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La barriera salva Venezia del Mose

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POCHI giorni fa, in particolare il 30 maggio scorso, sulla pagina 20 de “Il Sole 24 Ore”, abbiamo potuto leggere un comunicato molto “freddo” e sintetico sul “Modello Sperimentale Elettromeccanico.” (Mo.S.E.); un comunicato che, a mio avviso, insieme ad altri tre casi intendo stigmatizzare perché da essi emerge un tipico approccio inconcepibile di alcuni schieramenti politici ed ideologici del nostro Paese, un approccio da cui emerge un vero paradosso: prima l’odio, la condanna, la inutilità di una proposta e poi dopo molti anni il riconoscimento entusiasta di quanto, in modo lungimirante, si era proposto e realizzato. I quattro casi che intendo affrontare sono il Mo.S.E., i 1000 Km di ferrovia ad alta velocità, il nuovo tunnel ferroviario Torino – Lione e il Ponte sullo Stretto di Messina. Come dicevo all’inizio cominciamo con quanto letto sul Mo.S.E.:

MOSE, CORTE DEI CONTI: HA PROTETTO VENEZIA PIÙ VOLTE

Nonostante le difficoltà tecniche, gli ingenti sborsi economici e le vicende giudiziarie, il Mose – sebbene un’operatività provvisoria – sembra aver assolto alla sua funzione di proteggere Venezia dalle acque. A dirlo è la Corte dei Conti che ha condotto un’analisi sulle attività svolte dal Ministero delle Infrastrutture nell’ambito del sistema Mose, con riferimento allo stato di avanzamento, alla gestione delle attività di controllo della fase attuativa, ai procedimenti amministrativi e ai finanziamenti riferiti al quadriennio 2018 – 2021.

Nel documento che ha riguardato anche il completamento del cosiddetto “Piano Europa”, il progetto di decarbonizzazione del Mose e l’intervento per la difesa dalle acque della basilica di San Marco, oltre a rilevare il progressivo ridimensionamento delle passate criticità, la Corte dei Conti ha invitato il Ministero a proseguire la collaborazione istituzionale con i soggetti coinvolti nelle attività di completamento del Mose, la cui realizzazione oggi ha raggiunto circa il 95%. La Corte ha inoltre chiesto di vigilare sull’effettivo rispetto del cronoprogramma dei lavori, nonché di mantenere l’impianto in perfette condizioni operative per la consegna al futuro organismo di gestione, auspicando l’adozione di un adeguato impianto fotovoltaico per l’ecosostenibilità del sistema delle dighe. Io che ho vissuto la intera esperienza relativa la Mo.S.E., nel mio ruolo di Responsabile della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 2008 al 2014, non posso che apprezzare una simile dichiarazione soprattutto quando viene riconosciuto un risultato, a mio avviso, encomiabile e cioè che “il Mo.S.E. ha protetto più volte Venezia”. È importante quel “più volte”, a me sarebbe bastato “una sola volta” per apprezzare e motivare un’opera che ha trovato sempre schieramenti contrari e critici, soprattutto, per il costo dell’intero impianto; atteggiamenti critici anche da parte della stessa Corte dei Conti.

Il secondo tema in cui si è vissuto in modo più evidente un atteggiamento schizofrenico è stato quello relativo alla realizzazione del sistema ferroviario ad alta velocità; anche in questo caso ho seguito direttamente la fase di avvio progettuale e di affidamento delle opere dal 1991 al 1998 come Amministratore Delegato della Società per Azioni Treno Alta Velocità e non è stato facile far approvare i 1000 chilometri di nuovi assi ferroviari nelle varie Conferenze dei Servizi tra l’altro sottoposte al vincolo della unanimità; gli schieramenti delle varie correnti politiche di sinistra non hanno sempre, in quella fase di avvio concreto dei lavori, ritenuto l’opera utile, hanno ritenuto la scelta completamente lontana da un concreto ritorno in termini di convenienza socio economica. Oggi la offerta ferroviaria ad alta velocità viene ritenuta da tutti, insisto da tutti, una scelta fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese, e cosa davvero assurda, tutti ribadiscono, ripeto ancora tutti, che tale scelta era stata sempre condivisa. Addirittura gli stessi pseudo ambientalisti ritengono che tale scelta ha tolto dalla strada un numero rilevante di auto.

Il terzo tema è quello legato al nuovo tunnel ferroviario ad alta velocità Torino – Lione; un progetto intanto voluto dall’intera Unione Europea in quanto segmento chiave del Corridoio Trans European Network (TEN) Algesiraz – Kiev e che ha sempre visto la Francia e l’Italia convinti nella concreta realizzazione dell’opera. Tutti conosciamo, proprio su questo progetto, il comportamento critico del Movimento 5 Stelle che, addirittura, aveva deciso, con apposito atto formale, dell’allora Presidente Conte di annullare l’intero intervento. Ricordiamo anche che fortunatamente ciò non avvenne perché l’allora Presidente Conte ed il suo schieramento avevano dimenticato che la volontà di realizzare l’opera era stata sancita da una Legge del nostro Parlamento e quindi si evitò di dare corso ad una folle ed irresponsabile decisione. Ebbene, pochi giorni fa di fronte ad un parere di un Organismo preposto a produrre consigli al Governo francese sulle scelte strategiche da cui si metteva in evidenza la possibilità di ritardare il completamento dell’opera, sia il nostro Paese che la stessa Unione Europea immediatamente ha reagito pesantemente e subito il Governo francese ha dichiarato che non vi era alcuna volontà di ritardare un’opera chiave per la Francia e per la Unione Europea.

Il quarto tema è forse quello che passerà nella storia come quello più ricco di altalene comportamentali, il più ricco di blocchi contrapposti che, nella forza divisiva della proposta, rendevano possibile il rafforzamento di schieramenti addirittura politici; mi riferisco alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Stranamente dopo le decisioni assunte da due ex Ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti come Paola De Micheli e Enrico Giovannini, dopo che addirittura quest’ultimo aveva dato mandato di approfondire una soluzione dell’attraversamento stabile considerando anche la “ipotesi zero”; dopo che per anni sempre il mondo dei cosiddetti ambientalisti e lo stesso PD ed il Movimento 5 Stelle avevano ritenuto l’opera solo un regalo al mondo della malavita organizzata, ebbene dopo tutti questi inconcepibili schieramenti più volte non capiti dalla stessa Unione Europea (il Commissario Van Miert più volte aveva ricordato che l’Unione Europea aveva costruito un viadotto in mare lungo 21 chilometri per collegare Malmoo a Copenaghen, pe collegare la Danimarca con la Svezia Paesi rispettivamente con soli 5 milioni di abitanti) ebbene dopo tanti schieramenti, ripeto inconcepibili, da sette mesi l’attuale Governo ha praticamente, con un Decreto Legge, spento finalmente questi inutili ed immotivati schieramenti contrari all’opera. Anche in questo caso prepariamoci, come avvenuto per gli esempi descritti prima, nell’assistere fra cinque – sette anni ad un diffuso apprezzamento per l’opera, ad una diffusa conferma del pieno supporto, nel tempo, alla realizzazione dell’opera, sì anche da parte di quel che è rimasto dello stesso Partito Democratico.


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