Friedrich Merz
5 minuti per la letturaBerlino vota la fine dell’Austerity: la Germania cambia la legge che imponeva un freno alla crescita del debito pubblico. L’obiettivo è di dare una spinta anche al Pil
Oggi nella camera bassa del parlamento tedesco, il Bundestag, potrebbe aprirsi una nuova pagina di storia economica per la Germania e potrebbero porsi le prime basi su cui poggerà il probabile prossimo governo di Berlino. In giornata, infatti, i parlamentari tedeschi saranno chiamati a votare la tanto discussa legge sulla modifica del sistema di freno del debito pubblico del Paese che impedisce alla Germania d’indebitarsi oltre una piccola soglia del Prodotto Interno Lordo.
La legge, redatta dal blocco di centro-destra dell’Unione cristiano-democratica e dell’Unione cristiano-sociale (CDU/CSU) e dal partito socialdemocratico di centro-sinistra (SPD), mira a superare questo meccanismo per permettere al Paese di lanciare un vastissimo piano di investimenti da circa 1000 miliardi di euro in vari settori, tra cui spiccano per importanza quello della Difesa e quello delle infrastrutture.
Per arrivare a quelle cifre, però, la Germania dovrà indebitarsi ben più di quanto tradizionalmente non abbia gradito fare in passato. Proprio per questo nel loro progetto di riforma CDU/CSU e SPD hanno proposto di esentare i finanziamenti per la Difesa e le spese per questo settore che superano l’1 per cento del Prodotto Interno Lordo del Paese dal meccanismo di freno al debito, che al momento blocca il deficit strutturale a un massimo dello 0,35% del Pil.
Una riforma che avrebbe per la Germania un peso ed una portata decisamente storica.
Tuttavia, per ottenere la maggioranza in parlamento e far approvare la legge la probabile prossima coalizione di governo ha bisogno di due votanti su tre e dunque del supporto, e dei voti, delle altre forze politiche tedesche.
Vista l’ostilità della destra filorussa e della sinistra contraria al riarmo per il futuro governo di Berlino l’unica strada da battere resta quella della terza forza politica del Paese, vale a dire i Grüne. Sulla carta, non si tratta di un compito difficile per la CDU e l’SPD visto che anche i Verdi criticano da tempo il meccanismo e ne chiedono una riforma. Al contrario della coalizione di Merz, però, per i Verdi le priorità restano la transizione ecologica e il cambiamento climatico e proprio su questo punto, negli ultimi giorni, c’è stata battaglia tra i promotori della riforma e il loro vecchio alleato di governo.
I temi ambientali, infatti, non erano secondo i Grüne adeguatamente affrontati dal progetto attualmente sul tavolo, o comunque non erano affrontati come sperava e richiedeva il partito. Proprio per convincere i Verdi lo stesso Merz, giovedì scorso, ha speso cospicue energie davanti al parlamento perorando la causa dei sostenitori della riforma e la necessità di questa manovra. «Considerata la situazione della sicurezza in Europa, che ormai è davvero preoccupante sotto ogni aspetto, queste proposte di modifica della Costituzione non possono più essere rinviate», ha dichiarato Merz al Bundestag rivolgendosi, prevalentemente, proprio ai Grüne.
Pur di portare il partito di Felix Banaszak e Franziska Brantner dalla sua parte il leader della CDU ha dovuto faticare notevolmente ma dopo estese e complesse negoziazioni sembra che Merz sia riuscito nell’intento sul finire della scorsa settimana. Il prezzo pagato dal probabile prossimo Cancelliere per ottenere il sostegno dei Verdi è stato il dirottamento del 10% dei fondi per le infrastrutture, pari a circa 50 miliardi di euro, in progetti legati alle rinnovabili e alla rivoluzione green. Con il supporto dei Grüne la proposta dovrebbe avere, almeno sulla carta, i voti necessari per l’approvazione.
Nonostante si parli da più di una settimana di investimenti pubblici considerevoli e del rilancio dell’economia del Paese, comunque, la situazione interna della Germania resta incerta. A tal proposito, lunedì il think tank tedesco “Ifo Institute”, di Monaco di Baviera, ha rivisto le sue previsioni riguardanti la crescita del Pil tedesco, il quale sarebbe passato da un tasso di crescita stimato del +0.4%, nell’ultima previsione di gennaio, ad un più modesto +0.2%.
Per giustificare questa contrazione Timo Wollmershäuser, responsabile delle analisi e delle previsioni economiche dell’Istituto, ha dichiarato che «nonostante la ripresa del potere d’acquisto, il sentiment dei consumatori resta debole e anche le aziende sono restie a investire».
Proprio a causa dell’apparente crisi delle aziende tedesche, e specialmente di quelle legate all’automotive, nelle ultime settimane si sta facendo strada un piano tanto rivoluzionario quanto potenzialmente foriero di un drastico cambiamento industriale per il Paese.
Nell’ottica della generale corsa al riarmo europeo, infatti, la Rheinmetall sembra stia considerando l’ipotesi di rilevare dalla Volkswagen, ormai in difficoltà da diverso tempo, lo stabilimento industriale di Osnabrück.
L’idea dell’azienda di armamenti sarebbe quella di riconvertire le infrastrutture di quello stabile per permettere la produzione di armi e sistemi per la difesa, una manovra che permetterebbe tanto di salvare eventuali posti di lavoro quanto d’incrementare la produzione di sistemi d’arma nel Paese. Un’opzione che, qualora si verificasse, risulterebbe in una duplice vittoria per Berlino e per le sue speranze di riarmo e di ripresa economica. E vista la crisi generale del settore, ormai schiacciato dalla concorrenza dei giganti asiatici, non è detto che questo modello, qualora funzionante, non venga replicato altrove e con altre aziende.
Con la riforma al voto al Bundestag, del resto, i finanziamenti per il settore produttivo della Difesa aumenteranno a dismisura e raggiungeranno vette precedentemente insospettabili.
Non solo a livello geopolitico, dunque, ma anche e soprattutto a livello economico e militare la riforma proposta da Merz e dai suoi è ora più importante che mai. Le votazioni al Bundestag di oggi, in sostanza, potrebbero decidere la rinascita della Germania come potenza di primo piano sia per quanto concerne l’industria sia sotto il punto di vista delle capacità militari. Un investimento come quello previsto da Merz, dopo tutto, non potrà che avere un impatto notevole e di lungo periodo sul Paese e sulle sue capacità, tanto industriali quanto più prettamente strategiche.
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