Pietro Lunardi, ex ministro delle Infrastrutture, insieme a Berlusconi da Vespa a parlare del Ponte sullo Stretto nel 2002
1 minuto per la letturaBOLOGNA – «Spero proprio di sì», di vedere realizzato il ponte sullo Stretto di Messina, ma «sarà comunque troppo tardi. Stiamo gettando un mucchio di soldi, continuando a perdere tempo. È tutta colpa delle carenze culturali degli ultimi governi. Personalmente, ho fiducia in Draghi, che stimo molto, anche per il suo pragmatismo».
Lo dice Pietro Lunardi, ex ministro delle Infrastrutture, intervistato dal direttore della “Gazzetta di Parma”, Claudio Rinaldi.
«Abbiamo perso anche troppo tempo, è ora di partire», sottolinea Lunardi, per il quale l’opera riveste un’importanza strategica per la «continuità territoriale» tra Calabria e Sicilia e sarebbe una occasione di rilancio per il Sud.
Lunardi ripercorre la storia dell’opera, dai progetti ai cantieri aperti e poi chiusi. Ricorda quando nel 2006 Romano Prodi bloccò tutto, «chiuse immediatamente il cantiere. Fu una scelta scellerata, che ancora oggi mi stupisce».
Poi altri semafori verdi e nuovi “stop and go”. Per Lunardi col progetto esistente occorrerebbero «quattro, cinque» anni «al massimo» per finire i lavori, per un costo di «sei miliardi e mezzo», meno dell’investimento «per la linea dell’Alta velocità Napoli-Bari» o per «la Salerno-Reggio Calabria».
«Eurolink – il consorzio guidato da Salini che vinse la gara internazionale d’appalto – è pronto a costruire il ponte a proprie spese, in cambio della concessione».
«Mi sembra una proposta ragionevole e interessante. E spero che Draghi, da buon pragmatico, non se la faccia scappare».
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