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La premier Giorgia Meloni al Consiglio Ue con Scholz, Macron, Orban.

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Dal Pnrr al deficit, la premier Giorgia Meloni, pur non essendo nella maggioranza europea, ha beneficiato del metodo Ursula von der Leyen, ovvero: i leader si aiutano e non si mettono in difficoltà, anche a costo di compromessi


Dice Giorgia Meloni che farà di tutto per combattere l’Europa dei “tecnocrati” e dei “caminetti”. Quella che, in buona sostanza, ha deciso le nomine europee senza averla interpellata.
Lei, che rappresenta l’Italia, Paese fondatore e unica leader a essere uscita “vincitrice” o almeno “più forte” dalle urne europee tra i 27 capi di Stato. Dice questo la premier e declina la denuncia in vario modo minacciando conte improbabili in sede di Parlamento europeo.

La realtà, però, non è quella della “piccola fiammiferaia” (cit. Renzi). Se è vero che l’Unione europea era stata concepita per includere e tenere insieme, risolvere problemi ai singoli Stati e ai rispettivi leader e non certo crearne di nuovi, Ursula von der Leyen ha saputo interpretare al meglio questa filosofia, facendola prima diventare approccio e poi metodo.

IL SISTEMA INCLUSIVO DI VON DER LEYEN

Il “metodo Ursula”, ovvero fare il possibile per offrire ai governi ciò che vogliono, anche a costo di fare compromessi con gli interessi o le regole della Ue. E in cambio avere il necessario sostegno. Gli stessi Popolari parlano di lei come la protagonista di una vecchia pubblicità degli anni Ottanta che risolveva sempre tutto ed era sempre perfetta e rassicurante, della serie “ci penso io”.
Anche Giorgia Meloni, pur non essendo nella maggioranza, ha beneficiato molto, in questi due anni, del metodo von der Leyen, ovvero: i leader si aiutano e non si mettono in difficoltà.

Il Piano di ripresa e resilienza, per esempio, è utile per permettere a un capo di Stato e di governo di rivendicare successi in Europa e alla Commissione e soprattutto in casa. I 750 miliardi di euro di NextGenerationEu sono una montagna di soldi. Subito dopo le elezioni europee, la Commissione ha approvato diversi esborsi, dando giudizi positivi sulle riforme e gli investimenti realizzati.

GIORGIA MELONI E IL METODO URSULA: I PAGAMENTI DELLE RATE DEL PNRR

Il 12 giugno è stata approvata la quarta richiesta di pagamento della Spagna per 10 miliardi di euro e la quinta della Croazia per 821,7 milioni. Il 14 giugno è stato dato il via libera alla quarta richiesta di pagamento della Grecia per 2,3 miliardi. Il 24 giugno la Commissione ha sbloccato gli esborsi per Portogallo e Romania che erano stati congelati per non aver realizzato target e milestone (rispettivamente 714 milioni e 37,2 milioni).

L’Italia è in attesa del pagamento della quinta rata e del via libera alla sesta. E chissà se il via libera non arriverà proprio in queste ore. Lunedì Meloni e Fitto lo hanno annunciato. Roma chiama. Bruxelles non ha ancora risposto. Inutile dire che i ritardi o la sospensione dei pagamenti da parte della Commissione sono sempre imbarazzanti per i governi nazionali.
Interessante sapere anche che il 31 maggio la Commissione ha pubblicato le nuove linee guida sulle modalità di attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza. All’interno molta più flessibilità ai governi sulla spesa e assai meno controlli sull’uso dei fondi.

I BENEFICI DEL METODO URSULA PER GIORGIA MELONI: L’ELENCO DEI FAVORI FATTI ALL’ITALIA

Giorgia Meloni è tra i leader che hanno più beneficiato del metodo von der Leyen. Sul Pnrr e sul dossier immigrazione. La presidente della Commissione è volata a Tunisi per firmare il memorandum d’intesa sui migranti e ha dato la sua benedizione all’accordo dell’Italia con l’Albania sull’esternalizzazione delle procedure di asilo. Entrambi gli accordi sono stati contestati da altri Stati membri o da esperti giuridici.

