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Il panico tra il pubblico dopo gli spari a Donald Trump

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L’attentato a Trump è un colpo alla democrazia, l’America scopre di essere fragile e lui diventa un martire; allarme per i democratici che hanno una sola possibilità: cambiare il loro candidato


Donald Trump, il politico più divisivo d’America, l’uomo dalla retorica più incendiaria, è diventato un martire. Era concretamente vicino alla rielezione alla Casa Bianca già prima dell’attentato alla sua vita. Ora lo è ancor di più. Unica possibilità per i democratici: cambiare candidato quanto prima possibile, un altro nome al posto di quello di Joe Biden, nuovo mazzo, nuova partita.

La conclusione di questo articolo è nelle righe che avete appena letto. Qualora, però, scovaste la voglia di andare avanti, cominciamo da questa altra storia.
La storia di Hannah Neeleman, 34 anni, otto figli. Vive in una fattoria dello Utah ed è rintracciabile ogni giorno su Instagram e su TikTok. La seguono milioni di persone. Un suo TikTok su come fare il formaggio in casa ha superato i 51 milioni di follower, tanti quanto l’87 per cento dei residenti in Italia.

DUE PARTITI IN CRISI

È l’eroina del movimento delle TradWives, le mogli tradizionaliste che spendono le loro giornate nella cura della casa e della famiglia. Il movimento esalta la femminilità modello anni Cinquanta, invita le donne a essere sottomesse al marito, ad aspirare ad avere una famiglia grande e una casa immacolata ed efficiente. Questa è tanta America che andrà al voto a novembre, che difficilmente voterebbe un democratico, ma certamente voterebbe un martire.

Trump ha già vinto, dunque? No, ma gli manca meno di prima. Questa svolta drammatica, (anzi tragica, perché l’assassino ha ucciso un padre di famiglia fra il pubblico) nella campagna elettorale mette comunque ancor più in risalto un suo elemento politico di fondo: la fase di estrema debolezza che stanno attraversando i due grandi partiti storici.

I repubblicani. Incapaci di trovare un’alternativa a un uomo che si proclama “antipolitico”, che naviga fra processi penali, che ha praticato da presidente molte linee d’azione opposte ad alcune storiche dei conservatori americani. Protezionista nel commercio con l’estero; incurante della spesa pubblica; atlantista scettico in politica estera; insofferente alle istituzioni.
I democratici. Incapaci di far intendere a Biden (non era facile, si deve ammettere) la necessità di evitare la ricandidatura, data non la valutazione della sua presidenza, ma la sua età.
Inadeguati, vittime dello scontro interno fra ultraradicali e ultramoderati, a costruire un profilo nuovo alternativo, pescando per tempo fra la classe dirigente nei diversi Stati o anche fra la società civile.

IL NODO DELLE ARMI E IL CLIMA DI ODIO

Adesso parte un altro film. Trump modera i toni, almeno per ora, poi vedremo. Biden sinceramente dichiara: «L’attentato a Trump impone a tutti un passo indietro». Frasi inevitabili, intenzioni lodevoli, non è chiaro quanto durature.
Donald Trump, frequentatore di pornostar e sotto processo per molestie sessuali declama: «Dio ha impedito che accadesse l’impensabile. Non avremo paura, resisteremo nella nostra fede, sprezzanti di fronte alla Malvagità».
Alcuni ultrà trumpiani danno la colpa al «clima d’odio instaurato dalle parole dei democratici».

In Italia, Flavia Perina (non esattamente una esponente no global) ricorda invece su La Stampa: «L’internazionale sovranista che da due decenni si batte per restituire cittadinanza alle parole dell’ hate-speech e ripristinare, in nome della libertà, il lessico del disprezzo omofobo o razzista, con la sua implicita carica di violenza».

Quali punti rimangono aperti e quale è la memoria da esercitare.
Da chiarire la dinamica dell’attentato, le falle della sicurezza, il profilo di questo ennesimo giovane con le mani sporche di sangue.
Armi: ricordiamo che ve ne sono in America molte di più dei suoi abitanti, circa 400 milioni fra pistole, fucili e via sparando; che negli Usa muoiono, vittime di armi da fuoco, oltre 30 persone al giorno, la metà di età compresa fra i 18 e i 35 anni, suicidi esclusi.

I PRECEDENTI ATTENTATI

Violenze e politica. Ad alcune ha fatto cenno Biden parlando alla tv dopo l’attentato. Molti candidati al Congresso hanno rinunciato a ricandidarsi, clima irrespirabile; minacce agli scrutatori nei seggi elettorali; tentativo di rapire una governatrice (Gretchen Whitmer del Michigan); l’attacco a martellate al marito di Nancy Pelosi, ex presidente democratica della Camera.

Gli attentati ai presidenti. Quelli recenti. JF Kennedy, naturalmente, nel 1963. Ronald Reagan nel 1981: storica la sua battuta (citazione da un film) alla moglie, «Cara, ho dimenticato di scansarmi». E poi, gravemente ferito, ai medici prima della sala operatoria: «Spero siate tutti repubblicani», disse togliendosi la maschera a ossigeno. «Signor Presidente, oggi siamo tutti repubblicani» rispose il capo chirurgo, un democratico.

Oggi rimane l’immagine iconica dell’attentato: Trump sanguinante che, circondato dalle guardie del corpo, urla alla folla, col pugno chiuso: «Combattete». Biden non ce l’avrebbe mai fatta.


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