro il 31 dicembre per non perdere la dote di Bruxelles. Poche righe, in uno degli articoli del primo capitolo, quello dedicato alle concessioni autostradali, nel quale si stabiliva la possibilità, entro 60 giorni, di trasferire al ministero delle Infrastrutture, guidato dal leader della Lega, Matteo Salvini, “di trasferire al dicastero le tratte autostradali a pedaggio per le quali lo Stato non aveva la funzione di concedente”. Detta così la norma potrebbe anche essere innocua.

LE OPERE AL NORD E I COSTI AL SUD

In realtà, guardando meglio le carte, si scopre che le tratte stradali con questa caratteristica sono in sostanza tre, e tutte al Nord, nel sistema infrastrutturale del Lombardo-Veneto. Ma non basta. Perché l’altra caratteristica che unisce le autostrade sono i conti, tutti fortemente in rosso. Difficoltà finanziarie che, in assenza di un intervento pubblico, finirebbero per pesare proprio sulle casse delle due Regioni coinvolte, la Lombardia e il Veneto. Del resto, si dirà, uno degli obiettivi dell’autonomia differenziata è proprio quello di affidare ai Governatori importanti settori oggi gestiti direttamente a Roma. Ma è difficile mettere insieme la foga “decentralizzatrice” con i bilanci in rosso. Così, i presidenti delle due regioni hanno chiesto aiuto al ministro della Lega, Matteo Salvini, per cercare di sanare la situazione. Scaricando i costi (ma non la proprietà) su tutti i contribuenti, meridionali compresi.

“Fontana e Zaia – spiega Rossella Solombrino, presidente del Movimento Equità Territoriale – vogliono scaricare sulle spalle di tutti gli italiani deficit di infrastrutture costosissime e inutili del Nord italia, mentre al Sud le infrastrutture necessarie sono solo un miraggio”.
Per ora il blitz è stato stoppato dalle polemiche, ma l’iter della legge è ancora lungo e, soprattutto, c’è sempre il rischio che spunti un emendamento. Del resto, qualcuno dovrà pure mettere mano al portafoglio. E se non c’è lo Stato tocca alle Regioni. Per questo, l’associazione meridionalista, ha già fatto partire una petizione per opporsi ”ai tentativi delle regioni autonomiste di coprire gli sprechi e la cattiva gestione degli amministratori settentrionali con i fondi di tutti, quindi anche dei meridionali mentre dall’altro lato, questi stessi amministratori, richiedono più autonomia con lo scopo di sottrarre ancora più fondi alle altre regioni e continuare a coprire i loro sprechi”, aggiunge il segretario del Met ed ex sindaco di Termoli, Vincenzo Greco.

LE PERDITE DELLA BREBEMI E DELLA PEDEMONTANA

La posta in gioco, del resto, è alta. Il record delle perdite spetta di diritto alla Brebemi, la Brescia-Bergamo-Milano, 62 chilometri costati circa 1,7 miliardi di euro e finanziati da Intesa San Paolo, Cdp e Bei. Il problema è che sull’autostrada passano pochi mezzi, soprattutto a causa dei pedaggi quasi doppi rispetto alla più economica A4, che scorre quasi in parallelo. Risultato: perdite per oltre mezzo miliardo in dieci anni di servizio e 2,2 miliardi di debito. Così Intesa ha lasciato la mano agli spagnoli di Aleatica. Nel frattempo la Brebemi ha incassato contributi pubblici per circa 360 milioni di euro.

Altro buco nero è quello della Pedemontana Veneta, costata circa 12 miliardi di euro, più o meno quello che è previsto per il Ponte sullo Stretto. “Solo che invece di collegare il paese permettendo al sud di rilanciare la sua economia e l’occupazione con l’alta velocità, con porti commerciali e tutto quello che ne consegue – attacca Solombrino – rappresenta solo l’ennesima opera inutile e deserta del nord . Anche in questo caso abbiamo a bilancio perdite pari a circa 113 milioni”.
Il cerchio si chiude con la Pedemontana lombarda, ancora incompleta e come tutte le altre in perdita, in questo caso per 106 milioni. In più, l’autostrada contende all’A35 il poco invidiato primato di infrastruttura più costosa d’Italia.

L’AUTONOMIA IN SALSA LEGA: LE OPERE AL NORD E I COSTI AL SUD

“Ecco come viene fuori il vero intento della lega e di una politica nord centrica, quando si tratta di pagare i debiti del nord, “prima il nord” e “l’orgoglio padano” non valgono più ma si cede l’onere a quelli che vengono dopo il nord, gli altri italiani – concludono i vertici del Movimento Equità Territoriale – A questi stessi italiani gli stiamo però nel contempo dicendo che devono rinunciare al diritto di curarsi, all’istruzione die loro figli e a tanti diritti essenziali in nome proprio di quella finta efficienza settentrionale, solo per continuare a vederli ancora più poveri ed emigrati”.


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