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Giuliano Amato

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ROMA – Giuliano Amato è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Rimarrà in carica 8 mesi, quanti ne mancano alla fine del suo mandato di giudice. Subito dopo la nomina, come da tradizione, ha incontrato i giornalisti in una conferenza stampa nella quale ha trattato alcuni dei temi centrali del lavoro della Consulta, a cominciare dalla collaborazione tra Corte e Parlamento, che “diventa fattore essenziale, tanto più nel caso di conflitti sui valori”, come sicurezza, libertà, famiglia e genere.

Amato ha evidenziato che compito dei giudici è “indicare una delle soluzioni possibili”, e ha ricordato i casi affrontati in tempi recenti, come quello del cognome dei figli, dell’ergastolo ostativo e del suicidio assistito, poi ha aggiunto: “Saremmo più contenti se si trovassero soluzioni in Parlamento”.

Per quanto riguarda l’ipotesi di elezione diretta del capo dello Stato, di cui tanto di parla, Amato è stato netto: “Non può essere vista come qualcosa che da sola si innesta nel sistema, lasciato così com’è. I sistemi costituzionali sono come orologi e non è detto che se cambi una rotella puoi aspettarti che l’orologio funzioni – ha chiarito – l’elezione diretta del presidente della Repubblica, presenta diversi benefici, tra i quali il fatto che avvenga in un giorno, ma non puoi prenderla come tale e collocarla all’interno del sistema”.

Il “dottor Sottile” è nato a Torino il 13 maggio 1938 ed è stato nominato giudice costituzionale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 12 settembre 2013. Docente di Diritto costituzionale comparato, elemento di spicco del Psi della prima Repubblica, è stato due volte presidente del Consiglio e ministro del Tesoro, oltre che ministro dell’Interno.

Tra i nodi toccati nella conferenza stampa c’è stato quello del sovraffollamento delle carceri e sulla questione di genere ha detto: “Continuiamo a non essere pari, continuiamo a vedere la donna più dalla cintola in giù”. “Anche i giovani spesso trovano identità nella cultura machista – chiosa – noi maschi abbiamo di che vergognarci e questo è un problema: non chiediamo al Parlamento di risolvere qualcosa che è dentro di noi”.

Come primo atto da presidente ha nominato vicepresidenti i giudici Silvana Sciarra, Daria de Pretis e Nicolò Zanon, tra i quali, a settembre, sarà scelto il suo successore. E sui prossimi mesi di lavoro ha detto: “Il tempo passa così velocemente alla Corte. L’augurio è che rimanga sempre così coinvolgente e che io, in un baleno, a fine settembre, andrò in pensione – conclude – l’età di 84 anni, anche considerati i nuovi tempi, è ragionevole per andare in pensione. Fino ad allora, mi troverete qui”.


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