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Rearm Europe e sostegno all’Ucraina, votano in ordine sparso i partiti di Roma: sì da Fi e Fdi al piano ue di riarmo FdI però si astiene sull’Ucraina. No da Lega, M5s e Avs


Divisioni e confusione, questo è il risultato – su entrambi i versanti dello schieramento politico – del voto di ieri al Parlamento Europeo, in una giornata altrimenti all’insegna dell’unità continentale. L’Eurocamera ha infatti approvato due risoluzioni – una riguardante le proposte della Commissione Europea sulla Difesa, l’altra sull’Ucraina – che hanno seminato scompiglio tra i ranghi dei partiti italiani.

Iniziamo dalla prima: con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti infatti, gli europarlamentari hanno approvato una risoluzione che «accoglie con favore il piano ReArm Europe» presentato dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Layen e ne sottoscrive il Libro bianco della Difesa europea, che incoraggia i paesi membri a potenziare il proprio impegno per la sicurezza del Vecchio continente.

Si trattava di una risoluzione non vincolante, dal momento che la stessa von der Layen – data l’urgenza dettata dalla drammatica congiuntura storica – aveva adottato una procedura accelerata per il ReArm Europe evitando il voto parlamentare diretto, ma il significato politico del gesto non ne è uscito per questo sminuito. Il Parlamento Europeo non solo infatti ha evitato di sconfessare l’indirizzo voluto dalla Presidente, ma ne anzi rafforzato il profilo: la risoluzione infatti ha incassato 18 voti in più rispetto ai 401 ottenuti dalla stessa von der Layen al momento della sua rielezione nel luglio 2024, mentre anche i contrari sono stati sensibilmente di meno.

IL CONSENSO TRASVERSALE SUL PIANO UE SUL RIARMO

Un risultato frutto dunque di un consenso costruito trasversalmente, sui la Presidente ha lavorato duramente così come ha operato per ricomporre le sensibilità diverse tra i vari Stati membri. In particolare, von der Layen ha potuto senza dubbio contare sulla spinta decisiva del Cancelliere in pectore tedesco Friedrich Merz, che non solo appartiene allo stesso partito della Presidente – l’Unione Cristiano-Democratica tedesca, parte della grande famiglia politica del Partito Popolare Europeo – ma incarna anche quella svolta politica che ha spinto Berlino a trovare un’intesa con Parigi sulla Difesa europea.

Ma ecco che in questo quadro di idilliaca unità è irrotto un caso, che – per ragioni diverse – abbraccia l’intero spettro politico tanto da potersi delineare come un “caso italiano”. A tenere uniti è soprattutto il versante domestico, dove serpeggia lo scetticismo di larghi strati dell’elettorato nei confronti dei piani di riarmo della von der Layen. Proprio per cercare di ovviare a questo problema di immagine, gli eurodeputati di Fratelli d’Italia avevano presentato un emendamento per chiedere la modifica del nome del piano in Defend Europe, ritenuto più potabile per un pubblico generalmente anti-militarista come quello italiano.

La proposta però è stata bocciata a larghissima maggioranza dall’Eurocamera. Complessivamente quindi, la reazione italiana è stata dunque negativa. Il voto contrario era già stato anticipato per quanto riguarda le delegazioni del Movimento 5 Stelle, che a Strasburgo siede nel gruppo della Sinistra europea, e della Lega, che invece appartiene al gruppo dei Patrioti europei.

IL VOTO ITALIANO NELL’OTTICA EUROPEA

In entrambe i casi, il loro voto ha rispecchiato l’orientamento delle loro famiglie europee, nonché una consolidata postura critica nei confronti della gestione del conflitto russo-ucraino. Analogo discorso per l’Alleanza Verdi Sinistra. In quest’ultimo, il voto contrario dei Verdi italiani ha rappresentato un’autentica mosca bianca, dato il forte sostegno che – su spinta soprattutto dei colleghi tedeschi – il gruppo verde ha dato fin dal primo momento alla causa ucraina.

Il Partito Democratico si è invece spaccato, con 11 astenuti e 10 favorevoli, evidenziando così le divisioni tra la segretaria del partito Elly Schlein e una parte consistente del suo gruppo dirigente. La leader Dem aveva infatti definito la proposta von der Layen «un piano che va nella direzione sbagliata» ma aveva infine indicato l’astensione come linea da tenere nella speranza di mantenere il gruppo parlamentare compatto. Missione fallita, visto che almeno metà degli europarlamentari democratici hanno optato per votare a favore seguendo invece le indicazioni dell’ex Commissario Europeo Paolo Gentiloni, che aveva parlato – quasi in controcanto rispetto alla segretaria – «un primo passo» che va «nella direzione giusta». Un indirizzo condiviso a stragrande maggioranza dalla galassia dei socialisti europei, la famiglia continentale a cui appartiene il PD.

IL SÌ AL PIANO DI RIARMO DI FORZA ITALIA E FRATELLI D’ITALIA

Parere favorevole invece è arrivato da parte di Forza Italia e Fratelli d’Italia, anche in questo caso in linea con i rispettivi partiti europei – il Partito Popolare Europeo e il Partito Conservatore Riformista Europeo. Nel caso del partito della premier Giorgia Meloni al momento di votare la seconda risoluzione si è tuttavia consumato un altro strappo che rischia di ingarbugliare ulteriormente la posizione italiana. Con 442 voti favorevoli, 98 contrari e 125 astenuti, il Parlamento Europeo ha infatti approvato una risoluzione che ribadisce il proprio sostegno «incrollabile» alla causa ucraina. Fratelli d’Italia ha tuttavia scelto di astenersi, rompendo così oltre tre anni di sostegno continuo e coerente a Kiev, ribadito dalla stessa Meloni in occasione del voto al Consiglio Europeo del 6 marzo scorso.

L’ASTENSIONE DI FRATELLI D’ITALIA SULLA RISOLUZIONE PRO UCRAINA

Secondo Nicola Procaccini, eurodeputato di Fdi e co-presidente del gruppo parlamentare dei conservatori europei, la risoluzione «non tiene conto delle novità delle scorse ore e finisce per scatenare odio verso gli Usa invece di aiutare l’Ucraina». Una giustificazione che sembra poco realistica, dal momento che il documento faceva esplicito riferimento agli ultimi sviluppi diplomatici, dichiarando che «accoglie con favore la dichiarazione congiunta dell’Ucraina e degli Stati Uniti a seguito del loro incontro nel Regno dell’Arabia Saudita dell’11 marzo 2025, che comprende la ripresa dell’assistenza militare e di intelligence da parte degli Stati Uniti, nonché una proposta per un accordo di cessate il fuoco di 30 giorni; ricorda che un cessate il fuoco può essere uno strumento efficace di sospensione delle ostilità solo se l’aggressore vi aderisce pienamente; si aspetta pertanto che la Russia lo accetti e lo segua cessando tutti gli attacchi».

La mossa pare dunque essere più una conseguenza del desiderio di distinguere la propria posizione come paese filo-americana, in un frangente di apparente successo della diplomazia USA. Al netto però degli ondeggiamenti di Meloni, i partiti italiani – per ragioni diverse – sembrano rimanere ligi all’idea di marciare divisi per colpire uniti e in questo caso a essere l’obiettivo, non si sa quanto collaterale, è stata l’Ucraina.

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