Al vertice del G7 in Puglia di metà giugno c’è stata una fuga di notizie dalla Commissione sul via libera all’acquisizione di ITA da parte di Lufthansa. Nei cassetti di von der Leyen è rimasta chiusa una procedura di infrazione sulle concessioni balneari.
La raccomandazione fiscale per la procedura per deficit eccessivo, arrivata il 19 giugno, è stata rinviata a novembre.
La pubblicazione del rapporto annuale sullo Stato di diritto nella Ue con critiche sulla libertà di stampa è stata spostata dal 3 al 24 luglio. La settimana prima ci sarà il voto al Parlamento europeo per confermare la presidente della Commissione.

GIORGIA E IL METODO URSULA: L’IMMIGRAZIONE AL CENTRO DELLA DISCUSSIONE

Ancora ieri, nella tradizionale lettera inviata ai leader europei l’immigrazione è stato il tema centrale e la soluzione è, così sembra, il modello Albania: esternalizzare la gestione dei migranti. Von der Leyen ha risposto immediatamente “sì” alla richiesta del presidente cipriota, Nikos Christodoulidis, di un accordo con il Libano sui migranti.
La stessa Meloni, ieri, prima di accusare e lamentarsi per essere stata «esclusa dalla trattative per i top jobs», si è fatta vanto del fatto che «il nuovo paradigma per affrontare il nodo dei migranti illegali sarà al centro delle politiche europee dei prossimi cinque anni, come ha ben scritto nella sua lettera programmatica la presidente von der Leyen».

Un riconoscimento importante per una leader che due anni fa ancora parlava di «muri navali» e oggi deve spiegare perché non riesce a fermare i flussi. Anche Sanchez ha ottenuto la firma della Commissione su un accordo con la Mauritania sui migranti. E Macron ha preteso e ottenuto da von der Leyen di non firmare l’accordo commerciale con il Mercosur.
Do ut des, dicevano i latini. Anche Orban, del resto, ha ottenuto lo sblocco dei fondi europei congelati in cambio della sua non partecipazione al voto sui fondi europei all’Ucraina. Italia e Francia, se avete notato, non hanno avuto imbarazzi e polemiche interne quando il 19 giugno Bruxelles ha notificato la procedura d’infrazione. Se ne riparlerà in autunno.

UN MELODRAMMA DA STRUMENTALIZZARE

Sarà una lunga notte a Bruxelles. Il Consiglio è iniziato alle 15. In mattinata ci sono state le riunioni dei singoli partiti. Tajani ha fatto sentire la sua voce in difesa di Meloni: «Non può essere esclusa». L’elezione di von der Leyen sembra scontata, ma sarà l’ultimo punto della giornata.
«Spero che finisca tutto oggi, così che il 18 luglio possiamo procedere con la plenaria» dice Roberta Metsola, anche lei candidata per il bis. Intanto all’arrivo delle delegazioni vari leader europei e Popolari hanno chiesto che «Meloni sieda al tavolo».

Lo ha fatto persino Scholz: «La nostra è una proposta che ora andremo a discutere con i nostri buoni amici in Europa». Lo ha fatto il polacco Tusk – dicendo «non c’è Ue senza Italia e nessuna decisione senza la premier Meloni, è chiaro» – anche perché i nazionalisti del Pis, almeno una parte, potrebbero lasciare i Conservatori di Meloni per unirsi al nuovo gruppo nazionalista di Visegrad che ha in mente Orban. Con cui la premier continua il dialogo perché spaventare a destra è sempre utile.
Insomma, ci sono tutte le premesse perché anche questa situazione, opportunamente drammatizzata, diventi un successo. By Giorgia Meloni.


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